LE OPINIONI

IL COMMENTO La strage degli innocenti

di Michele Romano

Il crudele e spietato agire delle Mafie continua ad attraversare e ad insanguinare con atroce virulenza le strade, le piazze, le case della nostra penisola fino ad entrare nel polmone di una meravigliosa e pura creatura di 4 anni in una agorà di Napoli attigua a luoghi dove hanno sede importanti istituzioni come il Tribunale, il Consiglio Regionale della Campania, il Carcere. Ecco, davanti al succedersi, negli ultimi tempi, di tali tragici e terribili eventi, sentiamo, fortemente, dentro di noi, la percezione che nulla è cambiato, anzi si procede verso una estrema gravità, rispetto agli anni ’80 quando nella stupenda cattedrale di Palermo il Card. Pappalardo davanti ai corpi straziati del generale Della Chiesa, della sua compagna, della sua scorta pronunziò, in forma allegorica, con accorata ed intensa drammaticità la famosa frase di antica memoria: Mentre Roma discute Segunto è espugnata. E subito dopo, nella preghiera dei fedeli lo seguì lo straziante grido di dolore della moglie di uno dei poliziotti ucciso: Dove è lo Stato? Dove è lo Stato? Dove è lo Stato?

Possiamo dire, con amara consapevolezza che le due espressioni apocalittiche stanno in campo, nella quotidianità esistenziale, a dilaniare il corpo e l’anima della nostra collettività. Per di più, da una parte il Cardinale, dall’alto dei cieli, sta assistendo all’espugnazione mafiosa che ha superato, ampiamente, Segunto, per occupare tutta la penisola, dall’altra parte l’urlo angosciato e disperato indimenticabile della “Medea siciliana” si è trasformato in una perenne lampada di Diogene che dal cercare l’uomo del sapiente greco, vuole scoprire dove risiede lo Stato. Questa nostra raffigurazione nasce dalla constatazione che il procedere dei governanti, delle istituzioni, di tutta la realtà socio-politica, di masse immalinconite e rabbiose, avviene dentro un clima di chiacchiere, sempre più perniciose ed irritanti, ispirate alla preoccupazione più forte dell’apparire che di essere, di stanchezza di una vita ripetitiva di ritornello di sciocche parole, di voci insincere, di realtà continuamente tradite e dentro un enorme disvalore disumano. La strage degli innocenti che sta schiacciando nel dolore vasti strati della popolazione svela che, altro che democrazia, il paese è guidato da una dittatura velata e funesta delle Mafie ben garantita dagli attuali grezzi e imbarazzanti “pagliacci” posti alla guida dello Stato dal voto espresso nell’ultima tornata elettorale. Ecco, perché urge una politica che si appropri di un nuovo diritto di cittadinanza, fatto di razionalità, equilibrio solidale, di coraggio e riannodi il filo d’Arianna di una odierna lotta di resistenza, tanto da condurre alla liberazione da tale “male radicale” che rischia di uccidere, definitivamente, il futuro delle nuove generazioni. È tempo non soltanto di operatori ma di guerrieri della pace.

Postilla finale: Noemi, entrata profondamente nel cuore di un prossimo nonno di una bambina, dal bollettino medico è definita “una ferita di guerra”.

Ecco dove siamo giunti! Che cosa fare? Riscrivere la nostra storia con un nuovo 25 Aprile del XXI secolo.

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* FILOSOFO

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