CULTURA & SOCIETA'

Tiempe belle e na vota

Di Giuseppe Amalfitano

E’ questa una bellissima canzone, scritta più di un secolo fa, nel 1916 e cioè durante la Prima Guerra mondiale .E chi è anziano certamente la conosce bene e qualche volta ne ha anche cantato il meraviglioso ritornello. E’ un inno all’amore e ai tempi passati e alla propria bella gioventù che purtroppo dura troppo poco e subito diventa una brutta  vecchiaia! Eppure, pensandoci bene, la gioventù di quei tempi non era per niente piacevole e serena: anche allora c’erano guerre e terremoti e alluvioni e  mancavano tante comodità che invece abbiamo ora . Ad esempio mancava la luce elettrica (si studiava col lume a petrolio ) e i riscaldamenti (si indossava il cappotto anche in casa e c’era il braciere a carbone che stava nella stanza principale, dove si mangiava e si svolgeva la vita quotidiana. Erano davvero tempi molto difficili :mancava il lavoro e c’era tanta povertà e fame e tantissimi altri disagi! Ad esempio la Sanità, di cui anche oggi ci lamentiamo, era davvero molto scadente. Se ti ammalavi c’era solo il medico di famiglia,(di giorno e di notte!)  che doveva risolvere tutti i tuoi mali!

Ricordo, quand’ero bambino, che la zona di San Vito era una specie di Cittadella Sanitaria: c’era il dott Franchino Regine quasi all’ingresso del Cierco che faceva anche le radiografie  e a pochi metri anche il dentista Migliaccio e anche un dottore che faceva le analisi di laboratorio (prelevando il sangue ogni sabato e consegnando i risultati il sabato successivo!) Ma  anche quando fu aperto l’Ospedale Rizzoli a Lacco Ameno non esisteva il 118 ma dovevi avere qualche amico per farti trasportare fin lì, perché l’ambulanza , guidata dal simpaticissimo Agostino (questo non era il suo nome ma il suo cognome!) era adibita solo al trasferimento dall’ospedale Rizzoli a qualche ospedale della terraferma .E comunque all’inizio, l’ospedale veniva sempre guardato con diffidenza e ricordo bene che a qualche malato cui proponevi (sempre con voce rassicurante e persuasiva) la necessità di andare  in ospedale per fare qualche analisi o radiografia e quindi per avere cure migliori, ebbene spesso il paziente ti guardava atterrito e con flebile voce diceva: “dottò, allora nun ce sta cchiù niente a fa? aggia  murì?”. Le  automobili erano pochissime e chi andava alle scuole superiori doveva andare a piedi fino a Ischia, anche se pioveva o faceva freddo. E quindi in realtà i tempi passati erano certamente peggiori di oggi e i compagni di viaggio erano soltanto fame e freddo e mancanza di tante comodità.

I ragazzi di oggi dovrebbero davvero essere grati a quelli della mia generazione che con tanti sacrifici hanno reso più bella la loro vita e magari rispettare di più i Maestri e i Medici ( che quasi ogni giorno vengono insultati e aggrediti e anche denunciati!) che forse in futuro non esisteranno più e saranno sostituiti da tanti robot, guidati dall’intelligenza artificiale.  Ma allora perché c’è sempre tanta nostalgia per i tempi passati? Credo  che tutti darebbero una semplice risposta e cioè perché c’era “la gioventù” e tutto veniva sopportato con la forza giovanile e la voglia di superare ogni ostacolo e vincere, giorno per giorno, le sfide da affrontare. I giovani di oggi farebbe bene ad apprezzare quello che ora che, pur tra tanti disagi, è la loro bella gioventù che purtroppo passa in fretta e non torna più!

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami

0 Commenti
Più vecchio
Più recente Più Votato
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex