LE OPINIONI

IL COMMENTO La Festa delle Forze Armate un messaggio di pace dall’isola

DI LUIGI DELLA MONICA

Il contesto storico in cui viviamo ci fa spesso disprezzare le guerre ed i protagonisti delle stesse, i soldati, i marinai, gli avieri, che agli occhi dei piccoli borghesucci sono considerati guerrafondai ed amanti della violenza brutale. Molto spesso gli uomini con le stellette sul bavero della giacca conducono la loro vita lavorativa nell’anonimato, soltanto mossi dal rispetto per i deboli a cui vengono in soccorso in caso di necessità, come nelle attività di protezione e difesa civile, o perché sono animati dagli ideali di Patria ed Onore. Se Patria significa territorio abitato dai nostri antenati, denso di tradizioni ed affetti da proteggere e consolidare, se Onore significa dignità e rispetto per i diritti umani ed azione militare nel solco della legalità, allora questi due sinonimi mi appartengono.

L’UNSI – Unione Sottufficiali Ischia, presieduta dal Mar.llo EI Sebastiano Lucido Balestrieri, ha avuto l’idea di organizzare una marcia della pace, a cui ANMI Ischia Gruppo “Attilio Messina” ha voluto collaborare, sollecitando tutti i campanili dell’isola e tutte le scolaresche di ogni ordine e grado, al fine di invocare al più presto la pace da militari e con i militari, perché Signori lettori, grandi e piccoli anagraficamente, non esiste un uomo più amante della pace del militare stesso.

Almeno questo dovrebbe essere il clichè del Diritto Internazionale Umanitario, che ebbe seguito alla istituzione dell’O.N.U. dopo la acclarata aberrazione umana dell’olocausto e la bomba atomica lanciata in Giappone. Io che ho vissuto il reganismo e la guerra fredda posso affermare con certezza che tutto il Mondo giovanile ansava dietro il muro di Berlino, perché cadesse quella cortina di ipocrisia e menzogna, la quale divideva il bene della dittatura sovietica, dal male della democrazia occidentale. Tutti noi ragazzi sospirammo con sollievo perché il 09 novembre 1989 il Santo Padre, Santo per la Chiesa, Karol Woityla, aveva abbattuto il gigante rosso con la forza delle sue parole!

Nessuno di noi pensava che l’O.N.U. questo palazzo di vetro “dove talvolta inciampavano i diplomatici a Oslo” cameo di Totò in “Tototruffa62” potesse tollerare che nel 21^ secolo, vale a dire ottanta anni dopo da quell’ordine mondiale di deposizione della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, potesse acquistare un bel paio di “paraocchi equini”, scusate ma io credo che il principe Antonio De Curtis fosse un filosofo, non se ne abbia a male il mio amico e sommo cultore della materia prof. Raffaele Mirelli, e fingere di non vedere che la Russia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, un organo preposto a sanzionare i Paesi i quali facciano ricorso alla guerra, diventi un criminale di guerra. Ancora, altri Nazioni in via di sviluppo, che appena dieci anni fa avrebbero venduto la propria madre per una partnership con gli USA o con l’Unione Europea, come Brasile o India, si imparentano con oppressori seriali dei diritti umani come l’IRAN. Ripeto, nessuno di noi giovani degli 80’-90’ avrebbe mai dubitato dei caschi blu e della loro autorevolezza per contenere e reprimere il rischio guerra. Oggi ci troviamo a discutere un dilemma sheakspiriano sull’essere umani o non esserlo mai più.

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Ho già citato in un mio articolo sul tema della guerra russo-ukraina il superstite dell’olocausto Carlo Levi che affermava sui mostri nazisti il dubbio se fossero mai stati uomini, oppure se l’internato nei campi di concentramento del terzo Reich potesse qualificarsi dalle sembianze macilente ed emaciate dalla prigionia barbara cui era ingiustamente sottoposto. Spesso scorgo nei video destinati ai bambini una nuova genialità perversa dei tubers: trasformare l’inconscio benefico delle fiabe in incubi angoscianti. Proliferano mostri fintamente buoni, orsetti assetati di sangue, clown assassini, per cui il caso cinematografico di IT, basato su di una storia drammaticamente vera, è ormai un caposaldo storico, a cui sono succeduti altri personaggi similari. In una parola, si vuole sin dalle piccole età abituare l’umanità alla violenza, alla sopraffazione, al bullismo, alla soppressione dei deboli, alla angoscia della prestazione, al male come mezzo di comunicazione nelle relazioni umane. Il mio piccolo bimbo sta iniziando a praticare il “karate” ed in questa nobile arte la prima regola è il rispetto del maestro e che la forza dello sportivo non deve essere snaturata per offendere gli altri. Un soldato come tale deve rispettare le libere Istituzioni democratiche, osservarne le leggi costituzionali e primarie, riferirsi ad un responsabile e dotarsi di segni distintivi chiari ed inequivocabili che egli appartenga ad uno Stato specifico, in modo che anche la sua semplice visibilità possa fungere da deterrente per il ricorso alla violenza.

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Queste poche ed elementari regole espresse dalle quattro Convenzioni di Ginevra, dai due Protocolli aggiuntivi e dal diritto dell’Aja del 1907, avrebbero dovuto essere il faro delle organizzazioni internazionali di pace. Un militare obbedisce a regole codificate ed usa la forza soltanto in casi di estrema necessità, tentando di ridurre 0, oppure al minimo possibile, i rischi collaterali ai civili non coinvolti direttamente nel conflitto fra gli schieramenti opposti. Questi sono i concetti astratti, ma nello specifico, abbiamo il caso storico ed orgoglio per la nostra meritata fama di abili navigatori, del Comandante Salvatore Todaro, sommergibilista e membro della X flottiglia Mas che nel 1940 in mezzo all’Atlantico affondava le corazzate nemiche, ma salvava i naufraghi. La Marina Militare ha raccomandato la visione di questo film e guardate un po’ si viene a scoprire che nella stessa flottiglia, che viene infamata come fascista perché in essa militava anche il principe Junio Valerio Borghese, il mostro da abiurare e calpestare, ci accorgiamo che le certezze del passato, per cui vi era l’equazione fascista=mostro, forse fra questi uomini vi erano alcuni di loro che schiacciati dal sistema che mai si combatte a petto nudo da soli, nel loro piccolo, facendone parte hanno piano piano contribuito a scardinarne gli assiomi del machismo, del maschilismo, della sopraffazione e della violenza, avendo il coraggio di salvare degli sporchi belgi e ponendo le basi per la successiva democrazia repubblicana, che Todaro non ha nemmeno potuto vedere. Questo uomo d’onore e di patria, oggi impersonato da Pierfrancesco Favino, il quale ha dichiarato di essere stato entusiasta del ruolo interpretato, ha subito un processo marziale per insubordinazione dall’ammiraglio nazista comandante in loco, che non esitò a definirlo con disprezzo e riprovazione “il don Chishotte del Mare”. In questa opera di scandaglio dell’umanità nel cuore dei militari, a poco, a poco, senza arrivare in Sicilia, dove è nato il nostro amato Comandante che moriva nel 1942 davanti alle acque della Tunisia, ci accorgiamo che in mezzo a Noi isolani ce ne sono stati tanti e continuano ad esserci ancora.

L’ANMI Ischia, che, a dispetto di quanti possano considerarla un circolo di giocatori di bocce, è un ente paramilitare, non è parimenti una associazione di reduci o di invalidi claudicanti, ma è un motore pulsante di ricordi umani. Fra questi, io posso menzionare, a parte il mio “crime writer” Mimmo Giordano, il protagonista del libro “Lorenzo ed il Mare” di Alessio Romeo, il Com.te Ciro di Scala “Penniell”. Ciro Di Scala è un vero, autentico e ligio militare, che sa avere il sangue freddo di un cosacco quando timona una nave in avverse condizioni meteo; conosce il piglio del comando, ma non lo adopera per mortificare i suoi collaboratori, soltanto animato dal senso del dovere e della protezione della nave dai pericoli del mare e del nemico; un piccolo folletto che fa roteare il verricello della bandiera da issare al suono dell’Inno di Mameli; uno scaltro marinaio che sapeva salvare anche i naufraghi in ogni condizione meteo proibitiva; un nonno, uno zio dal cuore di zucchero. Mai soldati del genere avrebbero osservato un ordine di invadere le case dei civili inermi, calpestando i diritti di donne, anziani, bambini e neonati in nome di una qualche revindica territoriale, come le belve di Hamas – badate bene non ho usato di proposito il termine soldati.

Il Comandante Todaro, il nostro Ciro Di Scala e tutte le nostre Forze Armate sono composti da professionisti ligi al dovere ed alla osservanza del principio di Umanità, anche quando la miseria morale della società sconfina nella vergogna della guerra.

Un soldato dedito a Patria ed Onore simboleggia un uomo che consapevole della inevitabilità della barbarie della violenza che egli non ha scelto cerca nella compostezza della sua uniforme e delle regole di ingaggio di preservare ancora un piccolo segno di umanità, per ricordare a quanti travalicano l’aberrazione e la violenza indiscriminata che per essi inesorabile interverrà il castigo della Giustizia.

Dietro ad ogni uomo in divisa, tranne le singole eccezioni, vi è un padre, un figlio, un marito che vuole lavorare onestamente, umanamente e riabbracciare i suoi cari, senza ferire nessun nemico: questo è il vero uomo di pace. Non ci mettiamo a pontificare sulla reazione israeliana, un domani potremmo pentircene, perché non dimentichiamo che in queste ore i profumi di Ischia sono battuti dal vento di libeccio, che contrassegna la pace dell’autunno isolano, ma tutto avviene nella serenità e nella contemplazione della natura, mentre nei kibuz al confine con la Palestina “una mattina si sono svegliati, belli ciao” hanno detto ciao alla vita per mano di macellai, travestiti da martiri, che hanno diffuso nell’aria l’odore del sangue bruciato dalla polvere da sparo. Per questo esorto tutti gli isolani a partecipare alle marcie della pace organizzate dai militari e per i militari, a festeggiare le Forze Armate italiane, perché non credo che siano pacifisti i manifestanti nelle piazze italiane, Napoli compresa, che “giustificano” i mostri protoumani di Hamas, in nome di una non meglio definita malvagità del progredito e democratico Stato di Israele.

PRESIDENTE ANMI ISCHIA

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