ARCHIVIOARCHIVIO 4

Salvatore Iodice e la rinascita dei Quartieri al festival delle location

Di Gianluca Castagna | Ischia – Lui si chiama Salvatore Iodice. Ha 40 anni e fa il falegname ai Quartieri Spagnoli, una delle aree più pittoresche e chiacchierate di una città bigger than life come Napoli. Da tempo si è posto un obiettivo con la tenacia (e la fantasia) di chi ha poco e da quel poco sa trarre il massimo: rendere la città più civile, accogliente, pulita. La riqualifica del quartiere e l’arredo urbano passano per una bottega, a Vico Giardinetto 22, nel cuore dei Quartieri, dove Salvatore lavora e si dedica al suo progetto, “Riciclarte”. Ripulire prima che riciclare. Poi trasformare quel che la gente butta in strada in arredamento urbano: panchine realizzate con letti abbandonati, cestini per le carte ricavati dai vecchi mobili, frecce segnaletiche prodotte con materiali di scarto che aiutano turisti e visitatori a orientarsi nel dedalo di vicoli di una città nella città.
Proprio una di queste freccia ha condotto Salvatore davanti a un vecchio murale, ormai sbiadito e fortemente da atti più o meno vandalici. Un murale dedicato a una delle divinità più recenti (e adorate) dal popolo napoletano: Diego Armando Maradona, il pibe de oro che incarnò/regalò un sogno alla metropoli partenopea e alla sua gente.
«Era in condizioni pietose» confessa l’artista/artigiano. «Al posto della testa c’era una finestra abusiva, era completamente scolorito e aveva perso tutto il suo appeal. Mi sono detto: la freccia deve condurre chiunque verso un murale degno di essere ammirato, un’attrazione per il quartiere che punta a un richiamo sportivo oltre che turistico. Bisognava ridargli una faccia. Non solo a lui, ma all’intera comunità». Inizia così una raccolta fondi, più faticosa del previsto, che viene intercettata dal cineasta Fabrizio Livigni. Determinante, coi suoi sodali tifosi del Napoli, a chiudere la questua e partire col restyling. Filmandolo, dalla giusta distanza, in un documentario, “A faccia”, che oggi gira nei circuiti festivalieri, dove viene accolto da grandi applausi e consensi (finalista al Bellaria Film Festival).
Il docu-film verrà proiettato anche a Ischia, al festival delle location, dove è stato selezionato nella sezione “Scenari campani”. La proiezione dovrebbe avvenire durante la serata d’apertura, il 25 giugno, al Castello Aragonese di Ischia Ponte.

«Ho lavorato sodo e finito il restauro in tempi record, malgrado le vertigini. Grazie anche al supporto dell’Assessorato alle politiche giovanili, che ci ha fornito un carrello elevatore per arrampicarci sulla facciata del palazzo e riportare alla vividezza originario la gigantografia del Pibe de oro, in posa da dribbling. Al posto della faccia di Maradona c’era una finestra abusiva, così ho chiesto agli inquilini del palazzo di poter almeno installare due ante bianche di legno sulla finestra in modo da rendere il murale completo una volta chiusa. Per questo, con Fabrizio, abbiamo deciso di chiamare il documentario “A faccia”. Le storie delle famiglie dei Quartieri, il loro impegno quotidiano nel lavoro, nell’artigianato, nella cultura ha ridato la faccia non solo a quel murale ma anche all’intera comunità. Ormai lontana dalla camorra e dalla criminalità, e proiettata in un futuro di laboriosità e turismo. Nascono bed & breakfast, ristorantini, botteghe. I turisti cominciano ad affollare le nostre strade, le chiese, le piazze».
Iodice è da poco consigliere per la 2a Municipalità e Presidente della Commissione Cultura e Turismo per il Gruppo Verdi. «Un’esperienza nuova – dice – che non sempre mi permette di fare tutto ciò che vorrei, ma anche cambiare la mentalità dei miei colleghi consiglieri è importante. Non bisogna arrendersi di fronte alla scarsità delle risorse. Non ci sono soldi per i cestini? Li costruiamo noi. Mancano gli alberi? Facciamo una colletta e ne piantiamo uno alla volta».
La prossima sfida? «Pedonalizzare i Quartieri Spagnoli, almeno le prime strade. De Magistris ci aveva provato diversi anni fa. Reagimmo con rabbia rifiutandoci. Devo riconoscere che aveva visto lungo. Questo quartiere ha bisogno di turismo, lavoro, benessere, bellezza. E aree pedonali. La consapevolezza è cambiata, ora siamo noi che gli chiediamo di chiudere al traffico».

«L’idea è nata leggendo i giornali». E’ il filmaker Fabrizio Livigni, napoletano trapiantato a Roma, a raccontarci da dove parte il documentario “A faccia”.
«Avevo saputo che Salvatore Iodice stava organizzando una colletta per restaurare il murale di Maradona ai Quartieri Spagnoli e ho deciso di dargli una mano, insieme a tanti amici con cui vado allo stadio da 12 anni. Così è nata l’idea di filmare questo restauro, anche se l’immagine di Maradona si vede pochissimo e lo sguardo si allarga a una realtà più ampia. Restituendo la faccia a quel simbolo, Salvatore ha restituito in qualche modo la faccia a un intero quartiere che spesso, a torto, è stato catalizzatore di tanti luoghi comuni che gravano sulla città».
«Volevo andare oltre lo stereotipo – continua Livigni – mostrare una Napoli operosa, positiva, che lavora. Salvatore è un personaggio guida, ma attraverso lui ho conosciuto altri individui che fanno qualcosa di sociale all’interno dei Quartieri Spagnoli, collaborando al progresso culturale della città».

Un ‘mondo’, quello napoletano, schiacciato dagli stereotipi, foschi o da cartolina, che turbano il sonno di ogni cineasta. Si riesce a trovare un equilibrio tra queste due forze?
«Ci ho provato con un approccio zen, lasciando semplicemente che la realtà si manifestasse davanti alla macchina da presa. Napoli non va commentata, altrimenti diventa retorica. Si enfatizza da sola. Ho girato con lunghi piani sequenza, all’interno dei quali mi sono concentrato sulle parti che mi servivano per raccontare quello che volevo raccontare. Ho fatto in modo di scomparire, malgrado il mezzo sia invadente. Inquadrature fisse, nessun movimento di macchina e soprattutto niente musica di complemento. Solo i suoni della città, quelli partoriti dal ventre dei Quartieri, registrati in presa diretta».
Fabrizio Livigni è nato a Napoli nel 1975. Dopo la laurea al Dams e una carriera da aiuto regista che lo ha portato a collaborare con Fabio Segatori e Davide Manuli, ha intrapreso la via della sceneggiatura e della regia. Nel 2010 ha diretto Giuseppe Battiston nel corto “Matilda”. Con la sceneggiatura “Il gran finale”, scritta in collaborazione con Alessandro Giulietti e Severino Iuliano, ha vinto il premio Luigi Bandera al BAFF 2011 e una menzione speciale al Sonar 2011.

 

Ads
Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex