CULTURA & SOCIETA'

Torna la neve e con essa lo storico braciere, simbolo di un’isola d’altri tempi. Riecco carbone e carbonelle che contribuiscono al riscaldamento degli ischitani

Il CORONAVIRUS SI SCONFIGGE ANCHE CON LA CULTURA DEL SAPERSI ABBANDONARE AI VALORI DELLE COSE SEMPLCI E BELLE DEL PASSATO AVENDONE TUTTO IL TEMPO DI DIVENTARE NOSTALGICI - Temperature fredde, dal momento che stiamo vivendo sia pure alle prime battute già il rigore della stagione invernale - Sul versante montano dell’isola le donne e gli uomini del focolare domestico sono ancora legati al vecchio e tradizionale sistema per riscaldare la propria abitazioni, ossia il tradizionale braciere con le efficaci carbonelle . Anche giù verso il mare l’utile passato non si fa scrupoli di pendersi la scena a discapito della tecnologia imperante

La terribile pandemia di quest’anno nefasto 2020 che finalmente giovedì notte prossimo ci lascerà per sempre, ha scolvolto l’isola gravemente. Quello di questi giorni è il quadro di un’ Ìsola “assente “ e “ritirata” con la mal celata tendenza a tornare alle sue vecchie abitudini per sopravvivere al momento di restrizionI e rinunce cui siamo stati chiamati a sottostare per il nostro bene, per la difesa della nostra salute. Questo triste Natale e i giorni che verrranno fino all’anno nuovo 2021 li ricorderemo con sdegno finè campiamo.

BRACIERE PER CASE PIU’ SOFISTICATE

Mai avremmo immaginato di doverci di nuovo chiudere in casa dopo i passati mesi di tribolazione di febbraio, marzo e aprile scorsi. Dicemmo: il sacrificio varrà la pena… poi passerà. Ci siamo illusi per una estate intera di questo maledetto anno 2020 che per fortuna se ne sta andando via insalutato come merita. D oggi non ci resta che sperare il meglio. Noi ischitani siamo pazienti e spesso ci affidiamo alle nostre preziose tradizioni. Per questo, torna alle vecchie abitudini chi non possiede le comodità moderne che gli rendono l’esistenza più facile da vivere. Dalle parti di Serrara Fontana, Buonopane, Testaccio, Succhivo, il Ciglio ed altre località dell’entroterra c’ è chi fa ancora uso del carbone, delle carbonelle e del vecchio e tradizionale braciere dal momento che si è riopresentsto il Generale Inverno a portsre il vero freddo che…mancava. Per certi “paesani” il braciere ed un asciuttapanni valgono più di un impianto di riscaldamento a gasolio o a metano e di una stufa moderna. Valli a convincere…Ma in fondo tanti torti non avrebbero, specie se vengono fatti i conti in tasca. La nostalgia delle cose belle del passato a volte torna.

IL PORTO DI ISCHIA ANNI ’30 CON BARCHE A VELA CARICHE DI CARBONE

E quando lo fa ti strugge e ti fa vedere tutto diversamente. Quando nell’immediato dopo guerra ed anche prima del secondo confitto mondiale, giungevano quasi in contemporanea intorno alle nove del mattino nel porto d’Ischia ed al pontile di legno ad Ischia Ponte le due vecchie motobarche, la “ Scarola” e il “Salvatore Padre” provenienti, la prima dal porto di Torre Annunziata e la seconda da Pozzuoli, cariche di carbone, nei due centri, già animati dal vociare e dal via vai di donne e uomini, chi diretti al mercato per la spesa quotidiana e chi al posto di lavoro, si inscenava una piccola e simpatica festa.

IL LOGO DELLA CARITAS DI ISCHIA PER GLI AIUTI CONTRO IL FREDDO

Una festa di paese sicuramente, ma tanto improvvisata quanto ricca di buoni sentimenti. Due personaggi del popolo, per l’attesa circostanza, abilitati a farlo, scendevano in piazza, per le strade principali e per i al peso di un kilogrammo ed oltre, sia al Ponte che al Porto per chiunque ne avesse di bisogno. In realtà si trattava di due “banditori” con licenza di ricoprire quel ruolo. Tore ‘e Carretta a Ischia Ponte e Saturino a Porto d’Ischia, con voce tuonante e prolungata annunciavano al popolo, l’atteso “evento” che in pratica, permetteva di rifornire case, aziende, comunità di pescatori, cantieri navali, contadini che producevano il vino cotto e quanti altri ancora dipendevano per la vita, dall’uso di quel prezioso prodotto nero che fra l’altro sporcava anche. La festa, ignari di quanto accadeva, la facevano i bambini che seguivano divertiti i due banditori, come se ciascuno di essi fosse il flauto magico.

LACCO AMENO ANNI ’60

Il carbone a quei tempi ed anche molto prima, era un prodotto necessario per il focolare domestico degli ischitani. Col carbone si accendeva il fuoco resistente per cucinare, per riscaldare la casa, attraverso la funzione di un apposito braciere, divenuto subito oggetto utilissimo e di arredo per ogni abitazione. Col carbone inoltre si accendevano grossi fuochi sotto altrettanti grossi pentoloni per la tintura delle reti dei pescatori, per la tradizionale “culata” che consisteva nel mettere a mollo caldo la biancheria di casa (lenzuola, federe, asciugamani, camice da notte) rigorosamente di lino pesante ricoperti in superficie da uno strato di cenere chiamata col linguaggio popolare “cernitura” . Col carbone del tipo carbon fossile, in fine lavoravano sull’isola le botteghe dei fabbriferrai per piegare il ferro sulla fiamma rovente. I carbonai a Ischia non sono stati in molti.

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UN BAMBINO DI ISCHIA PONTE ANNI ’40 DAVANTI AL TRADIZIONALE BRACIERE

Due o tre per Comune per servire una popolazione nel suo fabbisogno domestico. A Ischia Ponte con proprie botteghe lungo il Corso hanno fatto la storia di questo mestiere negli anni ’50 Gilda (Gildarella) Di Meglio-Cortese e un simpatico personaggio conosciuto col nome di Palluottolo al secolo Vincenzo Lauro, con un mezzo sigaro spento abitualmente fra le labbra. A Porto d’Ischia, proprio lungo via Porto, si ricordano le bottghe-depositi di Mancinelli, il quale insieme ai colleghi degli altri comuni dell’isola, si riforniva direttamente dai barconi quando questi, oltre alle motobarche “Scarola” e “Colomba”, giungevano nel porto di Ischia da Torre Annunziata e da Torregaveta.

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Foto Giovan Giuseppe Lubrano

antoniolubrano1941@gmail.com

info@ischiamondoblog.com

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