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Torna “L’amica geniale”, a Forio i primi ciak della seconda stagione

Partono domani, in pieno centro storico, le riprese di “Storia del nuovo cognome”, dal secondo volume della saga-fenomeno firmata Elena Ferrante. Location a Ischia Ponte, Piazza Santa Restituta a Lacco Ameno, Barano e Serrara Fontana. A Panza la casa di villeggiatura di Lila e Lenù. Quattro settimane di lavorazione per i due episodi isolani entrambi diretti da Alice Rohrwacher

La memoria è il trampolino di lancio per una vertiginosa riflessione sul tempo. Lenù ci è cascata, ora non può più sottrarsi. Anche Ischia torna al suo passato grazie al set de “L’amica geniale – Storia del nuovo cognome”, seconda stagione della serie tv tratta dall’omonima saga di Elena Ferrante. Strade assolate immerse nel caldo dell’estate, Lambrette e motocarrozzelle, mercati galleggianti del pesce davanti a Palazzo Malcovati a Ischia Ponte e forse pure la cartolina più nota di Sant’Angelo, che fa capolino dalla terrazza della casa ischitana (scelta a Panza) che Stefano Carracci ha preso per la villeggiatura della sua mogliettina. La bellissima, infelice, pestifera e irriducibile Lila. Due bagni di mare le faranno bene, tornerà l’appetito e forse riuscirà a concepire l’erede al trono di un matrimonio che, già dal festino, reclamava la sua disfatta.

Palazzo Malcovati a Ischia Ponte tra le location della seconda stagione

E’ tutto pronto per i primi ciak dei due episodi, ambientati (ma non girati) completamente a Ischia. Gli anni ’50 cedono il passo al boom turistico del decennio successivo. Botteghe d’epoca, insegne vintage, memorabilia pop, vetrine ricche di cimeli alimentari e manifesti del PCI attaccati ai muri.
Comparse (oltre 200), maestranze, runner, collaboratori: tutti al servizio di una produzione imponente (Rai, Hbo, Wildside, Fandango) e dello sguardo di una regista tra le più originali e internazionali del cinema italiano: Alice Rohrwacher. Mentre Saverio Costanzo (dietro la macchina da presa per l’intero ciclo della prima stagione) si occuperà degli episodi napoletani, la turbolenta estate ischitana di Lila e Lenù sarà dettata dallo sguardo di una regista talmente libera e personale che finisce per trasformare ogni cosa che gira in qualcosa di profondamente “suo”.
Soprattutto (è quello che più ci interessa, viste le location) una capacità formidabile di gestire lo spazio dei suoi film. Pochi luoghi che si riflettono sui personaggi, sulla loro presenza e la loro storia. Una rappresentazione del paesaggio che, attraverso pochi gesti registici consapevoli e densi di fascino misterioso, oscilla continuamente fra realismo e magia, materia e astrazione, particolare e universale.

Primissimo giorno di lavorazione a Forio, in via Lavitrano, pieno centro storico, dove il palazzo Cigliano (quello sulla cui torre è scritto il motto della medicina omeopatica “similia similibus”), diventerà la casa di villeggiatura del giovane Bruno Soccavo, new-entry nella vita delle ragazze, amico di Nino Sarratore e figlio di un ricco industriale di San Giovanni a Teduccio. Senza rivelare troppo di una trama che i lettori conoscono a menadito (ma i soli adepti al culto tv no), in quella casa avverrà qualcosa che segnerà la vita delle due giovani protagoniste.

Palazzo Cigliano diventerà la casa di Bruno Soccavo

D’altro canto, malgrado qualche prevedibile mugugno snob bissato anche in occasione della messa in onda su RaiUno,  “L’amica geniale” mantiene fede a tutti i dettami del genere, il feuilleton d’alta classe: passione, desiderio, complicità, frustrazione, speranza, vendetta, futuro.
La fame come dinamite del corpo. L’amicizia scandita in capitoli come un romanzo d’appendice legato a filo strettissimo con la storia italiana del dopoguerra.
La pioggia, il caldo, la polvere, la pelle sporca e sudata, i cazzotti e la tensione sessuale, bambine scaraventate dalle finestre e maestre implacabili, padri di famiglia lascivi e podromi di una dialettica tra il proletariato di periferia e la piccola borghesia (molto piccola, e già inevitabilmente meschina) che proprio in questa seconda stagione, arrivati agli anni ’60, esploderà in maniera dirompente.

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Lavoro narrativo di riferimento, piaccia o no. Lo è per il modo in cui racconta la femminilità, l’amicizia, l’amore, l’ambizione, l’avidità, l’ostinazione, la solidarietà, il dolore. Sentimenti umani che riempiono di vita vera i personaggi tirandoci dentro questa storia con emozioni violentemente realistiche (malgrado lo smaccato artificio, anche scenografico), e facendoci correre dietro la risoluzione dei tanti misteri che segneranno il destino di queste due ragazze.
Risucchiati all’interno di un mondo, quello meridionale, lasciato lievitare al di fuori di ogni rappresentazione estrema. Dentro una gabbia, quella familiare, con dinamiche forti e allucinanti che, anche nella villeggiatura foriana, spezzeranno le anime di chi convive dentro le stesse mura, messe allo scoperto senza misericordia alcuna. E’ quello che più ha infastidito certi spettatori della prima stagione della serie, forse convinti che la solidarietà umanista del dopoguerra andasse rappresentata senza ombre, polvere o calcinacci, magari in sgargiante technicolor come in un filmone di Vincent Minnelli.

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L’isola d’Ischia, già prima dell’episodio vacanziero di Lenù andato in onda lo scorso novembre, viene evocata come una sorta di “altrove” salutare e salvifico, un paradiso nascosto, alieno ma non irreale. Un mondo in cui una delle due protagoniste arriva da estranea (a causa della timidezza e di insicurezze maturate in anni vissuti in un ambiente tossico come quello della periferia napoletana), ma che diventa presto luogo dalle mille occasioni. Spazio dove mettersi in gioco come mai fatto prima.
Qui Lenù diventa grande (e stavolta lo diventerà davvero), scopre parti di sé sconosciute e vive esperienze (per l’epoca) tipiche dell’età adulta.

In “Storia del nuovo cognome”, Lenù non torna sola. Rimette piede a Ischia in compagnia dell’amica fresca sposa, della mamma di Lila e della cognata Pinuccia Carracci. Raggiunte nei fine-settimana dai consorti, ma soprattutto prede dei giovanotti napoletani in trasferta ischitana.
Tra questi, una vecchia conoscenza: Nino Sarratore, antica fiamma di una delle due e che farà perdere la testa ad entrambe tanto è scaltro con l’uso delle parole e delle fatali congiunture che saprà generare.
Purtroppo, per ragioni ben note (evitiamo di ripeterle, data la famigerata coda di paglia degli ischitani ogni qualvolta si parla di ‘abusivismo”, ma già la Ferrante, nel romanzo, proprio per bocca di Sarratore, polemizza sul “disordine edilizio” dell’isola), tutte le scene ambientate sulla spiaggia dei Maronti e, in questo secondo capitolo, sul litorale di Citara (di cui si menzionano pure le antiche fumarole) verranno girate a Sperlonga, costa laziale.

Per il resto, l’Isola verde dovrebbe godere di ampia visibilità nelle 4 settimane di riprese (due a giugno, le altre a luglio).
Tra il Piazzale Aragonese e il Piazzale delle Alghe, lungo Via Luigi Mazzella e nello slargo antistante Palazzo Malcovati (al mercato dove le due ragazze andranno a fare la spesa). E ancora nel centro storico di Forio e sulla costa. A Barano, ancora una volta nella casa di Nella Incardo scelta a Via Giorgio Corafà di Testaccio, e in Piazza Santa Restituta a Lacco Ameno, dove avviene lo struscio serale di una gioventù vacanziera solo apparentemente semplice e meravigliosa, incarnazione di un’arcadia delle estati passate che forse solo i nostri genitori ricordano con nitidezza ancora credibile. Gli occhi puntati alle costellazioni, in lode dell’architettura portentosa del cielo.

Essere giovani d’estate al mare, con gli amici a rincorrersi in spiaggia, sondando la possibilità di nuovi amori. Risate, ripicche, gelati al bar e venditori di cocco, chiacchiere e baci rubati. Parentesi struggente e vacanziera sul desiderio, sulla Ferrante-nostalgia del desiderio.
Sul corpo come santa reliquia da anelare (e profanare), sulla frustrazione di non potere/volere/sapere come toccare, sciolta dalla logica epidermica dell’adolescenza, dall’energia onnipotente del sogno e dalla fluttuazione tipica della giovinezza.

Riuscirà la Rohrwacher ad accompagnare queste due giovani donne in perenne conflitto, ma che hanno bisogno l’una dell’altra per interpretare la realtà ed eventualmente reinventarla, in questa nuova fase della loro vita? Scriverà un nuovo, interessante capitolo della serie tv e del legame che, ormai da un secolo, unisce l’isola d’Ischia all’immaginario cinematografico?
Basta attendere qualche mese, per saperlo. “L’amica geniale – Storia del nuovo cognome” arriverà in prima serata su RaiUno fra la fine del 2019 e l’inizio del 2020.

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Kiki

Capitata per caso cercando di scoprire quando andrà in onda la nuova stagione, sono rimasta a bocca aperta.
Articolo molto bello! Complimenti all’autore!

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Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex