CULTURA & SOCIETA'

Tozzi-Favata, Ischia e i miti del Mediterraneo

Focus sulla conferenza-spettacolo, tenutasi presso i Giardini della Torre di Guevara, nell’ambito della quarta edizione del festival “STORIÆ, archeologia e narrazioni”: coinvolto un ampio pubblico

La divulgazione scientifica è da sempre presente nelle televisioni, specialmente in quella di stato che negli anni ne ha fatto un punto di forza. Mario Tozzi, geologo, conduttore del seguitissimo programma “Sapiens – un solo pianeta” nonché primo ricercatore CNR, è uno dei volti noti della TV che ogni volta ci accompagna alla scoperta delle bellezze della terra. Nei giorni scorsi Ischia ha avuto il piacere di ospitarlo per una sua conferenza-spettacolo in compagnia di Enzo Favata, sassofonista jazz di grande fama e polistrumentista. L’evento, organizzato e voluto fortemente dal Festival “STORIÆ, archeologia e narrazioni”, si è tenuto presso i Giardini della Torre di Guevara a Cartaromana in un clima di assoluta compostezza. Tozzi e Favata hanno raccontato il Mediterraneo attraverso il particolare punto di vista della geologia, scienza tanto affascinante quanto trascurata, e della musica che non conosce confini temporali, spaziali e linguistici. Ne è scaturito un interessante quadro sul mito di Atlantide e su altri racconti, spesso poco noti al grande pubblico, ma che sono di estrema importanza anche per capire i giorni nostri. Durante la serata hanno preso forma in chiave musicale paesaggi arcaici, miti dimenticati e racconti straordinari, rivelando allo spettatore un mondo antico, sepolto nella stratificazione delle ere geologiche e preistoriche. Tra un racconto e l’altro, Mario Tozzi ha voluto porre l’attenzione anche sulle catastrofi naturali che da sempre i sapiens si trovano a dover fronteggiare e ha parlato di come le diverse culture del nostro pianeta cerchino di superare e prevenire, laddove è possibile, le devastazioni causate dai terremoti. Alla fine della serata abbiamo intervistato Tozzi, dettosi soddisfatto del Festival e dell’evento:

Come è nata l’idea di realizzare questo format “geologico-musicale” insieme al polistrumentista Enzo Favata?

«È nato tanti anni fa in Sardegna ed è un po’ lo specchio della nostra personalità. Siamo due improvvisatori e ci piaceva l’idea di mettere insieme questa nostra capacità di improvvisare con quella di raccontare delle storie interessanti, a partire dai miti. In questi nostri incontri geologia e musica si fondono per dare vita a un contenitore che possa stimolare l’attenzione e la fantasia dello spettatore»

Che percezione hanno oggi le persone della geologia? È vista come un qualcosa di accessibile a tutti o una “scienza” lontana e per pochi?

«Fortunatamente oggi la geologia è più accessibile alle persone. Tempo fa non si parlava di questa scienza tra le persone ed era molto, troppo di nicchia. Purtroppo capita spesso, non sempre, che i geologi vengano interpellati solo quando accadono le catastrofi, mentre la geologia, come è stato dimostrato, ha un ruolo importante perché bisogna tenere presente questa scienza quando si vuole costruire, restaurare o fare un qualsiasi altro intervento»

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Musica e parole, parole e musica sono alla base di questa conferenza-spettacolo che intende raccontare il Mediterraneo e il mito di Atlantide. Ma perché Atlantide ancora oggi ci affascina così tanto?

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«Affascina perché è misterioso, nessuno sa dove sta e quindi domandarselo scatena la fantasia e la voglia di studiare di ognuno di noi»

Dal punto di vista geologico come definirebbe l’isola di Ischia? Un luogo complesso, giusto?

«Parliamo della storia geologica del nostro paese perché Ischia, insieme alle altre zone dei campi flegrei, è molto vivace ma, allo stesso tempo, estremamente controllata. Ci sono crateri e vulcani che rendono l’intera Campania una regione unica, geologicamente parlando»

Dal punto di vista naturalistico, invece, cosa la colpisce di più della nostra isola e perché?

«Ischia la conosco da tanti anni e quello che mi piace di più sono le rocce che si trovano qui. L’isola è lussureggiante naturalisticamente parlando, ma per apprezzare a fondo le bellezze che offre sarebbe utile toglierle un po’ di pressione turistica, magari diluendo i flussi di persone durante tutto l’anno»

Oggi la natura è sempre più in pericolo per via di un paesaggio sempre più antropizzato. Come far coincidere sostenibilità e “progresso”?

«Ho paura che siano due termini difficili da far conciliare. Innanzitutto, è necessario capire cosa si intende per la parola ‘progresso’. A mio modo di vedere, il progresso non è l’accumulo di denari, costruzioni e infrastrutture, bensì la capacità di vivere in maniera armonica con quello che ci circonda e con quello che abbiamo creato. Purtroppo non siamo capaci di fare questo perché i sapiens sono gli unici animali che più hanno e che più vogliono avere»

Ultima domanda: il suo programma “Sapiens – un solo pianeta” ha riscosso un grande successo in questi anni. Può dirci qual è il segreto?

«Il programma piace perché raccontiamo aspetti della nostra terra in modo profondo, cercando di coinvolgere lo spettatore. ‘Sapiens – un solo pianeta’ non è una semplice descrizione, ma un ragionamento sui posti e l’obiettivo è quello di cercare ogni volta se ci sono dei ponti e dei fili di collegamento che possano unire luoghi e persone»

All’evento era presente Alessandra Vuoso, ideatrice e coordinatrice dell’intera manifestazione: «Il Festival ‘STORIÆ, archeologia e narrazioni’, giunto alla quarta edizione, intende dare spazio a eventi di spessore culturale come presentazioni di libri, incontri, dibattiti, spettacoli ed escursioni paesaggistiche. Questi aspetti sono un po’ la riconferma delle edizioni passate, mentre la novità del programma di quest’anno è quella di aver dato più spazio al nostro mare, il Mediterraneo che si caratterizza per una straordinaria stratificazione culturale, sociale ed economica, sia delle epoche del passato che di quelle contemporanee. Oggi la presenza sul palco di Mario Tozzi ed Enzo Favata è un segnale di quanto sia importante la storia millenaria, fatta di miti e racconti, che abbiamo ereditato. È un Festival rivolto soprattutto ai giovani affinché possano avvicinarsi alla storia, all’archeologia e a tutte quelle materie che a scuola possono risultare un po’ difficili, ma che in realtà sono estremamente interessanti se al rigore scientifico viene affiancato il divertimento, la partecipazione diretta e una divulgazione di livello accessibile a tutti».

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