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Tradizioni, tornano gli zampognari sull’isola d’Ischia

Di Antonio Lubrano

Sembrano provenire direttamente da un antico presepe napoletano, con i loro vestiti da montanari ed i loro visi ieratici. Già alle prime luci livide dell’alba erano  in giro per  le vecche strade di Ischia Ponte e degli altri comuni dell’isola  sotto le  case a suonare vecchie melodie religiose con strumenti ancora più antichi. Erano  gli zampognari tipici della tradizione. Venivano  dalle regioni del profondo sud come la Calabria, dal Molise e dalle montagne dell’Abruzzo, parlavano  di transumanza e di mestieri scomparsi e quando apparivano voleva dire che  il Natale era  vicinissimo. Questo accadeva tanti anni fa.  La musica di Natale ad Ischia veniva  da lontano. Era per la gioia di una Ischia semplice e felice, la musica inconfondibile degli “zampognari” con la rituale zampogna e la dolce ciaramella. Cambiano gli abiti, il modo di porsi, ti fanno pesare  la fretta di terminare una novena  per passare subito a quella successiva, ma il fascino  della loro presenza , il timbro della novena suonata o cantata restano tali e quali come da bambini li abbiamo sognati ed inseguiti. Erano venuti , sparsi per l’isola, ed in modo particolare a Ischia Capoluogo, per la Novena dell’immacolata, lasciandoci  il primo messaggio natalizio di quest’anno 2015 che sta volgendo a termine. Nove giorni  di novena per  le case e davanti all’ edicole votive,e via di nuovo verso il loro paesello di provenienza. Sono tornati ieri per la Novena di Natale, più tradizionali che, carichi di una storia che solo loro sanno onorare, perché si tramandano da nonno in figlio e da figlio in nipote con il desiderio ambiti di diventare dall’età giusta zampognaro. In tempi passati uno zampognaro giù maturo per la pensione di nome Vincenzo, proveniente dal frusinate nel Lazio ove faceva il pastore si portava a Ischia per eseguire le due novene, quella dell’immacolata e quella di Natale accompagnato dal suo nipote Giuseppe. Zio Vincenzo, così lo chiamavamo,  Suonava la Zampogna, il giovane Giuseppe la Ciaramella. In due rappresentavo la tipica  coppia di zampognari fedeli alla tradizione, nell’abbigliamento e nella maniera fascinosa di suonare i loro particolari strumenti, addirittura costruiti al paesello con le loro mani ed il proprio ingegno. Allietronio i nostri giorni che precedevano il Natale, e fecero  la storia di quel tempo, Suo nipote Giuseppe suonatore di ciaramella ha vissuto fino a qualche anno fa, mentre lo zio Vinnceno ha lasciato questo mondo molti anni addietro. Gli zampognari di oggi, quello che sono tornati ieri per la novena di Natale rappresentano di diritto i degni  eredi dei loro predecessori per continuità, passione e fedeltà ad Ischia ed alla tradizione. Insomma sono una garanzia, finchè avranno voglia di farlo, affinchè l’isola riceva per molti anni avvenire i “suoi” zampognari, in modo che la bella ed emozionante tradizione non finisca mai. La loro figura e le loro storie hanno ispirato poeti e cantanti napoletani, quali Ferdinando Russo ed Armando Gill, autore di ” ‘O zampugnaro nnammurato “, ispiratagli da una storia vera. Il cantautore narra la vicenda di uno zampognaro, giovane e povero, che abbondana la fidanzata, poichè follemente innamorato di una ricca signora, conosciuta durante una novena. Solo l’ultimo giorno della festa scoprirà che la signora ha già marito. Decisamente ‘O Zampugnaro Innamoto è il componimento   più bello, quello che ti strappa addirittura una lacrima per il toccante significato del racconto. L’antica  canzone cantata da sempre dai  più grandi cantanti napoletani del passato quali Sergio Bruni, Giacomo Rondinella, Mario Trevi, Roberto Murolo, Mario Abbate e Franco Ricci. Oggi l’ha riproposta la voce moderna napoletana di Sal da Vinci. Ma vale la pena conosce meglio le parole  della storia per  capire che  lo Zampognaro oltre a suonare la novena di natale con la sua zampogna, sa avere anche altre passioni come quella di innamorarsi. Queete le parole della canzone dedicate allo  “Zampugnaro Innamorato”,  tradotto in italiano per meglio intendere ilsenso della storia. Ecco le parole: Un bel giovanotto Zampognaro, che non era mai stato a Napoli, come piangeva davanti al pagliaio, quando lasciò sola la fidanzata… E a mezzanotte, su un biroccino, per Napoli partì da Avellino…. Ullero – Ullero Buono e sincero. Arrivato a Napoli dal paese, vi ci camminava tutto frastornato…. E successe che, in una bella serata, andò a suonare nella casa di una signora: Tappeti, luce, pavimenti a cera…. ricchezze mai viste fino ad allora! Ma più di tutte le ricchezze, s’incantò degli occhi della Signora e delle trecce… Ullero – Ullero Fu certamente un mistero: Quando baciò della Signora la mano, sentì dire –“ Zitto, torna domani!” Cielo, come fu piacevole la novena che la suonò con tanta passione!….. E dimenticò l’amore per Filomena, gran lavoratrice, donna bella e formosa. Ma nell’ultimo giorno della novena, in casa non trovò più quella Signora. Ullero – Ullero…. Tutto frastornato, ebbe cento lire e questo messaggio: “Dimenticatevela, quella è sposata!” Un’umile casetta in mezzo ai monti, un focolaio con un ceppo di pino… La neve cade ed una fanciulla piange: Chissà se si userà questo letto nuziale. Per la strada solitaria per Avellino non passa ormai nemmeno un biroccino. Ullero – Ullero “Cambia pensiero!” Piazzato sotto a quel balcone… Povero Zampognaro innamorato!

 

 

 

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