POLITICAPRIMO PIANO

Lo schiaffo del Barone: «Perrella come Nerone»

A Il Golfo parla il sindaco di Lacco Ameno che si sofferma sugli sviluppi del braccio di ferro sulla gestione del porto turistico e sulla sentenza che dà ragione all’Evi che ha negato la fornitura idrica a Marina del Capitello. E sull’iniziativa del suo amministratore cita l’imperatore: «Vuole bruciare la città per costruire la villa imperiale

La recente decisione del Tribunale di Ischia segna un punto a favore del Comune di Lacco Ameno nella questione relativa alla gestione del porto.

«Più che un punto a favore dell’ente, direi che finalmente abbiamo trovato quello che ho spesso definito come un “giudice a Berlino”, nel senso che questo provvedimento del magistrato concilia con i veri valori e spinge a credere nella giustizia, nella legalità. In altre parole, è arrivato un provvedimento che per noi sotto un certo punto di vista non è nemmeno una notizia, visto che conferma quanto abbiamo sempre sostenuto, vale a dire che questo concessionario dell’approdo turistico di Lacco Ameno opera da anni senza titolo. Dunque siamo in presenza di un’attività abusiva di ormeggio nel nostro comune, che l’ente non tollerava e continua a non tollerare. Il provvedimento in sé non è un provvedimento a favore del Comune: come avete ampiamente riportato voi della stampa, si tratta di un provvedimento a favore del Consorzio Evi, che non è messo in condizione di erogare un’utenza idrica a coloro i quali evidentemente non hanno titolo per esercitare l’attività».

Cosa succederà adesso? Quanto potrà incidere questo provvedimento dal punto di vista giuridico anche nel caleidoscopio di contenziosi in atto?

«Non cambia nulla, sostanzialmente. Aumenta la speranza che per una volta davanti a un magistrato, alle forze dell’ordine, a coloro i quali sono chiamati a far rispettare la legalità, possa prevalere finalmente l’interesse pubblico. L’auspicio della mia comunità è quella di riappropriarsi delle aree, che tra l’altro sta continuando a pagare con un oneroso mutuo. Non bisogna dimenticare che ad oggi, a torto o a ragione, il Comune di Lacco Ameno attende il pagamento di un milione e mezzo di euro, tra canoni e consumi di utenze, dall’attuale “finto” concessionario, nel senso che non ha titolo per farlo. E non cambia nulla dal punto di vista strettamente politico: noi riteniamo che l’approdo turistico debba costituire – come costituirà – una risorsa per l’intera comunità. Non è più possibile tollerare investimenti ad opera del pubblico, e incassi a favore del privato, in spregio alle normative vigenti, in spregio ai contratti all’epoca sottoscritti, in spregio a quanto già un Commissario prefettizio al posto mio nel 2020 ha ordinato, in spregio a quanto finalmente si evince anche da un provvedimento di un Giudice che ha letto le carte e ha definito questi signori senza titolo. Si sono sempre autoassegnati una proroga che non trova riscontro in nessuna norma, soprattutto non lo trova nella norma del 2022, ma questo fino ad oggi non era emerso da nessun provvedimento. Negli anni passati hanno usufruito di una proroga-covid già di per sé discutibilissima – perché avrebbe dovuto avere ad oggetto le concessioni e non le subconcessioni – che noi abbiamo rispettato, come è giusto che sia, pur non condividendo assolutamente le decisioni del Tar; ma chiaramente quella proroga sanciva inequivocabilmente che cessava entro tre mesi dalla conclusione dello stato di emergenza. Quest’ultimo, ricordiamo, era finito a marzo, quindi dal 1° luglio 2022 noi ritenevamo e riteniamo che questo concessionario non abbia nessun titolo per ormeggiare barche nel porto di Lacco Ameno. Ovviamente, per tornare alla domanda principale, adotteremo ogni tipo di misura per non rendere il Comune, dunque l’istituzione, complice di un’attività abusiva».

«Finalmente abbiamo trovato un “giudice a Berlino”: il provvedimento del magistrato concilia con i veri valori e spinge a credere nella giustizia. Esso conferma quanto abbiamo sempre sostenuto: questo concessionario dell’approdo turistico di Lacco Ameno opera da anni senza titolo. Dunque un’attività abusiva di ormeggio nel nostro comune, che l’ente non tollerava e continua a non tollerare»

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Guardando a posteriori questa lunghissima vicenda, da alcuni etichettata come “telenovela”, non c’era verso di chiudere la partita prima di andarsi a impelagare in questo intreccio giudiziario apparentemente senza fine?

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«Questa è una bella domanda che non può trovare risposta in poche battute. Provo ad essere chiaro senza sfuggire a quanto richiesto: la scelta dell’approvazione del project financing del 2016 fu figlia di una valutazione tecnico-politica della mia prima amministrazione, che ritenne quella proposta di interesse pubblico. Si rendeva necessario valutare tale proposta fosse solo perché il Comune in dissesto finanziario non aveva grosse alternative, ma la stessa proposta offriva al Comune una opzione di investimenti in lavori e di canone affinché il Comune riuscisse a pagare il mutuo, contratto come tutti sanno con la Cassa Depositi e Prestiti per circa 180mila euro all’anno come quota di ammortamento a carico della comunità lacchese, più i consumi. La verità è che noi dopo sette anni registriamo che tale proposta di project financing fu un errore perché non si è rivelata di interesse pubblico: non ci sono né gli investimenti nei lavori, e non ci sono i canoni versati. In più, addirittura, non ci sono restituiti nemmeno i consumi. E ciò espone l’ente anche a un danno erariale, per cui come dicevo prima non ci presteremo, come ente, come istituzione e come Stato, a una gestione abusiva di questa portata. Non sono pentito, perché come è giusto che sia io mi assumo sempre la responsabilità derivante dal ruolo: all’epoca non avevamo alternative, e pensi che per quell’affidamento c’è ancora un’inchiesta in corso, io sono ancora indagato insieme alla giunta dell’epoca, ai professionisti e a quanti ebbero titolo in quella vicenda. Oggi sono mutate le condizioni, a partire dalle condizioni dell’ente. Quando lei mi chiede se non c’era altro verso, rispondo che c’è sempre un altro verso, ma il problema è che non c’è più titolo, perché voglio ricordare che il titolo fu tolto al concessionario per morosità dal Commissario prefettizio».

«Riteniamo che l’approdo turistico debba costituire una risorsa per l’intera comunità. Non è più possibile tollerare investimenti ad opera del pubblico, e incassi a favore del privato, in spregio alle normative vigenti, ai contratti all’epoca sottoscritti, a quanto già un Commissario prefettizio nel 2020 ha ordinato, a quanto finalmente si evince anche da un provvedimento di un Giudice che ha letto le carte e ha definito questi signori “senza titolo”»

Intanto Perrella ha chiesto il distacco della fornitura idrica a tutti gli immobili oggetto di Resa. Come giudica questa iniziativa?

«Guarda, all’inizio non volevo crederci, pensavo ad una barzelletta. Poi ho preso atto dell’esposto diffida mandato a tutte le autorità competenti e quindi dico che ci sarebbe da piangere se non ci fosse da ridere. Insomma, mi è tornato alla mente Nerone quando ordinò l’incendio di Roma nella speranza di costruire la villa imperiale».

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