CRONACA

Tre anni dopo, si riapre il portone della Chiesa dell’Addolorata

Dopo la rimozione del campanile ultimata nei giorni scorsi, ieri il primo accesso e sopralluogo nel luogo di culto dopo il terremoto del 21 agosto 2017. Emozione e commozione, Il sindaco Castagna: «Ricordo quando arrivai qui, non basterà una vita per dimenticare»

Non poteva essere una mattinata come tutte le altre e così è stato, non fosse altro che per l’elevato valore simbolico di un gesto, un semplice gesto. Nei giorni scorsi la rimozione temporanea del campanile da parte di una ditta specializzata era stata il primo segnale del vento che finalmente cominciava a spirare, ma ieri mattina – pochi minuti dopo mezzogiorno – per la prima volta il portone della Chiesa Santa Maria dei Suffragi detta del Purgatorio, o se preferite più semplicemente la Chiesa dell’Addolorata, si è riaperto a distanza di quasi tre anni di distanza.

Quella maledetta sera del 21 agosto 2017, alle 20.57, per la verità non era stato chiuso da un sacerdote o da un addetto: la violenta scossa di terremoto aveva seriamente minato l’edificio di culto, rendendolo inagibile e stroncando anche l’esistenza della povera Lina Balestrieri, una delle due vittime del sisma, colpevole soltanto di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, se l’aggettivo sbagliato può essere usato quando facciamo riferimento alla Casa di Dio. Sul posto, oltre ad una folta delegazione di giornalisti, una rappresentanza dell’amministrazione comunale composta dal sindaco Giovan Battista Castagna, dal presidente del civico consesso Nunzia Piro, dagli assessori Stani Senese e Fenina Senese. Lo staff tecnico del Comune era guidato dall’ingegnere Mimmo Baldino, quello del commissariato per la ricostruzione dal collega Sabato Sergio.

Entrare in quella Chiesa, non lo nascondiamo, ha fatto un certo effetto. Perché, a parte le campane che erano state poste all’interno del luogo di culto dai tecnici della ditta che le aveva estratte dal campanile, si respirava un’atmosfera a dir poco surreale. Pareva davvero che il tempo si fosse fermato. Gli abiti talari appesi alle stampelle pieni di polvere, detriti dappertutto, crepe che trasmettevano in maniera inequivocabile il modo pauroso in cui nell’agosto di tre anni fa la terra avesse tremato, suppellettili cadute o spostate dalla violenta scossa che erano rimaste lì dov’erano. Lo sguardo del cronista teso a questi dettagli, quello dei tecnici invece ad prima sommaria occhiata alla struttura per capire non soltanto le condizioni in cui versa la stessa ma anche i lavori che sarà necessario effettuare per riportarla agli antichi splendori e soprattutto alla fruizione dei fedeli che non aspettano altro che poter tornare in quella Chiesa per tanti casamicciolesi della zona alta rappresentava e rappresenta tuttora una sorta di seconda casa.

Nel mettere piede nella Chiesa dell’Addolorata, anche il sindaco Giovan Battista Castagna non è riuscito a nascondere la sua emozione: “Sono commosso più che emozionato, è tanta la gioia di rivedere una Chiesa che io ricordo con particolare affetto per la funzione del Venerdì Santo che si svolgeva proprio qui. La mente torna indietro nel tempo a quel 21 agosto, quando arrivai qui e c’era il corpo senza vita della povera signora Lina, dimenticare quello che è accaduto e francamente impossibile, non basterà una vita. Ma oggi vedere la luce che filtra da quella porta d’ingresso rappresenta un segno di speranza. Spero e sono sicuro che questo edificio potrà diventare un luogo simbolo della ricostruzione”.

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