CRONACAPRIMO PIANO

Tre associazioni, 25 avvisi di garanzia: le vie dello spaccio sono infinite

Le indagini hanno preso il via nel lontano 2015 e sono state condotte dai carabinieri del Nucleo Operativo di Ischia: adesso arrivano le “sfogliatelle” a carico di un esercito di indagati

Una indagine lunga e articolata, che risale ad oltre quattro anni fa e che forse proprio per questo non si è conclusa con l’emissione di ordinanze di custodia in carcere o comunque misure di altra natura ma semplicemente con l’emissione di 25 avvisi di garanzia. Un’attività investigativa, quella condotta dai carabinieri di Ischia, che ha permesso di acquisire gravi indizi di colpevolezza su tre associazioni per delinquere finalizzate al traffico di sostanze stupefacenti, tutte attive sull’isola d’Ischia.

Prima di scendere nei dettagli, allora, ecco una mappa della strutturazione di quello che era un apparato ben strutturato e all’interno del quale ognuno ricopriva specifiche mansioni. I promotori dell’organizzazione ribattezzata “Iscla Maior”, operavano sulla nostra isola mediante più fiduciari e/o referenti, che avevano il compito di organizzare il trasporto e l’approvvigionamento della materia prima (ossia la sostanza stupefacente) sull’isola, di scegliere i corrieri, di custodire la droga e organizzare la distribuzione mediante i pushers (spesso anche minorenni) scelti personalmente dai fiduciari con l’avallo dei vertici dell’organizzazione. L’associazione “Casa in insula”, invece, è frutto o conseguenza del successivo step investigativo che è stato dedicato all’identificazione delle fonti dalle quali il pusher di turno traeva le dosi di stupefacente che poi immetteva nel sempre fiorente mercato locale. E in effetti le risultanze raccolte dai militari dell’Arma hanno consentito di dimostrare l’esistenza di una seconda organizzazione criminosa dedita allo spaccio e che rispetto alle altre aveva la peculiarità di operare solo ed esclusivamente in determinate fasce orarie e in una limitata piazza di spaccio localizzata nel territorio di Casamicciola Terme, vero e proprio “epicentro”. L’associazione “Parthenope”, infine, ha la sua genesi quando nel 2014 avviene il sequestro di una modica quantità di cocaina operato nel 2014 nei confronti di un giovane partenopeo che aveva mantenuto contatti con alcuni dei personaggi coinvolti nelle precedenti due organizzazioni: da questa operazione veniva fuori un supplemento d’indagine che portava alla scoperta dell’esistenza di un terzo sodalizio criminoso operante tra Napoli e Ischia, il cui vertice riusciva a muoversi attraverso una articolata organizzazione costituita da insospettabili corrieri a cui era affidato il delicato compito di trasportare ingenti quantitativi di droga.

Una struttura capillare ed organizzatissima controllava la piazza isolana e il traffico di sostanze stupefacenti. “Iscla Maior”, “Casa in insula” e “Parthenope” le tre “cellule” criminali individuate dagli inquirenti sull’asse tra l’isola e la vicina terraferma

L’elenco dei soggetti raggiunti dall’informazione di garanzia è ampio e variegato e manco a dirlo comprende volti noti anche sulla nostra isola. Si tratta nello specifico dei seguenti soggetti: Ruben Barbato, Giuseppe Caliendo, Loreta Costa, Daniele Del Re, Bruno Di Pietro, Luigi Espositore, Leonarda Foglia, Giuseppe Formigli, Giovanni Lemme, Sabrina Mazzella, Pietro Pesce, Nerino Rotolo, Gianluca Rotolo, Giovanni Sollo, Antonio Buono, Antonio Castagliuolo, Anna Teresa Cervasio, Michele Orru, Ciro Masiello, Gennaro Masiello, Pasquale Masiello, Antonio Ruggiero, Vincenzo Vitale, Antonio Del Prete, Antonio Schiazzano. Il primo pesante capo d’accusa relativo allo spaccio riguarda proprio Giuseppe Formigli, Pietro Pesce, Ruben Barbato, Giuseppe Caliendo, Loreta Costa, Luigi Espositore, Nerino Rotolo, Gianluca Rotolo, Leonarda Foglia, Giovanni Lemme, Bruno Di Pietro, Giovanni Sollo, Antonio Del Prete e Daniele Del Re “per il reato previsto e punito dagli artt. 74 comma 1, 2 e 3 del DPR 309/90 “per essersi associati tra loro, e con Migliaccio Giovanni Battista, minore all’epoca dei fatti e per il quale si procede separatamente, in un gruppo criminale articolato su più livelli, allo scopo di commettere più delitti tra quelli previsti dall’art. 3 del citato DPR al fine di commercializzare ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina, hashish e marijuana ottenendo il controllo dello spaccio sull’isola d’Ischia”.

IL FILONE DENOMINATO “ISCLA MAIOR”

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Nei capi di imputazione di seguito riportati si intuisce chiaramente come ciascuno dei soggetti a capo di questa organizzazione avesse un compito ben preciso e delineati, Formigli, ad esempio, gestiva i contatti con i pushers; Pietro Pesce, insieme al Caliendo ed alla Costa, coordinava l’attività di cessione della sostanza stupefacente, custodendone ingenti quantitativi in favore del gruppo criminale e organizzando la commercializzazione della droga facendo di fatto da riferimento a Ischia di Giuseppe Formigli; Ruben Barbato invece di fatto aveva coordinato – subentrando nel ruolo proprio al Pesce – le attività degli altri sodali e curava con attenzione il “lavoro” svolto da Nerino Rotolo, Gianluca Rotolo e Giovanni Sollo, prendendo parte ad incontri con gli acquirenti e mettendosi completamente a disposizione del sodalizio. A Giuseppe Caliendo, Loreta Costa e Luigi Espositore, invece, viene contestato di essersi dedicati alla vendita al dettaglio di stupefacente.

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Un ruolo importante, secondo le risultanze dell’indagine, lo ricoprivano anche Nerino Rotolo e Gianluca Rotolo, che di fatto sotto le direttive di Pesce prima e Barbato poi trasportavano la droga da Napoli a Ischia, passaggio assolutamente fondamentale per poter esercitare successivamente l’illecita attività. Ma in questa organizzazione ognuno aveva un compito ben specifico: secondo gli inquirenti Leonarda Foglia faceva da “vedetta” per Ruben Barbato prestando attenzione all’eventuale arrivo di forze dell’ordine. Tutti fatti, quelli contestati, consumati sull’isola d’Ischia nel corso dell’anno solare 2015 e quindi anche decisamente datati. Ovviamente con l’aggravante dell’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, visto il numero di soggetti coinvolti. Il filone in oggetto, a forte connotazione ischitana, è stato non a caso ribattezzato dagli investigatori con l’appellativo “Iscla Maior”.

GLI INTRECCI DELL’ASSOCIAZIONE “CASA IN INSULA”

La seconda associazione contestata, ossia “Casa in insula”, ci riguarda in ogni caso parimenti da vicino e il nome a riguardo è più di un indizio. Ne risultano coinvolti Antonio Castagliuolo, Antonio Del Prete, Anna Teresa Cervasio, Antonio Buono e Michele Orru. Per quanto riguarda le contestazioni dei pubblici ministeri Giuseppe Visone e Cristina Garatoli si parte dal “Tartaro” Castagliuolo che “in qualità di promotore e organizzatori dell’associazione, gestendo contatti diretti con i pushers, impartendo direttive agli altri membri dell’associazione, custodendo la sostanza stupefacente ed organizzandone la commercializzazione, attraverso contatti diretti con i pushers nonché curando gli aspetti finanziari del gruppo”. Riguardo ad Antonio Del Prete si mette in risalto il suo ruolo di coordinatore dell’attività di cessione di sostanze stupefacenti “attraverso contatti diretti con gli acquirenti e con gli altri membri dell’associazione e di fatto dedicandosi alla cessione di sostanza stupefacente fornitagli dal Castagliuolo”. Anna Teresa Cervasio aveva a sua volta il compito di assistere il Del Prete e faceva sempre riferimento al “Tartaro” così come Antonio Buono e Michele Orru’. La terza associazione a delinquere contestata, quella denominata “Parthenope”, come detto in apertura si svolge sull’asse Napoli-Ischia ma vede i soggetti isolani svolgere ruoli significativi ma certo di minor rilievo al punto che nella stessa risultano essere coinvolti Ciro Masiello, Antonio Ruggiero, Vincenzo Vitale, Gennaro Masiello e Pasquale Masiello.

E’ decisamente nutrito l’elenco delle cessioni di sostanze stupefacenti effettuate dai singoli indagati, per quanto riguarda quelle avvenute sull’isola se ne contano almeno un centinaio documentate e non a caso gli atti riportano anche i nominativi di tutti gli acquirenti, a dimostrazione di un mercato che sull’isola purtroppo è davvero molto più fiorente di quanto si possa credere. Le lunghe indagini furono condotte all’epoca dai carabinieri del Nucleo Operativo, guidati dal luogotenente Sergio De Luca.

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