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Tremano Ischia e Casamicciola, pignoramento da 631.000 euro

La “sfogliatella” è stata indirizzata ai due Comuni isolani dal liquidatore del Consorzio Unico di Bacino delle Province di Napoli e Caserta e riguarda il mancato pagamento di somme dovute per lo smaltimento dei rifiuti. I due enti locali si erano visti rigettare la precedente opposizione e adesso la situazione si fa nera

Una vera e propria mazzata è quella che si è abbattuta sul capo dei Comuni di Ischia e Casamicciola, che si sono viste notificare dalla sezione distaccata di Ischia del Tribunale di Napoli un atto di pignoramento verso terzi. La “sfogliatella” vede come soggetto mittente il Consorzio Unico di Bacino delle Province di Napoli e Caserta e nello specifico del liquidatore Francescopaolo Ventiglia. La vicenda in questione parte da lontano e trae la sua origine da un decreto ingiuntivo del 30 maggio 2008 successivo al rigetto dell’opposizione con sentenza del Tribunale di Napoli. Di fatto il consorzio vanta crediti dai due enti locali: da Ischia la somma reclamata è di euro 345.463,52, da Casamicciola 286.334,18. In entrambi i casi, ovviamente, non sono compresi interessi legali e spese del procedimento monitorio. Nell’atto vengono citate anche le rispettive tesorerie comunali che sono rispettivamente la Banca Monte dei Paschi di Siena per il Comune di Ischia e la Banca di Credito Popolare di Torre del Greco per quello di Casamicciola Terme. Ai due istituti di credito, come da prassi consolidata, è stato intimato – quali terzi pignorati – dall’astenersi da qualunque atto diretto a sottrarre dalla garanzia dei crediti le somme sottoposte a pignoramento e comunque a non disporne senza il preventivo ordine del giudice.

Il rigetto dell’opposizione era arrivato nella primavera del 2019 ed aveva rappresentato il primo step di un cammino tortuoso caratterizzato dal mancato pagamento di somme dovute per lo smaltimento dei rifiuti. Nella sentenza del tribunale civile, si leggeva che “con ricorso del 27 maggio 2008 il Consorzio dei Comuni di Bacino Na1 dopo avere premesso di avere effettuato per una serie di Comuni, tra questi il Comune di Ischia e quello di Casamicciola Terme, lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani dal 1995 al 1998, che il servizio di conferimento era stato effettuato dalla società Risan srl, poi Ecoltech srl e poi Eurowaste srl che era stato dichiarato il fallimento della predetta società, che i Comuni erano obbligati in solido con la ditta alla quale era stato appaltato il servizio di raccolta dei rifiuti, che non era stata mai comunicata alcuna liberatoria nei confronti dei Comuni, ha chiesto di ingiungere al Comune di Ischia ed a quello di Casamicciola Terme il pagamento, rispettivamente, della somma di euro 345.463,52 e di quella di euro 286.463,52. Il Comune di Ischia si è opposto al decreto contestando di essere obbligato al pagamento della somma ingiunta tenuto conto che non aveva dato alcun incarico al Consorzio, che non aveva sottoscritto alcun contratto, che lo smaltimento era stato effettuato dalla Risan, dalla Ecoltech e quindi dalla Eurowaste, che tutte le fatture depositate erano intestate alla Risan srl, che le lettere di riconoscimento del debito erano state firmate dalla Ecoltech, che il credito era prescritto, che difettava la prova del rapporto tra le parti, dell’esistenza del contratto, delle condizioni poste alla base dello stesso, che a tal fine erano insufficienti le fatture in quanto atti di parte, che anche le scritture contabili depositate contenevano numerose correzioni e non erano autenticate da notaio. Il Comune di Casamicciola Terme si è opposto al decreto ingiuntivo sulla base degli stessi argomenti prospettati dal Comune di Ischia”.

Il Consorzio invece aveva “resistito alle opposizioni evidenziando di essere un soggetto politico deputato istituzionalmente a gestire lo smaltimento dei rifiuti su incarico del Commissario per l’Emergenza Rifiuti, che a tale organo spettavano le decisioni in ordine all’apertura dei siti e degli impianti di smaltimento, all’individuazione dei soggetti che dovevano gestirli e che potevano conferire i rifiuti, nonché del corrispettivo per il servizio, che il Commissario gli aveva affidato lo smaltimento dei rifiuti provenienti dai Comuni di Ischia e Casamicciola Terme, che la fonte dei rapporti con gli opponenti era costituita dagli atti del Commissario per l’emergenza rifiuti. Tutto ciò premesso l’opposizione non è fondata”. Il Tribunale Civile da parte sua aveva quindi motivato il proprio rigetto:“Non è oggetto di contestazione – si leggeva nella sentenza – che il Consorzio abbia smaltito negli anni dal 1995 al 1998 anche i rifiuti provenienti dai Comuni di Ischia e Casamicciola Terme. Si tratta di un compito che è stato svolto dall’opposto nella sua veste di soggetto pubblico istituzionalmente deputato al trattamento ed allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani nella Regione Campania. Quanto poi alla circostanza che il concreto conferimento dei rifiuti sia stato eseguito dalle società alle quali i Comuni opponenti avevano affidato il servizio di raccolta e trasporto a discarica, deve affermarsi che la stessa non vale ad esonerare gli opponenti dall’obbligo di pagare il costo del servizio di smaltimento. Questo è stato reso in loro favore cosicché l’obbligo di pagare il corrispettivo deve anche affermato anche nei loro confronti”. Poi i riflettori venivanopuntati sull’entità del credito richiesto dal consorzio e a tal uopo il magistrato precisava che “va evidenziato che gli importi richiesti sono stati collegati alle fatture depositate. In tali documenti è riportato il Comune conferente e la quantità di rifiuti condotta in discarica. Si tratta di documenti predisposti dallo stesso creditore che però indicano con precisione la prestazione eseguita e il suo corrispettivo. I dati di tali documenti non sono stati oggetto di specifica contestazione”. Adesso il pignoramento che laddove non appellato costerebbe davvero tanto alle casse comunali, visto che gli enti locali di questi tempi certo non godono ottima salute. Tra l’altro le somme che verrebbero temporaneamente bloccate sarebbero comprensive delle spese e dunque sarebbero “caricate” di un’ulteriore 50 per cento.

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