CULTURA & SOCIETA'

Troppi progetti spariti per la “ricostruzione” di Ischia Ponte. Il borgo risplende ancora di luce propria, ma fino a quando?

E la triste storia di una località trascurata, manipolata, bistrattata,illusa, offesa nella sua identità storica e culturale

Siamo nel 2020 e per l’antico Borgo poco o niente è cambiato. C’è stato solo l’inevitabile processo generazionale e i…”Venerdì del Borgo in festa” con qualcuno anche invernale come quello del cioccolato. Ma è tutta roba dello scorso anno. E’ destino che i progetti che si ordinano e si redigono per rinnovare la vecchia Ischia Ponte dal lato del mare, vengono, dopo la visione al pubblico, a mò di fumo negli occhi, tutti accantonati, fatti finire nel fondo di un cassetto e lì dimenticati per non essere mai più “riesumati”. E la triste storia di una località trascurata, manipolata, bistrattata,illusa, offesa nella sua identità storica e culturale che peggio non la si poteva mortificare. Il Borgo di Celsa, perché è di questo luogo che parliamo, quando era l’antico Borgo di Celsa, brillava nella semplicità, di luce propria, col suo popolo sottomesso ai signori dell’epoca, ma vivo e laborioso che seguiva e collaborava con le autorità del tempo e con le Casate gentilizie ivi stabilitesi, alla graduale trasformazione del territorio che si evolveva e cresceva attraverso la realizzazione di opere pubbliche mirate e di insediamenti abitativi rivieraschi nuovi che sono riusciti a sfidare i secoli fino ad arrivare ai nostri giorni, senza cedere di una sola pietra. Se proprio si vuol parlare di pietre, bisogna riportarsi alle pietre grigie, o meglio ai basoli grigi di piperno che dal 1441 rivestono lo storico ed antico ponte aragonese che congiunge il Borgo col Castello per permettere alle origini, un più agevole passaggio degli abitanti, i soldati, i dignitari di Corte ed il capitolo Della Cattedrale con il Vescovo, dall’insula Minor (il Castello) all’insula Major (Ischia e gli atri suoi versanti). Questi basoli di pietra di piperno, da qualche anno a questa parte, esaurendo la loro secolare resistenza, sono venuti giù, l’uno dopo l’altro, almeno lungo le fiancate, in particolare quella che si affaccia sul golfo in direzione degli scogli di Sant’Anna e Cartaromana. Qui in forma del tutto provvisoria si ò rimediato al riverstimento delle pareti con basoli di fortuna, non certamente originali. Però l’intervento c’è stato. Ora si attende che si completano i lavori lungo il ponte aragonese con la sistemazione dei muretti a sedere. Ormai l’anno nuovo è alle porte. C’è tempo, direbbe qualcuno…

michelelubrano@yahoo.it

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