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Truffa cellulari, Lucio Pilato respinge ogni accusa

ISCHIA. È stato un interrogatorio piuttosto veloce, quello di Lucio Pilato davanti al Gip ieri mattina. L’indagato si è presentato al magistrato assistito dall’avvocato Mitty De Girolamo, che ha depositato una corposa memoria difensiva con annessi allegati. Nessuna dichiarazione ufficiale sull’andamento dell’interrogatorio di garanzia, ma a quanto pare l’indagato ha negato ogni addebito. Ponendosi verosimilmente in rotta di collisione con la versione di almeno un altro degli indagati.
Com’è noto, Pilato è gravato dalla misura cautelare del divieto di dimora a Ischia, in relazione alla vicenda deflagrata grazie alle indagini dei carabinieri di Ischia a partire dal gennaio 2018 dopo una denuncia contro ignoti sporta da un residente. Questi aveva ricevuto, per posta, una fattura di un gestore mobile attraverso la quale aveva scoperto l’attivazione a sua insaputa di un numero telefonico mobile a lui intestato; l’utenza era abbinata ad un’offerta commerciale che prevedeva l’assegnazione di un costoso smartphone – mai ordinato e mai ricevuto – da pagare in trenta rate mensili con addebito sulla propria carta di credito. I successivi accertamenti, eseguiti mediante l’analisi di documentazione contrattuale ed acquisizione di testimonianze, hanno permesso agli inquirenti di ipotizzare l’esistenza di un sistema criminoso nel quale sono coinvolti gli altri due indagati,Vittorio Pilato e Pasquale Schiano, che ha permesso di stipulare numerosi contratti fittizi a carico di ignari clienti residenti su tutto il territorio nazionale ed anche – in un caso – in Svizzera.
Al pari del caso citato, i contratti fittizi prevedevano l’assegnazione di costosissimi telefoni cellulari di ultima generazione che i clienti non avevano mai ordinato né tantomeno ricevuto; i telefoni in questione venivano, invece, rivenduti dall’indagato ovvero utilizzati da lui o dai propri parenti.
In una circostanza venne sporta una denuncia di furto, ritenuta falsa dagli investigatori, presso un ufficio di Polizia di Napoli in cui l’indagato principale, fornendo un’identità falsa, ha attestato fittiziamente di aver subito il furto con strappo di un telefono cellulare per inviare poi la denuncia a una società assicurativa e ottenere uno smartphone nuovo che ha potuto rivendere a una terza persona ignara.
Secondo l’accusa, per garantire che il sistema criminale funzionasse i tre indagati, in particolare il gestore del centro, Lucio Pilato, avrebbero utilizzato carte di credito intestate a ignari soggetti fisici e giuridici, rivendendo i cellulari provenienti dai delitti attraverso circuiti commerciali legali con rilascio di regolari ricevute fiscali.

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