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RIEPILOGO – Il cardinale Crescenzio Sepe agli sfollati: «La  Chiesa non vi abbandonerà»

La sua visita, al pari di quella del presidente Sergio Mattarella, era molto attesa dai cittadini casamicciolesi che nella serata del 21 agosto hanno perso tutto. E così ieri mattina, a otto giorni dall’arrivo sull’isola del capo dello Stato, Casamicciola ha ricevuto anche la visita dell’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe. Il prelato, sbarcato a Ischia attorno alle 9.40, ha raggiunto piazza Marina e quindi il centro operativo del Capricho a bordo di una vettura sulla quale era presente, tra gli altri, anche il vescovo di Ischia, monsignor Pietro Lagnese. A fare gli onori di casa è stato il direttore della Caritas diocesana di Ischia don Gioacchino Castaldi, che attendeva l’arrivo dell’arcivescovo a pochi metri dalla fontana di piazza Marina. Dopo un’energica stretta di mano e lo scambio di qualche rapida battuta, la delegazione del cardinale Sepe ha raggiunto il centro operativo, che è stato allestito nelle ore immediatamente successive al sisma presso la struttura che un tempo ospitava il rinomato “Capricho de Calise”.

All’ingresso del centro sito in piazza Marina erano presenti, muniti della consueta fascia tricolore, i sindaci dei Comuni danneggiati dal terremoto, ovvero Giovan Battista Castagna, Giacomo Pascale e Francesco Del Deo. I primi cittadini hanno accolto calorosamente l’illustre ospite, che li ha invitati ad intensificare gli sforzi per consentire alle popolazioni colpite di ritornare gradualmente alla normalità. Una volta entrato nel Capricho, il cardinale Sepe ha avuto un confronto con i responsabili della Protezione Civile e con l’architetto Giuseppe Grimaldi, che qualche giorno fa, mediante un’ordinanza sottoscritta dal capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, è stato nominato commissario delegato per l’emergenza terremoto. Successivamente, l’arcivescovo metropolita di Napoli ha preso parte ad una breve riunione privata svoltasi all’interno della sala operativa del Capricho.

L’INCONTRO PRIVATO CON I PARENTI DI LINA BALESTRIERI. Uscendo dal centro operativo, il cardinale Crescenzio Sepe ha incontrato i familiari della signora Lina Balestrieri, una delle due donne che nella tragica serata del 21 agosto ha perso la vita. Prima di entrare nell’accorsato bar “Calise” di corso Luigi Manzi, Sepe si è fermato dinanzi allo stand allestito dalla Caritas diocesana, che in queste due settimane sta aiutando gli sfollati distribuendo pasti caldi, acqua e generi di prima necessità. Le volontarie dell’organismo pastorale della CEI hanno brevemente illustrato all’arcivescovo di Napoli l’attività che stanno svolgendo sul territorio per venire incontro alle esigenze di coloro che, oltre alla casa, quella sera stavano rischiando di perdere anche il bene più prezioso, ovvero la vita. Il cardinale, plaudendo sinceramente alle iniziative intraprese dalla Caritas isolana, ha incoraggiato gli uomini e le donne di buona volontà a portare avanti con forza la propria missione. Come riferito nell’incipit di questo paragrafo, il prelato ha avuto l’opportunità di parlare con i parenti della povera Lina Balestrieri, rimasta uccisa in seguito al crollo del cornicione della chiesa dell’Addolorata.

LA VISITA ALLA CHIESA DELLA MADDALENA. Dopo l’incontro al Calise – e prima ancora di raggiungere la cosiddetta “zona rossa” – l’arcivescovo metropolita di Napoli ha fatto tappa alla basilica della Maddalena. Accompagnato nella circostanza dalle autorità civili e militari, dal vescovo Pietro Lagnese e dal parroco don Gino Ballirano, il cardinale Sepe ha potuto prendere visione dei danni subiti dalla chiesa casamicciolese, che è un punto di riferimento imprescindibile per la comunità della cittadina termale. Nei giorni scorsi, come già riferito sulle colonne del nostro quotidiano, i tecnici della Protezione Civile – sotto l’attenta supervisione dei funzionari della Soprintendenza di Napoli – hanno provveduto a trasferire in altro luogo alcune opere presenti nella basilica, e questo per impedire che le stesse siano oggetto di danni o, cosa ancor più grave, delle “attenzioni particolari” di qualche sciacallo. Che, verosimilmente, potrebbe approfittare della situazione di emergenza per mettere a segno un “colpo”.

L’ARRIVO A PIAZZA MAIO E LA PASSEGGIATA NELLA “ZONA ROSSA”. A bordo dell’automobile messa a disposizione dalla diocesi di Ischia, il cardinale Crescenzio Sepe e il vescovo Pietro Lagnese hanno raggiunto piazza Maio verso le 11,30. Prima di entrare nella cosiddetta “zona rossa”, i due prelati di Santa Romana Chiesa hanno indossato gli elmetti di protezione, obbligatori per coloro che hanno ricevuto l’autorizzazione a valicare i check-point situati all’ingresso della fascia territoriale maggiormente colpita dal sisma, e presidiati dai militari dell’Esercito. Il cardinale Sepe – assieme ad una delegazione di cittadini, giornalisti e autorità – è giunto anche nei pressi della chiesa dell’Addolorata (dove ha purtroppo trovato la morte Lina) e di quello che resta della casa dove sono stati estratti vivi Pasquale, Mattias e Ciro. Ed è proprio dinanzi alle macerie dell’abitazione della famiglia Toscano che l’arcivescovo, circondato dai Vigili del Fuoco e dalla Protezione Civile, ha pregato per le due vittime del sisma e per coloro che non hanno più un tetto sulla testa.

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Tornato a piazza Maio, il cardinale Sepe ha risposto alle domande dei giornalisti accreditati. Ribattendo ad un nostro quesito («Eminenza, perché né lei né il vescovo Lagnese avete preso le distanze dalle vignetta di Famiglia Cristiana?»), il prelato ha dichiarato: «La direzione e il vignettista del settimanale hanno chiesto scusa. Pensavano in assoluta buonafede di fare una cosa serena, tranquilla, poi hanno capito di aver sbagliato e hanno chiesto scusa». Quando però gli abbiamo fatto notare di aver glissato sulla domanda («Eminenza, però le abbiamo fatto un’altra domanda: perché non avete preso una posizione ufficiale?»), il cardinale ha risposto: «Semplicemente perché non ce n’era bisogno. Se una persona chiede scusa, che cosa vuoi di più: lo ammazzi perché ha sbagliato? Dio mio, non dobbiamo esagerare!!!!».

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Il cardinale ha poi espresso il proprio punto di vista sulla situazione che ha potuto appurare con i propri occhi: «È una situazione in cui bisogna essere molto equilibrati e sereni, evitare gli estremismi di chi dice “non è successo niente” e di chi, invece, sostiene l’esatto contrario. Dire che non è successo niente è sbagliato perché basta guardarsi intorno e vedere anche i volti della gente, che esprimono grande sofferenza ma anche tanta speranza in questo momento di ricostruzione. Sostenere che Ischia sia tutta distrutta è anch’essa un’esagerazione: basta camminare e vedere anche la tranquillità della stragrande maggioranza della popolazione, che vuole un’isola che sia attrattiva come lo è sempre stata e forse anche un po’ di più. Se tutti collaboriamo, questo obiettivo è possibile: ho sentito i sindaci, che hanno delle idee molto chiare e precise. Anche noi come Chiesa vogliamo dare dei piccoli segni come li abbiamo dati fin dal primo momento, quando abbiamo messo a disposizione le Caritas per andare incontro agli sfollati, e come stiamo facendo tutt’oggi con mille pasti al giorno. C’è tanta sensibilità, perché quando ho lanciato l’idea di fare una raccolta in tutte le parrocchie per dare un segno di solidarietà e di vicinanza, la disponibilità da parte dei fedeli è stata totale. Speriamo di poter ottenere in breve tempo qualche buon risultato».

L’arcivescovo ha poi parlato anche del suo incontro con i familiari di Lina Balestrieri: «Mi sono congratulato con loro per la dignità che hanno mostrato. Nel profondissimo dolore che si sentiva dalla loro voce, hanno saputo dare una dimostrazione di estrema serenità, anche perché sono testimoni di una vita parrocchiale e religiosa che li ha fatti e li fa amare da coloro che hanno conosciuto». La mattinata si è conclusa a piazza Maio, la zona maggiormente devastata dal sisma: qui i bambini, che hanno ricevuto la benedizione e le carezze del cardinale Sepe, hanno intonato un coro per ringraziare i Vigili del Fuoco, che non indomito coraggio hanno salvato diverse vite umane. L’auspicio è che le promesse di Sepe – così come quelle di Mattarella – si traducano presto in fatti: l’isola, per rinascere, ha bisogno non solo della solidarietà, ma anche di un serio piano di ricostruzione. Soltanto così sarà possibile impedire in futuro il ripetersi di una tragedia come quella del 21 agosto.

Francesco Castaldi

fotoservizio di Franco Trani

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