CRONACA

Turismo cafonal, alla Mandra vasi da fiori scambiati per gabinetti

In vico Ulisse, nel cuore di Ischia, a pochi passi dalla spiaggia della Mandra, la maleducazione si fa grottesca e oscena con gli ospiti poco graditi che credono di essere padroni del territorio, tanto da poterlo deturpare

A Ischia la si fa proprio nel vaso, altro che sbagliare mira e andare oltre i confini prestabiliti. Gli ospiti dell’isola d’Ischia non mancano mai di stupire per creatività, soprattutto quando i protagonisti delle azioni scavano nei meandri più reconditi del cattivo gusto e della volgarità. Cose che succedono quando un’isola così grande, che ha come vocazione naturale il turismo, il voler accogliere, non ha mai dato un’identità precisa o ha inseguito un target ben standardizzato di ospite tipico. Cosa vuole essere Ischia? Un enorme parco giochi per persone che intendono spendere poco e reputarsi per di più i padroni del territorio? O un faro, un punto di riferimento per un turismo raffinato, composto da persone che hanno a cuore la bellezza dei luoghi che visitano e intendono tutelarne le unicità? Può l’isola permettersi di far gozzovigliare scostumati di ogni sorta? Persone che scambiano Ischia per un enorme parco giochi da deturpare ogni oltre decenza? Di sicuro la maleducazione è diffusa, gli ospiti sono tanti e qualcuno si permette di essere non solo maleducato, ma volutamente offensivo.

“Vico Ulisse, segnala una giovane residente della Mandra dallo pseudonimo di Ale Vu, è quel luogo nel centro storico di Ischia ma al confine con la realtà (ndr. Sempre dimenticato da dio e dagli ischitani) dove accadono cose straordinarie. Ieri ne è successa una che fa da pendant ad un’altra accaduta lo scorso anno nello stesso periodo. Ve la racconto in breve. Avendo notato movimenti strani, apro la porta di casa e mi trovo davanti un ragazzo. Nulla di strano, penserete. Peccato che ‘sto ragazzo stesse urinando.In uno dei miei vasi. Proprio davanti alla porta. Con nonchalance. A cosa fa da pendant? Al tipo che lo scorso anno ci ha defecato, nel vaso di casa mia. Un essere umano, non un cane, che quelli sono più puliti e assennati. Ha defecato in un vaso, per strada, davanti alle porte di abitazioni private”.

Una persona, se così si può definire, nel cuore pulsante di Ischia, a pochi passi dalla vivace vita da spiaggia della Mandra, all’ombra del maestoso Castello Aragonese decide deliberatamente di dare libero sfogo ai propri istinti corporali, senza alcun ritegno, né rispetto per un’isola che è stata fin troppo benevola con un certo tipo di individui che sarebbe anche ora di caccia via dal nostro territorio. Certo non è semplice ma un’analisi va fatta.

Se nelle altre isole del golfo, a pochi chilometri situate l’una dall’altra l, certe cose non succedono, o se capitano sorprendono e suscitano scalpore, un motivo ci sarà. A Ischia c’è una sorta di rassegnazione a soffrire. I diamo il pizzico sulla pancia, incassiamo qualche migliaio di euro e nel conto ci mettiamo anche una buona dose di dignità, che spediamo ogni anno sempre di più. Come convincere i turisti da gabinetto ambulante ad andare via, non frequentare più l’isola e a non insozzare più non solo i vasi dei nostri concittadini, ma anche la reputazione dell’isola d’Ischia? La risposta è unica, con una strategia ben precisa, che fornisca una carta d’identità precisa ai poco più di 40 chilometri quadrati che riempiono una delle isole più belle ma anche martoriate di tutto il Mediterraneo. “Siamo solo bestie idiote circondati da bestie idiote, d’altra parte il simile chiama il simile. Ricorda una a dir poco arrabbiata concittadina, e non le si può dare torto, semmai risposte precise l, progetti concreti, prospettive luminose, proiettate verso un futuro radioso.

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