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Turismo, flussi in aumento: ma è vera gloria?

Di Francesco Ferrandino

ISCHIA. Il ponte di Ognissanti ha sostanzialmente segnato la tradizionale conclusione della stagione turistica isolana. L’Azienda autonoma di cura, soggiorno e turismo delle isole d’Ischia e Procida, diretta dall’ingegner Mario Rispoli, ha fornito i dati pressoché completi sugli afflussi turistici: è quindi possibile tirare le somme per un bilancio definitivo di questo 2016, e soprattutto per interpretare tali statistiche. Queste ultime, sulla scia di quelle che erano le risultanze del primo semestre dell’anno, hanno confermato il trend positivo, almeno a livello di presenze di turisti, di chi sta beneficiando l’isola d’Ischia. La cosiddetta “alta stagione”, i mesi di luglio e agosto, quelli che tradizionalmente vedono un’occupazione alberghiera prossima al “sold out”, hanno visto un afflusso di visitatori italiani sostanzialmente in linea con i dati del 2015, con piccolissime variazioni di segno negativo: meno 1,5% a luglio, e meno 4% ad agosto, numeri che su un totale di oltre 2 milioni e 300mila presenze e con i rilevanti aumenti del primo semestre riportano comunque in pari il confronto tra la stagione attuale e quella dello scorso anno. FOTO 1 PRINCIPALEA livello percentuale il discorso cambia sul fronte del turismo estero: luglio e agosto hanno infatti visto un rilevante incremento della presenza di visitatori stranieri, con percentuali variabili tra il 10 e il 12% in più. In totale, il turismo che quest’anno ha scelto Ischia è ancora una volta in ascesa rispetto allo scorso anno, con circa 70mila presenze in più rispetto al 2015. Fin qui le  fredde cifre, ma è lecito domandarsi se questa tendenza numericamente positiva abbia arrecato effettivamente riflessi concreti sulla crescita economica dell’isola d’Ischia, fortemente dipendente dall’industria turistica, certo, ma anche dall’indotto generato dal settore terziario, che cammina (o meglio dovrebbe camminare) di pari passo con quello alberghiero per generare realmente un benessere e uno sviluppo diffuso. L’arrivo di un maggior numero di turisti non è infatti garanzia di un aumento del giro d’affari: se una parte dell’afflusso, per esempio, è generato da offerte low cost, è lecito pensare che quel tipo di turismo non genererà grossi benefici per tutte le attività collegate, dallo shopping alla ristorazione. Sul tappeto i temi di sempre: la mancanza di una sinergia tra imprenditori e l’assenza, o comunque l’insufficienza, di una programmazione che coinvolga a più livelli anche le amministrazioni locali, nonostante i recenti sforzi. Un’altra costante più volte ricordata di questa stagione è stato l’involontario beneficio che la drammatica situazione geopolitica internazionale, e in particolare nel bacino mediterraneo, ha apportato all’isola, dirottando verso i nostri lidi gran parte dei flussi turistici che tradizionalmente sceglievano le mete del Nordafrica oppure del vicino Oriente, Turchia compresa. Torniamo per un attimo alle statistiche: se guardiamo alla nazionalità dei visitatori sbarcati sull’isola, oltre al significativo aumento dei tedeschi (quasi 24mila presenze in più) che rappresentano seppur con alti e bassi un mercato tradizionale per Ischia, balza agli occhi il notevole incremento di turisti inglesi. I sudditi di Sua Maestà quest’anno sono stati quasi 72mila, con un aumento percentuale di oltre il 32%, così come aumentano gli arrivi dalla Francia e in generale dai Paesi del centro-nord Europa. Invertita in senso positivo anche la tendenza per quanto riguarda il turismo russo, che dopo i dati in picchiata fino a metà 2015, quest’anno registra un più che discreto aumento. Insomma, le premesse ci sono: adesso si tratta di consolidare l’appeal dell’isola, ma soprattutto di “fare sistema”, e rendere effettiva l’equivalenza tra i flussi turistici e la ricchezza che essi apportano, necessaria per un reale sviluppo dell’intero territorio.

 

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