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Scuola: Elena, Mario e Giovanni professori per un giorno

di  Isabella Puca

Barano – Una mattinata davvero divertente e stimolante quella trascorsa ieri all’istituto comprensivo “Anna Baldino” di Barano presieduto dalla dirigente Mariarosaria Mazzella. Ospite d’onore in un laboratorio di pittura e ceramica è stata Elena, quel “pulcino sperduto” divenuto, ormai, simbolo della lotta intrapresa dalla cittadinanza per salvare la Sir ischitana. In realtà, la presenza di Elena a scuola, non è affatto casuale. Lei,  insieme a Giovanni e a Mario,  è tra gli utenti scelti dalla cooperativa Acca Parlante  per il progetto legato allo sviluppo della cittadinanza attiva, progetto teso a evidenziare e promuovere una visione della differenza secondo una connotazione di positività. «Noi di Acca Parlante, – ci racconta Egidio Ferrante, educatore professionale – abbiamo già iniziato il nostro percorso con i ragazzi; fino ad ora ci sono stati tre interventi dove, i nostri utenti, sono diventati professori per un giorno. É davvero un progetto importante per lo sviluppo della cittadinanza attiva che guarda alla diversità, e chi più dei nostri utenti può dare qualcosa in tal senso. La direttrice Mazzella, poi, ci teneva davvero tanto». La sir ha un legame forte con il comune di Barano per diciotto anni, infatti, ha avuto sede nel comune ed Elena è diventata una vera e propria icona dell’integrazione. «I ragazzi, due classi a turno, hanno fatto ai nostri utenti domande sulla loro vita, sul passato, sull’amore su ogni cosa che poteva riguardarli. Abbiamo scelto pazienti con situazioni diverse tra loro, chi arriva da un ospedale psichiatrico, chi da un ospedale psichiatrico giudiziario e un altro ancora proveniente dal territorio. Le loro storie hanno affascinato tutti, sono storie uniche e i ragazzi sono rimasti impressionati davvero». Ciascuno di loro porta con sé una storia complicata, Giovanni ha raccontato di quando giocava a calcio e Mario di quando era un professore e frequentava i teatri d’Italia per assistere all’Opera; non sono mancati cenni sugli amori vissuti in gioventù, «raccontare la loro storia – continua Egidio – significa raccontare la vita, facendolo però a modo loro. I ragazzi poi s’incuriosivano, ad esempio chiedevano a Mario degli amori passati mentre lui decantava poesie d’amore a qualche operatrice. É stata una bella esperienza anche per noi operatori, ma i ragazzi hanno capito che la diversità non fa paura. Si sono posti in maniera spontanea, non hanno pregiudizi come gli adulti». L’ultima volta che Elena era stata a scuola aveva portato con sé un sasso dipinto; chi ha avuto modo d’incontrarla conosce la sua propensione all’arte e bene hanno pensato di coinvolgerla per il laboratorio di arte. Ieri mattina, ciascun ragazzo ha portato il suo sasso e, insieme a lei, hanno dipinto. Il progetto che vede coinvolte tante associazioni del territorio, che hanno firmato con la scuola un protocollo d’intesa, durerà fino a giugno e si concluderà con una grande e colorata festa finale. Una bella esperienza davvero che arriva in un momento di forte incertezza per la salute mentale isolana che, da due anni a questa parte, non riesce ad avere la stabilità che merita. «Dopo vent’anni di lavoro dimostriamo che l’emancipazione sociale e l’ integrazione ha funzionato, non solo a Barano, ma in tutta l’isola. In fondo è proprio questo che voleva Basaglia». Un progetto davvero lodevole per la scuola di Barano diretta dalla Mazzella, al quale va il nostro plauso, che coinvolge il “diverso” per far capire alle nuove generazioni che poi, tanto diverso non è. Un giusto modo di porre le basi per un domani che visto da qui, in campo d’integrazione, sembra davvero più roseo. «I loro occhi, i loro sorrisi ti danno una forza incredibile; i nostri utenti sono pulcini sperduti che non hanno voce e gliela dobbiamo dare noi. Siamo la loro famiglia e abbiamo un duplice ruolo: quello professionale e quello emotivo; non difenderebbero mai i loro diritti e ci vuole qualcuno che lo faccia per loro. Se i ragazzi, adulti del futuro,  vivranno così  la diversità, significherà che noi, come adulti, abbiamo dato segnali positivi».

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