CRONACA

Uccelli di rovo in salsa ischitana

Ancora indiscrezioni e “malelingue” sulla Chiesa ischitana dopo che un sacerdote è stato “esiliato” in Trentino Alto Adige: e si vocifera di una donna extracomunitaria lasciata gravida sull’isola. E gli attacchi al prelato arrivano soprattutto dall’interno, sia pure debitamente anonimi

Metti che un sacerdote, che esercita la sua attività della nostra isola e che è anche alla guida di un Chiesa, di punto in bianco lasci l’isola. E venga trasferito – ma tutto sommato sarebbe meglio usare il termine “esiliato” – in Trentino Alto Adige, non proprio dietro l’angolo. Metti pure che dietro questo allontanamento da Ischia si nascondano e nel contempo si rincorrano una serie di voci. Inciuci di popolo, si dirà, eppure mai così maledettamente attendibili e che comunque rimbalzano da un lato all’altro del paese e si diffondano a una velocità supersonica tra l’altro approfittando degli strumenti dei tempi andati: non servono social e chat whatsapp (anche se non manca chi racconta gli eventi in maniera più o meno “cifrata” pure su queste piattaforme) basta il semplice passaparola, che rimane lo strumento più antico e funzionale del mondo, nonostante tutto. Voci, indiscrezioni, accuse, malignità alimentate anche dall’interno della stessa Chiesa dove non manca la “gola profonda” di turno che spiffera all’orecchio del cronista quello che sta succedendo. Che certo non è roba di poco conto.

Chiunque si professi cattolico, osservante e praticante, invocherebbe a proprio favore su questa delicata vicenda il diritto di “trasparenza ecclesiale”: tipo quello previsto in diritto amministrativo statale dalla L. n. 241/90 e successive modifiche e integrazioni: ne esisterà qualcuno parallelo nella Chiesa, o almeno vorremmo tanto che fosse così. Ed allora vorremmo tutti interrogarci su quale sarà la sorte del prelato in questione, una volta trascorso l’anno di meritato riposo e meditazione in compagnia di Heidi e delle caprette. Voci di dentro parlano di un altro scandalo in seno alla Chiesa isolana con il sacerdote che avrebbe reso gravida una cittadina straniera di stanza sull’isola. Attenzione, però, perché sempre i maligni raccontano che un fatto tanto scabroso avrebbe anche un precedente: sembra che infatti anni fa lo stesso prelato mise prena una fedelissima parrocchiana casamicciolese, vicenda che pure ebbe una serie di strascichi tenuti ben celati ma che comunque all’interno delle mura ecclesiastiche risuonarono e non poco. Adesso però anche tra i “colleghi” inizia a serpeggiare un certo malcontento al punto che non manca chi una volta e per tutte si augura che il “peccatore” possa essere ridotto allo stato laicale e messo anche in condizione di prendere in moglie proprio l’ultima fiamma.

A proposito di inciuci su questa singolare vicenda, non manca chi attraverso un profilo facebook decisamente “fake” (e dietro la cui misteriosa identità – secondo alcune voci catto clericali – si nasconderebbe un sacerdote) ha anche pubblicato alcuni post che sanno tanto di messaggi un codice. Uno di questi è abbastanza esplicativo: “No, io non mi capacito proprio. Almeno Richard Chamberlain, calato nel ruolo per finzione cinematografica, impersonava a meraviglia da parte de ‘Il prete bello’ di Goffredo Parisi. Diciamoci la verità, era nu piezz l’ommen. Mi chiedo cosa, al contrario una giovane donnina, pur dai facilissimi costumi, possa vederci in un vecchio (rispetto a lei ben ventinove anni e dico ventinove anni suonati e portati una schifezza) rattuso depravato, alto quanto un tappo di birra e brutto peggio e nu scuncigghie, come il tipo di cui disserto e dallo sguardo di pesce bavosa sguazzante in una pozzanghera di scoglio. A questo punto il dilemma non può che essere sciolto con due inferenziali possibilità risolutive: o vulije, o renar. Non mi è noto se oltre allo stipendio sovvenzionato con i fondi dell’8 x mille, il gaglioffo sia anche benestante di suo. Io invece, da donna bella e intelligente penso che un uomo debba essere, per conditio sine qua non, assolutamente strafigo. Occorre che il peccatuccio, se deve essere proprio fatto, debba valerne la pena e la candela. ‘Doti’ nascoste? Sì, capisco pure, ma staranno proprio nascoste assai sotto a qualche marrasca di streppole spinose si un tipico vallone sopra ai Frassitelli. Almeno, nel caso del quattrocchino – anzianotto anch’egli a confronto della, non certo bona, maliarda fatalona che lo carpì nella rezza, il quale pochissimi anni fa parimenti combinò il patatrac, suscitando quel poco poco di polverone scandalistico, possiamo affermare, a fatica e molto a fatica, ch’ nu requiem materne se putev pur lice”.

Poi c’è la conclusione tanto ironica quanto amara: “Non ci si faccia però sfuggire – scrive la sedicente signora – il dovere di soffermarsi altresì sul caso di quei loro compagni di lavoro che, al contrario, partendo più o meno apertamente alla parrocchia (intesa questa nell’accezione clericogergale) credendo che per loro non ci siano pericoli di infornate mal riuscite e che prima o poi possano emergere pericolosamente a galla, esercitano l’amorevole mestiere lontano dalla terra natia e dagli occhi indiscreti”. Finito? Ancora no, perché la gola profonda prima di salutare ha voluto lanciare un ultimo – chiaro – messaggio: “Qualcuno ha notizie del padre Ralph de Bricassart de noantri? Rimarrà a svernare in Trentino come uno stambecco di montagna? La fanciulla, da lui sedotta e abbandonata in stato interessante, è in buone mani? I soldi per una vita di lusso glieli ha lasciati qua o si serve di prestanomi che glieli facciano recapitare? Lo so che il nostro padre Ralph non è bello come lui. Alla giovinetta allegra però è piaciuto: ogne acqua, pure di una pozzanghera marciscente in mancanza di altro, lev ‘a set. Quando per volio sulla tavola manca il pesce, certe tipette si accontentano lu stocchpesce rinsecchito e vecchio assai. Pur ‘e purb possono fare così la loro cumparenza, la bella figura”. Chiudiamo con una considerazione, anzi due. Auguri e figli maschi (scusate l’ironia) è la prima, la seconda è che siamo messi proprio male. Con la chiesa, negli ultimi tempi, decisamente male.

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