«Un Angelo in più che prega per la comunità di Serrara Fontana»
Così il vescovo Lagnese ha ricordato don Angelo Iacono in occasione del rito funebre celebrato in Piazza nel Comune montano. Toccanti le parole del sindaco Rosario Caruso e della comunità del Ciglio che hanno ricordato «un sacerdote che ha fatto il prete fino all’ultimo momento prima di entrare in ospedale»
Sono stati i vigili urbani di Serrara Fontana ad accompagnare don Angelo Iacono nell’ultimo viaggio dall’ospedale ‘Anna Rizzoli’ fino al piazzale della cittadina isolana. E proprio lì, nella sua piazza, c’è stato il momento del commiato e l’ultimo saluto per il parroco ‘amico di tutti’. Il vescovo di Ischia monsignor Pietro Lagnese con i sacerdoti della Diocesi isolana ha officiato il funerale che ha visto la presenza contingentata di sole 30 persone. Ma dai balconi e dalle case, attraverso la diretta web, sono stati tantissimi i fedeli, gli amici che hanno voluto salutare «il figlio prediletto di Serrara Fontana che non si è mai tirato indietro. Fino alla fine». È monsignor Lagnese in un’omelia dall’alto valore spirituale a ricordare don Angelo sin da quando «arrivò a Serrara Fontana mandato da monsignor Cece in un momento particolare della vita della comunità di Serrara e subito si adoperò per consiliare gli animi e per rendere presente la Chiesa, il suo vescovo e per rendere presente il Signore Gesù». Lagnese ricorda don Angelo come un «un uomo mite, dolce, buono che è stato in mezzo a noi ed in particolare in mezzo alla comunità di Serrara per una vita intera».
Ma le parole più toccanti sono quelle del sindaco di Serrara Fontana Rosario Caruso che ha proclamato il lutto cittadino per la giornata di ieri in memoria di Don Angelo Iacono disponendo anche la chiusura di tutte le attività commerciali dalle ore 14. «Caro Don Angelo, – ha detto il sindaco con voce rotta dall’emozione – oggi c’è il sole e non poteva che esserci per te che sei stato come il Sole per la tua comunità. Pochi giorni fa, il 16 novembre hai compiuto 82 anni. Una vita spesa per la Tua comunità parrocchiale, un territorio a cui tenevi tantissimo. Lo si capiva dalla luce che emanavano i tuoi occhi quando raccontavi di fatti storici del nostro paese, dei tempi della guerra, dei racconti dei tuoi nonni, di personaggi conosciuti e non, delle tradizioni contadine, delle sofferenze dovute alla povertà in un territorio che non aveva conosciuto ancora lo sviluppo turistico ed i suoi effetti benefici per l’intera Isola. Anche se sono stati tempi difficili ne parlavi con nostalgia». Rosario Caruso ha ricordato don Angelo come «la memoria storica di Serrara e oggi sono convinto che con Te se ne va un pezzo grande ed importante dei ricordi di questo territorio».
Un ricordo, quello del sindaco, da uomo e cittadino di Serrara prim’ancora che di sindaco. «Quanti di noi sono cresciuti con Te, sono diventati uomini, donne, padri e madri. Quanti ricordi affollano la mente. Il catechismo da ragazzino: con gli altri bambini ti aspettavamo in Piazza e quando ti vedevamo scendere, rigorosamente a piedi, ci avvicinavamo alla porta della Chiesa per entrare insieme. Sulla porta Ti levavi il cappello, ci inginocchiavamo si diceva la preghiera tutti insieme e solo dopo si entrava. Guai a non rispettare questa regola. A maggio nel mese dedicato alla Madonna premiavi chi era venuto più spesso a messa e per noi era una gara, per me Gino e gli altri coetanei. Nella ricorrenza della settimana Santa ci portavi ad Ischia Ponte per la benedizione dell’olio Santo per noi era una festa partecipare con Te a quella celebrazione. Da Te abbiamo ricevuto il sacramento della comunione, della cresima del matrimonio ed hai battezzato i nostri figli.
Ci hai visto crescere e ci hai spronato ad impegnarci nella vita. Eri contento per ognuno di noi che dimostrava valore nel lavoro, nella professione, nello studio. Ci hai insegnato ad essere persone rispettose degli altri e cattolici che devono partecipare alle funzioni domenicali. Quante prediche ho ascoltato in cui esortavi i parrocchiani a partecipare alla messa domenicale, a volte rimproveravi proprio chi era mancato da tanto tempo e veniva in occasione di una celebrazione o di un sacramento. Su queste cose eri severo, a volte duro ma solo all’inizio. Per i giovani di questo Paese hai speso sempre parole di incoraggiamento, eri contento quando si organizzavano eventi per il territorio e proprio Tu sei stato uno dei fautori della realizzazione della rappresentazione della Passione di Gesù prima in Chiesa e poi all’aperto. Quante volte durante l’inverno rientrando a casa dopo la messa serale ti fermavi ad ascoltarci divertito nella sala Lorenzo Fiore mentre facevamo le prove per la commedia natalizia».
Ed ancora: «Per i ragazzi del territorio sei stato sempre disponibile, come per l’asilo dato in locazione al Comune per un prezzo modestissimo perchè “è per i bambini” dicevi. Era il 2002, credo, quando venni a chiederti di vendere il terreno della parrocchia per realizzare un campo per i giovani del Comune. La risposta fu subito affermativa e da lì che siamo partiti per poi acquistare altri fondi di terreno dove oggi sorge il Campo di calcetto. In quel luogo ho voluto mettere una targa, insieme con l’Amministrazione, per ricordare che quella struttura è stata realizzata dopo tanti decenni grazie alla disponibilità di persone come Don Angelo. Come non ricordare i lavori di sistemazione della Chiesa parrocchiale fortemente voluti da Te. Come non riconoscerti il coraggio nell’affrontare un impegno gravoso ed il merito di aver realizzato un gioiello di architettura rupestre che tutti ammirano al Ciglio. Credo che quell’opera è uno dei doni più belli che hai fatto all’intera Isola ed alla Chiesa.
È un Tuo merito e di chi ha collaborato con Te al Ciglio. Come non ricordare il tuo essere sempre una persona trasparente e sulla quale poter contare. Da Te ho ricevuto solo bene e ho cercato sempre di ricambiare comportandomi con Te con la massima correttezza, rispetto e riconoscenza». Ed in fine un sentito ringraziamento «perché nonostante la Tua età e qualche acciacco hai continuato ad accudire spiritualmente la Tua comunità». Il sindaco ha ricordato anche «le poesie in dialetto serrarese, gli amici di Pontedera, Comune gemellato con Serrara Fontana, amici che accoglievi sempre con grande affetto, piacere e semplicità». Ed ancora «Ricorderò, ricorderemo sempre il Tuo sorriso, il Tuo alzare le spalle per dire” lascia stare” , i Tuoi pizzicotti, il Tuo girare per il Paese con la stola bianca per dare la comunione agli ammalati, la Tua laboriosità nei campi, la Tua passione per le nostre tradizioni una fra tutte: fare il pane in casa, l’amore per i fiori, la devozione alla Madonna a San Vincenzo ed a San Ciro».
E poi la voce della comunità di Serrara Fontana che ha ribadito con affetto il ricordo di don Angelo. Per tutti «è stato un amico, un fratello. Un uomo umile e vicino alla sua gente. Carattere burbero, a tratti duro, solo apparenza perché sotto quella scorza c’era tanto amore per la sua gente. Tantissimi ricordano i suoi “pizzicotti” quelli che facevano saltare adulti e bambini ma che erano dati con il sorriso e non per punizione. Non tollerava la mancanza di rispetto in Chiesa, lo insegnava ai bambini e non aveva paura di ricordarlo anche agli adulti». Tutti gli abitanti di Serrara Fontana hanno almeno un ricordo che li lega a don Angelo. «Ognuno di noi ora ha un motivo per il quale piangere per lui». Prima dell’ultima benedizione della salma tra gli occhi gonfi di lacrime della comunità del Ciglio, «chiesa riportata all’atavica bellezza proprio da don Angelo», monsignor Lagnese ha chiosato «Un Angelo in più che prega per la comunità di Serrara Fontana».