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UN BIGLIETTO PER SOFFRIRE E A VOLTE MORIRE

DI GAETANO MONTEFUSCO

Il viaggio dei migranti della Sea Watch è andato a buon fine. Sono scesi dalla nave i 47 viaggiatori e saranno distribuiti in vari Stati. E’ stato però un viaggio sofferto, qualcuno dei loro compagni è morto, i sopravvissuti si sono visti rifiutati, si sono sentiti oggetto di contesa tra partiti politici, ma poi alla fine hanno concluso il viaggio recuperando almeno i costi del biglietto. Sì, perché, questi sventurati quando si imbarcano accettano il rischio mortale di un viaggio e un quid di sofferenza pagando un costoso biglietto solo perchè sperano in una vita migliore. Tutti gli occhi e i cuori sono concentrati su di loro e troppo spesso dimentichiamo, però, di chiederci chi sono i bigliettai. Chi compra e gonfia i gommoni su cui li imbarcano a centinaia ben sapendo che non potranno attraversare il Mediterraneo? Chi noleggia gli autobus che dal cuore dell’Africa risalgono il Sahara verso quella Libia che tutti definiscono un inferno dal quale scappare? Non certo Tour operator ma gruppi criminali ammanigliati con corrotti burocrati e politici che hanno trovato il modo di resuscitare la tratta degli schiavi.

E se le organizzazioni umanitarie invece di porsi quale ultima tappa di questo crudele viaggio della speranza vana spiegassero la loro forza d’animo ed economica all’inizio o lungo il tragitto per chiarire a questi disperati a cosa vanno incontro? Non potrebbero salvarne tanti di quelli che muoiono in mare e lungo il percorso spingendoli a non pagare il prezzo salato di un biglietto per acquistare la morte o un’illusione che provoca tanta sofferenza? Il viaggio dei derelitti ormai è senza speranza perchè nessuno più li vuole ed è crudele farli vagheggiare in sogni irrealizzabili.

D’altro canto la migrazione si è incrementata negli anni perché è stata favorita non solo dai mercanti di carne umana, ma anche da tanta brava gente che si è messa in testa l’idea che possiamo sfamare e dare un tetto a tutti i diseredati che arrivano qui senza mai interrogarsi sul come. Salvini è duro e deciso, ma il suo lavoro è apprezzato dalla maggioranza degli italiani e in particolare da coloro che subiscono sulla loro pelle l’impatto dei migranti economici, dai più poveri degli italiani, cioè, quelli costretti a dividere con chi arriva sui gommoni gli spazi e le risorse. Uno Stato non può consentire lo slabbramento dei suoi confini fino a renderli inesistenti. Il controllo di un territorio e la sovranità sullo stesso mediante la promulgazione e il rispetto di leggi sono elementi essenziali di uno Stato e l’Italia è uno Stato che va rispettato.

Le Ong hanno spadroneggiato nel Mediterraneo decidendo loro dove recuperare i naufraghi, talvolta anche prima del naufragio, dove sbarcare le persone salvate e quante sbarcarne, ma  ciò è stato reso possibile da governi deboli o addirittura con soggetti cointeressati alle ricche prebende piovute su centinaia di associazioni che hanno creato la figura del volontariato a pagamento assumendo migliaia di persone con metodi privi di trasparenza e privilegiando chi votava secondo le loro indicazioni. Tutte persone che lavoravano e lavorano per le associazioni e che sono quindi remunerate e non possono definirsi volontari a sproposito. Oggi non è più possibile insistere nell’accoglienza indistinta perché la Ragion di Stato impone rifiuti dolorosi ma motivati dalla necessità di regolare i flussi in entrata secondo le leggi italiane. L’umanità non muore in questo modo perché fin quando continueremo, come facciamo, ad assicurare cure mediche, cibo e acqua, l’umanità è assicurata. E sul tema è stato il massimo consesso europeo ad avallare questa scelta, la Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo. Corte che ha escluso che sia violato il diritto delle genti se non li si accoglie indiscriminatamente sul proprio territorio.

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