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“Un complotto su mio padre, la miccia esploderà nelle loro mani”

PROCIDA – Un’iniziativa sulla cui opportunità probabilmente ci sarebbe da discutere ma facciamo finta di niente e passiamo oltre, anche se è inevitabile che qualche perplessità la susciti, soprattutto perché ci si trova davanti ad una vicenda di cronaca che ha fatto molto rumore anche a livello regionale e nazionale e soprattutto ancora deve conoscere la sua conclusione che inevitabilmente sarà sancita da un Tribunale della Repubblica chiamato ad accertare se una serie di accuse ipotizzate sono fondate o meno. Nel frattempo, però, in attesa della verità, ecco che c’è chi decide di buttarla sul lato ultras e così nella vicina Procida – dove in quanto a fantasia e colpi di genio bisogna riconoscere che c’è una dose di talento niente male – sul social network Facebook ha fatto capolino un nuovo gruppo, una comunità, dal titolo decisamente eloquente: “Io sto con Trotta”. Di fatto la community racchiude (o almeno questo è quanto si pone nelle intenzioni) tutti i “fans” dell’ex comandante della polizia municipale dell’isola di Arturo, tuttora agli arresti domiciliari dopo essere stato colpito da un’ordinanza di custodia cautelare che gli contestava una serie di reati tra cui quello di corruzione. Colpisce soprattutto il messaggio di benvenuto sulla pagina, decisamente eloquente: “In difesa della dignità di una persona utilizzata come capro espiatorio per vendetta personale”. Insomma, secondo i creatori del gruppo l’ex colonnello sarebbe addirittura vittima di un complotto. Un’uscita francamente azzardata, perché se è vero che il nostro ordinamento garantista prevede che nessuno può essere ritenuto colpevole prima di una sentenza passata in giudicato dopo tutti i tre gradi di giudizio, è altrettanto indubbio che non si può mettere la mano sul fuoco a priori sull’innocenza di un indagato prima che chi di competenza abbia tratto le conclusioni del caso. C’è poi quella frase inquietante dove si parla di “capro espiatorio” e “vendetta personale” che francamente ha contenuti allarmanti poco perché poco chiari. A cosa e soprattutto a chi ci si riferisce? A qualche non meglio identificato soggetto che sull’isola di Arturo avrebbe voluto fare le scarpe all’ex comandante della polizia locale? O addirittura si vuole mettere in dubbio la correttezza dell’operato dei carabinieri prima e della Procura della Repubblica poi? Una fuga in avanti, questa sì, decisamente inopportuna…

L’iniziativa, di quelle decisamente forti, è stato spiegato dai familiari del colonnello Trotta ed in particolare dalla figlia che sempre attraverso i social ha spiegato il perché dell’apertura di una pagina ufficiale. “Ho aperto una pagina perché dopo stamattina davvero non ne posso più di tutto questo schifo che ci regna intorno… Non basta tutto il fango che hanno buttato addosso a mio padre ed alla nostra famiglia, adesso si fa di tutto anche per ostacolarne la difesa, ebbene ora si cambia registro… fanno bene a guardarci con circospezione perché ad uno ad uno saranno ripagati con la stessa moneta”. Poi annuncia iniziative eclatanti e destinate inevitabilmente a fare rumore: “Partiranno denunce e provvedimenti a iosa perché la legge italiana dice che una persona non è colpevole fin quando non viene condannata, qua invece si è fatto un processo anticipato per mano di questa gentaglia che all’epoca mio padre difese pure a spada tratta. Ho letto tutte le memorie difensive e vi assicuro che ci sarà pane per i vostri denti, perché la gente deve sapere lo schifo che siete e che coprite. Mio padre vi era scomodo per questo avete deciso di farlo fuori ma non l’avrete vinta così facilmente”. E poi si continua con frasi che danno l’idea di una questione ben lungi dal concludersi. La figlia dell’ex comandante rincara la dose e spiega che “avete acceso la miccia di una bomba che esploderà tra le vostre stesse mani, ve lo assicuriamo, parlo a nome di tutta la mia famiglia, per un padre che ha dato l’anima e che per il capriccio di quattro paladini della giustizia che dovranno nascondere bene i propri scheletri nell’armadio è stato ripagato in questo modo. Fate schifo e nel vostro stesso schifo annegherete”. Parole forti, fortissime, con riferimenti decisamente troppo velati per capire a cosa si riferisce l’estensore di un j’accuse che francamente lascia senza parole. Nel frattempo la community ed il gruppo social ha aperto i battenti, anche se non sembra sia stata “sommersa” da un plebiscito di iscritti. Ma questa, in fondo, è tutta un’altra storia.

 

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