Un deficit mentale
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di Graziano Petrucci
Ci sono un sacco di cose questa settimana su cui potrei discutere con voi. Dei bigliettai della Caremar che rischiano il licenziamento e sul comportamento che la compagnia sta cercando di tenere sulla nuova rotta nel tentativo di eliminare, secondo qualcuno, gli sprechi ottimizzando le risorse. Dell’intervista, e siamo contenti, che La Repubblica ha fatto al Senatore e (ancora) coordinatore regionale di Forza Italia, Domenico De Siano prima del terremoto giudiziario che ormai ci tiene intrappolati davanti al televisore e sui giornali per sapere come finirà questa telenovela argentina che ha trovato casa tra Dallas e Grey’s Anatomy. Delle dichiarazioni di Giacomo Pascale, sindaco di Lacco Ameno, che ha ricevuto una diffida a presentare il bilancio di riequilibrio, cosa che ha fatto e gli concede ancora un po’ di tempo prima di finire tritato nel vortice di un possibile commissariamento dell’ente. Oppure delle affermazioni contadine – nel senso di «pane al pane, vino al vino»- del già sindaco di Serrara Fontana, l’umile Cesare Mattera. O ancora delle «risposte spot» che il sindaco di Forio, Del Deo, ha rilasciato al nostro Marco Gaudini, e il botta e risposta, forse in modo ironico e neppure tanto velato, che ne è seguito tra il primo cittadino e il suo predecessore Franco Regine.
Proprio a lui, Del Deo, ha offerto un posto in giunta a patto che il suo amico Regine sia disponibile al reset del microchip, che l’Ordine Mondiale gli avrebbe impiantato da qualche parte, e che comprenderebbe gli ultimi venti anni passati da attore indiscusso di Forio, prima come vice sindaco e poi sindaco. Fossi in lui, accetterei con la clausola che Del Deo faccia lo stesso e cancelli gli ultimi anni del suo mandato. Bello sapere dalle interviste che ci sono amministratori che ancora ne dicono di cazzate e in qualche caso se ne vantano. È bello veder trasparire una capacità, quasi ricercata e singolare, che fa del cantarsela e suonarsela senza grossi problemi la punta di un iceberg di cui sarebbe meraviglioso stabilire la grandezza. È fantastica la cultura sbandierata da questi citati e non citati e che, perciò, molti non hanno bisogno di giornalisti scombinati pronti a evidenziarne i meriti e diminuirne i rimproveri perché sanno farlo da se. E men che meno hanno necessità di un gruppo che faccia del contrario la propria battaglia confondendola con qualcosa di personale. Tirare un’inculata ai protagonisti della nostra avvincente quotidianità, rilevandone «l’X factor» sarebbe tanto, tanto, bello e semplice e mi trasformerebbe, come sempre, in un bersaglio. Su cui i nostri intrattenitori potrebbero lanciare palle di merda con l’aiuto del «potere di critica e replica» e la presa in prestito di citazioni autorevoli di scrittori, poeti o economisti, cosa che può tornare utile per aumentare l’aura di surreale magnificenza. In realtà, in questo caffè, nell’evitare tutto ciò, voglio al contrario, fare una riflessione e coinvolgere un po’ tutti. Fermo restando che nessuno, credo, sia disposto a mettere in discussione il lavoro e il risultato qualche volta positivo dei nostri governanti che danno l’impressione di essere una stirpe aliena alle problematiche serie. I cui rappresentanti popolano la «Terra di Mezzo» fatta da amministrazioni sconclusionate -a volte al limite della legalità- e da cui a causa dell’altezza, rispetto alla terra plebea, non riescono a sentire e dividere il chiasso dalla possibilità di trovarsi di fronte a suggerimenti. E fermo restando che esistono pure uomini e donne che usano la clava per coprire l’arroganza e la difficoltà di contribuire al progresso della società, questione che a volte non solo ci mette di fronte al fatto che abbiamo a che fare con degli scimpanzé, ma potrebbe indurci a fare scorta di antidepressivi, voglio dire una cosa. Abbiamo limitato nel tempo la capacità di ascolto. Tutti. Ossia manca da parte degli amministratori la facoltà di tastare il polso della gente, del territorio, di scegliere ciò che è prioritario fare oppure no, per avere effetti sul lungo periodo o valutarne la fattibilità e la strada da percorrere. L’impressione poi che scarseggi del tutto o in parte una visione d’insieme completa il quadro. Nei cittadini, interessati a vario titolo a ciò che succede e riguarda il paese, ciò si traduce in una specie di analfabetismo e indifferenza. La lettura della stampa locale è limitata, riducendo lo spazio per incontrare proposte che potrebbero, in alcuni casi, darci valide idee. Alcune di queste sono state protocollate presso le varie amministrazioni che puntualmente le hanno snobbate. Certi, insomma, si tappano le orecchie e sbandierano la propria umiltà mentre altri si fanno promotori dei più grossi disastri. Salvo poi lamentarsi, dopo, se qualcuno muove opinioni discordi o elogiarsi solo per far passare risultati mediocri come il massimo raggiungibile grazie a virtù fantastiche rese concrete anche in tempi di crisi. Noi perdiamo tempo prezioso, mentre dallo scalino più alto c’è chi tenta di conquistarsi soltanto quel briciolo di notorietà – anche attraverso facebook, è chiaro- che gli garantisce lo spazio di una foto sulle prime pagine dei giornali. Applausi. Tanti applausi per questo dramma che ci fornisce la scusa per ubriacarci, girarci dall’altra parte e non fare un cazzo.
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