CULTURA & SOCIETA'

Un focus sui disturbi del comportamento alimentare al Liceo G. Buchner

Mercoledì 15 marzo, in occasione della dodicesima Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, si è tenuto presso l’istituto isolano un incontro sui disturbi alimentari tra i più giovani

Viviamo in una società sempre più complessa che spesso fatica a riconoscere i problemi altrui. Di sicuro uno dei più gravi che oggi ci troviamo a dover fronteggiare è quello che riguarda i disturbi del comportamento alimentare. Proprio per contrastare i DCA è stata istituita la Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, promossa per la prima volta nel 2012 dall’associazione “Mi Nutro di Vita”.

Da allora ricorre ogni 15 marzo ed è partita su iniziativa di un padre, Stefano Tavilla, che ha perso la figlia Giulia, a soli 17 anni, per bulimia. Questi disturbi, in particolare l’anoressia, la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata “binge eating”, sono un problema molto grave e oggetto di grande attenzione per la loro diffusione tra i più giovani. Stando ai dati del Ministero della Salute ad esserne colpita è principalmente la popolazione femminile con un rapporto tra femmine e maschi di circa 9 a 1, anche se il numero dei maschi è in aumento soprattutto in età adolescenziale e pre-adolescenziale. Si tratta di patologie subdole e spesso sottovalutate sia da chi ne soffre che dai familiari. Per tale motivo è assolutamente necessario sensibilizzare le persone verso questo tema, soprattutto i più giovani. Da queste premesse è nata l’esigenza di dare vita all’incontro al Liceo Buchner di Ischia “DCA: il nemico dietro l’angolo”. L’evento, tenutosi sulla piattaforma Meet Google, ha coinvolto tutte le quinte del Liceo ed è stato fortemente voluto dal Prof. Paolo Massa, Presidente dell’Associazione “Artemisia – Una Voce per l’Anoressia” e papà di Artemisia scomparsa nel 2015 a soli 22 anni a causa dell’anoressia.

La giornata di lavori è iniziata con l’intervento di Assunta Barbieri, Dirigente del Liceo Buchner: «L’incontro è nato perché all’interno del nostro Liceo c’è un team per i disturbi del comportamento alimentare di cui è referente il Prof. Paolo Massa, a sua volta Presidente dell’Associazione ‘Artemisia – Una Voce per l’Anoressia’. Insieme intendiamo sensibilizzare i ragazzi e le ragazze a un tema così importante che merita la massima attenzione. Purtroppo i DCA sono molto complessi da individuare nella fase iniziale e i genitori non sempre si rendono conto dei problemi che attanagliano i propri figli. Per questo motivo non bisogna sottovalutare nessun campanello d’allarme. La scuola, in questo senso, può fare molto perché gli studenti e le studentesse trascorrono con noi molto tempo ed è fondamentale che siano consapevoli dei pericoli che si corrono.

Purtroppo i disturbi del comportamento alimentare sono molto più diffusi di quanto si pensi e colpiscono principalmente le ragazze anche se il numero dei ragazzi è in aumento, soprattutto dopo l’esperienza del covid che ha acuito notevolmente il problema. Spero che giornate come questa servano ad accendere un faro su una problematica sociale del genere di cui devono occuparsi nel concreto anche le Istituzioni con politiche mirate». Ha poi preso la parola il Prof. Paolo Massa che ha voluto ribadire con forza l’importanza della prevenzione: «In qualità di referente del team per i disturbi del comportamento alimentare del Liceo Buchner sento particolarmente questa giornata. Il nostro obiettivo è quello di fare una campagna di prevenzione tra i ragazzi e le ragazze ed è per questo che abbiamo deciso di coinvolgere tutte le classi quinte dell’Istituto. I disturbi del comportamento alimentare, meglio noti come DCA, sono purtroppo molto presenti tra i giovani, già dall’età di 9-10 anni e con il covid c’è stata una netta impennata di casi di anoressia, bulimia e ‘binge eating’.

Oggi ci troviamo a dover affrontare una situazione estremamente difficile in cui è necessario muoversi in anticipo». Ha chiosato: «La prevenzione è la nostra migliore arma a disposizione ed è fondamentale riconoscere i primi sintomi di un malessere onde evitare complicazioni di ogni tipo. Solitamente una persona che soffre di anoressia si riconosce per una consistente perdita di peso corporeo e per una forte paura di ingrassare anche se si è sottopeso. Una persona bulimica, invece, si può riconoscere per i ricorrenti episodi di abbuffate alimentari o per alcuni comportamenti di compenso volti a evitare l’aumento di peso, come il vomito autoindotto, l’uso spropositato di lassativi, il digiuno protratto o l’esercizio fisico eccessivo. Se si riscontrano questi campanelli d’allarme è necessario parlare con i propri cari e rivolgersi a degli specialisti». Il Prof. Paolo Massa ha concluso parlando del ruolo svolto dalla scuola con un appello alle Istituzioni affinché affrontino il problema con delle politiche mirate: «Io credo che la scuola abbia un compito importantissimo che è quello di creare un ambiente sano in cui si riconoscano fin da subito i segnali di un malessere in modo da aiutare i ragazzi e le ragazze ad affrontare il problema. Un docente formato e dei compagni di classe consapevoli delle difficoltà di una persona con dei disturbi del comportamento alimentare sono parte del percorso di cura.

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Vorrei concludere con un accorato appello alla politica affinché si occupi di questi problemi sociali che non possono essere più sottovalutati o sottaciuti. Indubbiamente il terzo settore e le associazioni possono aiutare le persone in difficoltà, ma è necessario che dalle Istituzioni ci sia un’azione più incisiva dal punto di vista degli investimenti e delle risposte da dare a tutte quelle persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare». Alla fine dell’incontro ha parlato anche Francesco Scaccino, un ragazzo isolano che ha sconfitto l’anoressia dopo una lunga ed estenuante battaglia: «Oggi sono un ragazzo normale di 22 anni, ma per molto tempo sono stato preda dell’anoressia. Mi sono ammalato quando avevo solo 13 anni. Ricordo che la malattia mi aveva in pugno, era come se fossi ipnotizzato e non riuscissi ad oppormi alla sua forza.

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Sentivo una voce nella mia testa che mi spingeva a non mangiare e a lasciarmi andare, come se fosse tutto normale. Nei primi anni non accettavo questo disagio e ricordo che rifiutavo di essere definito malato. Solo durante il ricovero ho capito quanto stessi male. Ricordo che lo psicologo chiese a me e agli altri componenti del gruppo terapeutico di elencare le frasi che l’anoressia mi diceva. Io elencai ben diciotto punti che combaciavano perfettamente con quelli degli altri. Solo lì mi resi conto di essere in pericolo e di dover chiedere aiuto». Francesco ha aggiunto e concluso: «Una volta compresa l’entità del mio problema mi sono sottoposto a delle cure che mi hanno permesso di essere qui a condividere la mia storia. Oggi mi sento di ringraziare i miei genitori per non avermi mai lasciato solo, neanche durante i momenti più duri. Un ringraziamento particolare, poi, va sicuramente a tutta l’equipe del centro in cui ero in cura e alla mia terapeuta che mi ha condotto per mano in questa lenta risalita. A tutte quelle persone che stanno portando avanti la loro battaglia contro i disturbi del comportamento alimentare vorrei dire di non mollare mai e di farsi sempre aiutare dai propri familiari, dai propri amici e dagli esperti perché la vita è il bene più prezioso che abbiamo e non dobbiamo permettere a nessun disturbo di portarcela via».

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