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Un lavoro diVino. Professione Sommelier

di Malinda Sassu
C’è chi il vino lo produce, chi semplicemente lo consuma, e chi racconta ai clienti cosa c’è “dietro le quinte” di questo mondo affascinante, fatto di storia, tradizioni ma soprattutto tanta passione. I numeri ci dicono che la stragrande maggioranza dei consumatori di vino non è sommelier o enologo, non ne conosce i vitigni e i metodi di vinificazione. Eppure sono tanti gli enoappassionati che frequentano semplici corsi di degustazione o veri e propri iter formativi che portano alla professione di Sommelier, come quelli dell’Associazione Italiana Sommelier che a Ischia ha una sede e un delegato, Tommaso Mascolo. Dalla passione per il mare a quella per il vino, dagli studi in Economia Internazionale e Mercati Valutari alla sommellerie: “nasco professionalmente come barman seguendo, collateralmente agli studi universitari, corsi e master del settore in Italia e all’estero. Questo fino all’entrata in scena del vino e della ristorazione. Volendo qui possiamo “incolpare ” lo chef Crescenzo Scotti, che mi ha contagiato con la sua passione per la ristorazione di qualità”. In questa intervista, Tommaso Mascolo ci racconta della sua professione, valorizzandone aspetti e specificità. Con un occhio di riguardo per i vini dell’Isola Verde.

Tommaso, cosa significa per un giovane come te esseresommelier per il ristorante di una struttura prestigiosa come l’Hotel Regina Isabella?
Innanzitutto una grossa soddisfazione per la fiducia che la proprietà ha riposto nella mia persona. Ma è soprattutto un punto di partenza e non di arrivo!

Puoi raccontare brevemente come si diventa sommelier?
La passione è sicuramente il motore principale. Una volta resosi conto di esserne coinvolto c’è bisogno anche di una formalizzazione. Personalmente ho seguito il percorso formativo dell’Associazione Italiana Sommelier, ma è fondamentale girare, scambiare opinioni ed impressioni senza preclusioni ed assaggiare tanto, ricordandosi sempre che non si può mai conoscere tutto. In questo l’umiltà è la migliore maestra di vita, anche professionale.

Essere delegato AIS per l’isola d’Ischia è una posizione importante e soprattutto di responsabilità. Cosa può fare l’Associazione Italiana Sommelier per agevolare la conoscenza e la promozione del vino ischitano? Che tipo di aiuto, in formazione, promozione o attività può fornire?
Ricopro da poco questo prestigioso ruolo e ne sono onorato. Abbiamo iniziato un’opera attenta sul territorio, con i corsi e attività complementari,che abbiamo denominato EnoLab, incentrate su argomenti meno usuali. Vino e dintorni, sia per suscitare la curiosità di quanti si avvicinano per la prima volta a questo mondo affascinante che per soddisfare la sete di sapere di chi vi è un po’ più addentro. Al di fuori dell’isola invece abbiamo creato occasioni d’interesse sul vino ischitano e, visti i riscontri, continueremo sempre di più. Confido nell’appoggio delle aziende del settore e di quanti comprendano che il vino, visto che parla di territorio e si lega alla gastronomia, è un forte attrattore turistico di cui tutti possono beneficiare. Non dimentichiamo inoltre che ricorre quest’anno il 50esimo anniversario della DOC Ischia. Sarà lo stimolo per conoscere e promuovere i vini dell’isola, sia in loco che a livello nazionale su importanti palcoscenici.

Parliamo del tuo rapporto con i vini ischitani. Passione o professionalità nel suggerire ai clienti i vini dell’ Isola
Non si possono scindere le due cose: usare solo una o l’altra non ti rende credibile nel ruolo di piccolo comunicatore del vino che è il sommelier. Amo il mio territorio e spesso consiglio etichette isolane, senza per questo perdere obiettività e tralasciarela giusta dose di professionalità.

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Qual è a tuo avviso l’immagine e la percezione del vino ischitano tra i clienti? Credi che la produzione dell’Isola sia conosciuta e apprezzata nelle sue specificità, oppure ritieni che ci sia ancora molto da fare nella promozione e comunicazione
Generalmente, soprattutto tra i non campani, l’immagine del vino dell’isola non è sempre ben chiara.Forse in tal senso è suscettibile di miglioramenti. Credo che i vini d’Ischia con la loro qualità abbiano buone chances a livello nazionale ed estero. Gli sforzi che un po’ tutte le aziende vitivinicole del territorio hanno portato avanti in questi anni, iniziano a dare frutti. Il territorio isolano rappresenta un unicum che i suoi vini ben esprimono. Con questo non voglio dire che non si possa migliorare ancora,ma si è a un buon punto: qualche volta sono più documentati gli ospiti stranieri che non quelli italiani. E poi dove non bastasse la millenaria storia dell’isola d’Ischia e le sue testimonianze di enoarcheologia, c’è sempre l’assaggio per fugare ogni dubbio.

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Quando è iniziata la tua passione per il vino?
Non saprei individuare un momento ben preciso: scopri di amarlo quando già ci sei dentro.Preferisco tutti i vini che emozionano, anche se ho una preferenza per gli spumanti metodo classico e i vini bianchi. Ultimamente ho assaggiato un Timorasso ed un Verdicchio molto interessanti.

Tommaso qual è il tuo sogno nel cassetto e i tuoi progetti futuri come delegato AIS?
Sogni tanti. Come delegato AIS spero di far crescere la piccola delegazione che, operando in condizioni più difficili, meriterebbe particolari attenzioni, e soprattutto diffondere la cultura del vino italiano e isolano. Non è possibile che ci sia una così diffusa mancanza in un mondo che dovrebbe far parte del quotidiano di ogni italiano, almeno dal punto di vista storico culturale.

Concludiamo con un brindisi: a chi lo dedicheresti?
Ci sono troppe persone che devo ringraziare: quindi a voi tutti!

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