UN “SETTE ROSA” PER DIRE NO ALLA VIOLENZA
Le delegate alle parti opportunità dei sei Comuni di Ischia e della vicina Procida (Criscuolo, Ferrandino, Monti, Lamonica, Mattera, Di Costanzo ed Esposito) in una lettera aperte commentano e condannano i recenti casi di cronaca come lo stupro di Palermo e il femminicidio di Sorrento. Poi l’accusa: «Servono interventi concreti, il fenomeno si combatte con la cultura»
Un modo per esprimere rabbia ma nel contempo anche solidarietà, per risvegliare le coscienze, per dimostrare una volta di più che di fronte a certi schifosi fatti di cronaca non si può far finta di nulla e girarsi dall’altra parte ma è doveroso, anzi obbligatorio, far sentire forte la propria voce ed urlare anche tutta l’indignazione che sia in corpo. Ma quello che vi stiamo per esporre ha un elevato valore anche simbolico, perché per la prima volta le delegate alle Pari Opportunità dei sei Comuni dell’isola d’Ischia e della vicina isola di Procida hanno deciso di firmare un documento congiunto nel quale si condannano tutte le forme di violenza di genere, che negli ultimi tempi stanno purtroppo subendo una spaventosa escalation come raccontano le cronache degli ultimi giorni. La nota porta infatti la firma di Carmen Criscuolo (Ischia), Ilaria Ferrandino (Casamicciola Terme), Carmela Monti (Lacco Ameno), Marianna Lamonica (Forio), Daniela Di Costanzo (Barano), Roberta Mattera (Serrara Fontana) e Sara Esposito (Procida).
La lettera aperta è davvero tutta da leggere e rileggere e inizia così: “Non bastano le accuse, le definizioni, le condanne, la rabbia per commentare quanto accaduto a Palermo. Lo stupro di gruppo nei confronti della diciannovenne è certamente un atto di violenza brutale, ma sono aberranti anche i contorni, la sola idea di mettere in rete l’orrendo spettacolo, fatti che testimoniano una degenerazione culturale profonda. Gli esecutori andrebbero certamente condannati con pene esemplari, fuori di dubbio, ma allo stesso tempo occorrerebbero una volta per tutte interventi concreti e incisivi su larga scala per contrastare un fenomeno che non accenna a diminuire: la violenza di genere. Lo richiede questo atto di violenza brutale, ma lo richiedono anche i tanti episodi che ogni giorno registrano le cronache, non ultimo il femminicidio di Sorrento”.
Il male assoluto, insomma, al quale le quote rosa della politica nostrana provano anche a cercare una soluzione: “E’ evidente che la degenerazione culturale che ci troviamo di fronte va combattuta innanzitutto proprio attraverso la cultura: insegnando l’educazione sessuale e sentimentale a scuola, favorendo la trasmissione di valori di apertura e di rispetto, mettendo al bando ogni discriminazione delle identità sessuali, favorendo l’effettiva eguaglianza tra i sessi e lo sviluppo culturale. Assicurando da un lato la certezza della pena (elemento fondamentale in uno stato di diritto) e trovando dall’altro – come sottolinea Alessandro Trocino sul Corriere della Sera – pene alternative per chi si rende colpevole di questi crimini, che non consistano solo nel restarsene in carcere a marcire. E poi non lasciando solo alle donne quella battaglia, come se non riguardasse tutti”.