POLITICAPRIMO PIANO

UN SINDACO NEL MIRINO

Il Tribunale di Napoli strappa un bambino di 8 anni alla madre per affidarlo a una casa famiglia dopo un contenzioso giudiziario che aveva visto archiviate le accuse nei confronti del padre per presunti abusi e molestie. Il comitato Madri Unite non ci sta, ne fa le spese Enzo Ferrandino che diventa vittima di “mail bombing” ed è costretto a una puntualizzazione pubblica

E’ successo tutto all’improvviso, un po’ come quando si verifica uno tsunami che ti travolge senza che tu nemmeno lo abbia visto o sentito arrivare. Il sindaco d’Ischia, Enzo Ferrandino, è diventato in poco meno di 24 ore un vero e proprio bersaglio del web, attraverso quella che in gergo viene definita mail mobbing: a livello tecnico, di fatto, si tratta di un sistema con il quale un soggetto viene “bombardato” di mail per le finalità più disparate. Una pratica talmente difficile da sopportare e fastidiosa da renderla paragonabile addirittura al DDoS (Distribuited Denial of Service), una sorta di attacco a sistemi informatici con il dichiarato scopo di limitarne la disponibilità. Ebbene, il primo cittadino ischitano è stato vittima – e verosimilmente lo è ancora nel momento in cui scriviamo – di una vicissitudine del genere. Pensate che fino a ieri pomeriggio la sua mail (personale, attenzione, manco istituzionale) è stata raggiunta da 280 messaggi indirizzati da cittadini dislocati in ogni angolo del territorio nazionale. Un fatto davvero increscioso che a un certo punto ha messo nella condizione Ferrandino di uscire allo scoperto pubblicando un messaggio sui suoi canali social.

Una decisione dettata dal fatto che nel frattempo il tam tam scatenatosi stava portando diverse persone anche a lasciare commenti di svariata natura sul suo profilo facebook. Insomma era arrivata l’ora di metterci un freno e così facendo Enzo ha svelato l’arcano. Ecco come si è rivolto il sindaco al mondo social: “In merito all’iniziativa di mail bombing intrapresa da alcuni cittadini intenzionati a sollecitare un mio intervento a favore di un bambino di 8 anni, si legge, ‘sottratto alla madre al di là di ogni  logica e senso comune’,  é doveroso chiarire che in questo caso, trovandoci di fronte ad un provvedimento del Giudice, nessun potere di intervento é in capo al sindaco. Pur essendo dispiaciuto delle circostanze, che a prescindere da chi ha torto e chi ha ragione sono sempre drammatiche per i più piccini, non ho possibilità  di entrare nel merito della questione perché non sta al primo cittadino analizzare e giudicare le vicende. Tutti siamo consapevoli di quanto sia importante  nella crescita dei nostri figli il calore e la concordia familiare. Tuttavia, in questa situazione, vi é una procedura in corso da molto tempo con un provvedimento dell’Autorità Giudiziaria  che bisogna rispettare ed eventualmente impugnare da parte di chi se ne ritiene leso nei modi e nei termini previsti dall’ordinamento a garanzia dei diritti di ciascuno. In ogni caso la mia porta é sempre aperta alla cittadinanza e non é necessario avviare tali iniziative per richiedermi un incontro o supporto che, per quanto possibile, non mancherà a chi dovesse eventualmente averne bisogno”.

Ma a chi e a quali fatti fa riferimento Enzo Ferrandino? Siamo davanti ad una vicenda che ha la sua origine circa quattro anni fa quando una madre denuncia il padre di suo figlio per aver perpetrato abusi e violenza sul piccolo. Le indagini fanno il loro corso ma le accuse penali vengono archiviate: ciò nonostante, considerata la delicatezza della vicenda, servizi sociale e forze dell’ordine continuano a monitorare il nucleo familiare. Fatto sta che il bimbo rifiuta di avere rapporti col padre, che di fatto viene allontanate al pari di alcune zie paterne del piccolo che subiranno la stessa sorte. Poi però (come anticipato nel pomeriggio di giovedì sul nostro portale ilgolfo24.it arriva il pronunciamento del Tribunale di Napoli che decide di allontanare il bambino anche dalla mamma affidandolo ad una casa famiglia. Madre che però fa perdere le loro tracce per evitare che le strappino il piccolo, tutto questo mentre il comitato Madri Unite si attiva e fa partire il bombardamento all’indirizzo di Enzo Ferrandino. 

A svelare per prima l’epilogo della vicenda è stata l’agenzia di stampa DIRE che su questa triste vicenda raccontava: “E` uscito il decreto di collocamento in casa famiglia per il piccolo Mattia (nome di fantasia, ndr). Lo allontana irreversibilmente non solo dal padre, ma da tutta la realtà precipitandolo in un mondo occupato solo dalla madre (ed in cui tutti gli altri adulti sono nemici) reputa il Collegio, sulla scorta di tutti gli elementi acquisiti al giudizio, che sia preferibile il collocamento in comunità, che arrecherà (almeno all`inizio) sofferenza al bambino, ma è l`unica soluzione che dovrebbe scongiurare il gravissimo pregiudizio alla sua condizione psichica derivante dalla frequentazione unica ed esclusiva della madre… Alienante sarebbe la mamma di Mattia, un bambino che negli incontri protetti con il padre aveva crisi d`ansia al punto da non voler uscire dalla macchina: l`unica ribellione possibile dei suoi teneri 8 anni. La storia che il penale ha archiviato, e di cui si è occupata l`agenzia Dire, è quella di un bambino che ha quasi 4 anni quando la mamma vede ‘un arrossamento, pelle violacea nella zona anale e gli chiede cosa sia accaduto. Il piccolo indica delle bottiglie detergenti e racconta di abusi e molestie sessuali, mimando anche il gesto’. I genitori sono separati e il piccolo frequentava il papà con visite libere, quasi sempre anche nel domicilio materno. Da quel racconto parte la denuncia direttamente dall`ospedale dove la mamma porta subito il bimbo in visita. La perizia non confermerà in modo inequivocabile un abuso sessuale. Tutto è stato archiviato, il referto del tampone anale sarà distrutto e non più disponibile per ulteriori approfondimenti da parte dell`Autorità Giudiziaria”.

“Il bambino ha continuato nel corso del tempo – continua la nota d’agenzia – a manifestare sofferenza e crisi d`ansia nel vedere il padre negli incontri protetti. Malessere che a fasi alterne ha mostrato anche negli incontri con le zie paterne…  La resistenza (ed infine il deciso rifiuto) del minore a incontrare le zie sgombra definitivamente il campo dalla principale argomentazione usata dalla difesa della madre secondo cui, pur essendo stata esclusa qualsiasi colpevolezza del padre dall`autorità giudicante penale, tuttavia `quello che sarebbe successo` spiegherebbe la riluttanza (in realtà un rifiuto assoluto) a vedere il padre. Infatti, se l`argomento fosse vero non si comprende per quale ragione il piccolo ha bruscamente interrotto anche i rapporti con le zie rispetto alle quali non è mai stato da nessuno ipotizzato il più remoto coinvolgimento nella (indimostrata) condotta abusante del padre. Zie che costantemente monitorate dal Servizio e dal curatore speciale, non hanno mai deviato dal percorso imposto dal Tribunale e, dunque, non hanno mai cercato di fare avvicinare il bambino al padre”. L’agenzia Dire, infine, riporta anche alcune dichiarazioni del legale della mamma, Andrea Girolamo Coffari: “Questo è il tipico caso di un bambino che rifiuta il padre per timore e di una madre che lo protegge. In ambito penale il padre non può e non deve essere condannato in assenza di prove inequivocabili, siamo garantisti, ma ciò che non capiscono alcuni giudici è che l`archiviazione penale non vuol dire che in ambito civile il giudice non debba proteggere le vittime. Nonostante la Convenzione di Istanbul, il lavoro della Commissione femminicidio e la riforma Cartabia parlino di violenza istituzionale, quale è strappare un figlio a una madre in nome di una bigenitorialità, si continua ad ignorare questo principio di logica giuridica. Avevamo presentato Appello e siamo in attesa dell`esito e nonostante avessi chiesto di sospendere l`emanazione di provvedimenti il Tribunale di primo grado ha emesso questo decreto. Poliziotti e assistente sociali sono già andati”.

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