Una lezione di vita

Sull’incontro della Scuola con papa Francesco del 10 maggio 2014, è stato scritto di tutto, di più. Ogni immagine, ogni gesto, ogni parola catturati, visionati, analizzati, commentati; nessuno escluso, giornalisti, commentatori televisivi, sociologi, teologi, storici, politici, persino noi. E’ stato giusto così perché come ha commentato il ministro del MIUR on. Giannini “è stato un giorno memorabile per la Scuola italiana e per lo Stato”. I latini avrebbero detto “albo signanda lapillo”, un giorno da segnare con un sassolino bianco.Il coinvolgimento è stato capillare, con le diocesi a far da volano; la risposta impressionante, 300 mila “si” a testimoniare la loro gioia e la loro fedeltà alla Scuola e alla Chiesa. Una testimonianza positiva, gioiosa che ha visto insieme scuola statale e paritaria, docenti, alunni e genitori, i tre soggetti del patto educativo-formativo, insieme uniti per affrontare quell’emergenza educativa da tempo denunciata dai vescovi italiani. E allora ripercorrendo brevemente i ricordi e le sensazioni di quel giorno, con quale aggettivo ricordare l’ingente apparato diocesano che la chiesa di Ischia ha impiegato per un incontro all’insegna dell’accoglienza, dell’educazione,della formazione e della festa? Semplicemente meraviglioso!
Con quale definire la gioia che animava ciascuno e tutti fin dalle prime ore del mattino? Contagiosa! Si va per incontrare il Papa che vuole percorrere con noi un tratto di strada! E man mano che si avvicinavano l’ora e il luogo cresceva anche la nostra trepidazione con le mille pulsazioni che attraversavano le nostre arterie.
Il momento arriva per tutti, che come affluenti in piena ci dirigiamo verso il colle vaticano per inondare piazza san Pietro dei nostri desideri, delle nostre ansie, delle nostre speranze, delle nostre richieste, delle nostre preghiere ed attendere ansiosi e trepidanti le risposte del Maestro:” non lasciatevi rubare l’amore per la scuola – amo la scuola perché è sinonimo di apertura alla realtà – la scuola è un luogo d’incontro con la diversità; e questo è fondamentale nell’età della crescita come complemento alla famiglia – la famiglia è il primo nucleo di relazioni- la scuola è la prima società che integra la famiglia!
Altrove, il papa aveva già detto che a lui piaceva stare con i giovani in quanto sono portatori di speranza e artefici del futuro e portano dentro di loro stessi tre desideri: voglia di bellezza, di bontà e di verità. Questa è la sfida del futuro, questa è la nostra sfida !
Arriva il vespro che ci ricorda il ritorno. E allora un’ultima preghiera prima di salutarci: “mane nobiscum, Domine, quia vesperascit!”, detta quasi sotto voce col cuore inondato di gioia, quella gioia da riversare nei nostri ambienti, e che dovrà sollevare gli spiriti e i fisici avvinti e rammolliti dalla disperazione, dal non-senso della vita. La vicinanza del Papa alla scuola è stata piena di tenerezza, ha offerto una luce nuova, ci ha donato calore, permettendo di recuperare la speranza.
Quella del Papa è stata una parola che ha riscaldato i cuori di tutti noi, ha fatto riprendere la circolazione della speranza in arterie ndurite dalla fredda delusione, dalla sfiducia nella vita, ha aiutato il discernimento, cioè a rileggere con gli occhi della fede gli avvenimenti dei quali siamo stati testimoni oculari. Come maestri pensavamo di conoscere e sapere tutto, ma solo ora comprendiamo il senso profondo di quanto ascoltato, una nuova pentecoste e la scuola per la sua missione da svolgere ha ricevuto dal papa l’ imprimatur di “sacralità”.
Sulla strada del ritorno, come novelli discepoli di Emmaus, la mente va al passo del vangelo di Luca cap. 24, 13-15 “ non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi?” Affaticati ma gioiosi, prima che il riposo e il sonno avvincessero le nostre membra, continuano a scorrere senza tregua i fotogrammi della giornata e gli echi delle parole ascoltate, anche se ora arrivano sempre più flebilmente:
Non abbiate paura, costruite un mondo di bellezza, di bontà e di verità – andate controcorrente!… e dalla Cathedra di Pietro facciamo ritorno alle nostre cattedre, ma ora con più coraggio e più convinzione che in questa sfida non siamo forse mai stati soli!
A nome degli IRC della Diocesi di Ischia