CULTURA & SOCIETA'

Una storia tutta ischitana: teresa l’”ischitanella”, la lezione della mamma e le more che la fecero star bene

Sembrava che ciò che la mamma cercava di insegnare a Teresa “entrasse da un orecchio e uscisse dall’altro”

Abbiamo sempre saputo, fin da piccoli, che le more sono ispiratrici di affascinati storie, alle volte anche istruttive per chi realmente le vive in prima persona. Quella che qui raccontiamo è storia vera, nel senso che è realmente accaduta a Teresa, “ ischitanella” , così la chiamavano, della Mandra, residente a Fiaiano dalle parti del Cretaio, padroncina di un bel cagnolino di nome Dasy. Vicino all’aiuola con i frutti di bosco, in un angolo, appoggiata alla rete, si arrampicava una bella mora. Al principio dell’estate splendeva di fiori e poi si riempiva di frutti, verdi al principio, poi rossi e infine nerastri a maturità. Quell’angolo, nelle vicinanze del Cretaio, fra Barano e Casamicciola, a Teresa non piaceva, perché la mora aveva tante spine e un giorno si era punta. Si era nascosta tra i rami ricadenti e quando Dasy, il suo cagnolino l’aveva trovata, Teresa aveva spostato un ramo e una grossa spina si era piantata nel suo palmo. “Mamma perché non togli quella mora? Devo sempre starne lontana perché ha tantissime spine e non serve a nulla”. “Le more sono dei frutti di bosco e sono ricche di vitamina C. La vitamina C. impedisce alle malattie di propagarsi, pensa che gli animali, quando sono ammalati, producono molta piú vitamina C di quanto non facciano quando sono sani. Inoltre le more sono molto dissetanti.” Sembrava che ciò che la mamma cercava di insegnare a Teresa “entrasse da un orecchio e uscisse dall’altro”. Alcune volte, Teresa e la sua piccola amica, andavano a passeggiare lungo la strada un poco impervia che portava a Fondoferraio, non lontano dalla loro casa. Le piaceva molto perché, lungo i bordi della strada, la vegetazione era molto fitta e verdeggiante. Con lo zainetto sulle spalle, dove metteva dell’acqua e la merenda, le due amichette si incamminavano e trascorrevano alcune ore “nel boschetto”. Un giorno Teresa dimenticò a casa la sua merenda. Quella mattina, nella fretta di uscire non aveva fatto colazione e ora stanca della lunga camminata, le gambe cominciavano a diventare molli. Anche Dasy era fiacca ma soprattutto assetata. Ritornare a casa con le gambe traballanti era un’impresa dura, non riusciva più a mettere un piede dopo l’altro. Teresa iniziò a guardarsi attorno, forse qualcosa da mangiare c’era. Trovò un rovo, un vigoroso arbusto pieno di more nere. Ma le more non le piacevano, che fare? Valeva la pena assaggiarle perché altro non c’era. Cominciò a mangiare una mora, poi un’altra e un’altra ancora, una dietro l’altra, velocemente, lasciando solo sulle mani solo il colore rossastro. Anche a Dasy piacevano, le aveva annusate, leccate e poi inghiottite avidamente, con quelle si era dissetata. Dopo aver fatto una bella scorpacciata, le gambe di Teresa avevano smesso di tremare, poteva riprendere la sua passeggiata…fu allora che si ricordò delle “prediche” della mamma. “la mamma ha sempre ragione” pensò. Teresa aveva imparato la lezione molto velocemente, ciò che la mamma per molto tempo aveva cercato di farle capire invano, ora era chiaro: la natura ci dona i suo prodighi frutti per aiutarci, è lì sempre disponibile, non ci chiede niente ma ci dà tanto, dobbiamo solo averne cura.

michelelubrano@yahoo.it

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