CRONACA

Usura aggravata, il Gip convalida l’arresto

Il giudice ha disposto l’applicazione della custodia cautelare in carcere per il 61enne di Poggioreale accusato di aver applicato tassi usurari nei confronti di un commerciante di Lacco Ameno

Il Gip del Tribunale di Napoli ha convalidato l’arresto operato dai Carabinieri di Ischia nei confronti del 61enne originario di Poggioreale, accusato di usura aggravata verso un commerciante di Lacco Ameno. L’udienza di convalida si è svolta ieri mattina, con l’indagato assistito dal proprio legale di fiducia, l’avvocato Antonio Iacono.

L’uomo ha reso alcune dichiarazioni, rivendicato la propria innocenza, e affermando l’esistenza di rapporti amichevoli con la presunta vittima. Un’amicizia che secondo l’indagato durava da ben vent’anni e non esistevano motivi per fare ricorso alla pratica illecita contestata dall’accusa. L’uomo ha giustificato le proprie ampie disponibilità economiche non con un’attività illegale, ma dal fatto di essere stato di recente destinatario di un’eredità, e di avere venduto alcuni beni mobili. Di fronte alla documentazione rinvenuta dagli inquirenti in fase d’indagine, il 61enne ha spiegato di aver semplicemente prestato denaro con assegni circolari. Quando gli hanno chiesto un aiuto economico, glielo ha procurato portando loro tali assegni, quindi tramite normali operazioni bancarie. Metodologia che non verrebbe usata da chi realmente pratica l’usura. Il Gip tuttavia ha convalidato l’arresto e ha disposto l’applicazione della custodia cautelare in carcere.

L’indagato si è dichiarato innocente e di aver prestato del denaro al commerciante nell’ambito di un’amicizia ventennale. L’ampia disponibilità economica dell’arrestato è stata spiegata come il frutto di una recente eredità

Le indagini compiute dai Carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Ischia e della Stazione di Barano avevano permesso di appurare che due anni fa l’arrestato aveva elargito un prestito di 30mila euro alla vittima ma questa, oltre alla restituzione della somma, era costretta a versare un interesse mensile pari a 1.500 euro, in sostanza il 60% all’anno. C’era poi stato un altro prestito, di 7mila euro, per il quale l’indagato aveva chiesto allo sfortunato interessi mensili di 700 euro, pari al 120% annuo. Una volta venuti a conoscenza delle vicissitudini del commerciante lacchese, per acquisire indizi sull’indagine che stavano conducendo, i Carabinieri avevano ripetutamente invitato il commerciante in caserma per ascoltarlo, ma soltanto dopo diverse sollecitazioni l’esercente si era deciso a vuotare il sacco, spiegando alle forze dell’ordine di essere vittima di usura dal mese di ottobre del 2017. In quel momento si rivolse a un soggetto noto, in quanto aveva spesso soggiornato nel Comune di Lacco Ameno. Una volta ottenuti i prestiti citati, in poco tempo l’allucinante vortice degli interessi lo stavano portando ad annegare nei debiti. Di conseguenze i militari guidati dal capitano Angelo Pio Mitrione, predisposero un servizio di osservazione, controllo e pedinamento per sorvegliare l’incontro tra l’usuraio e il commerciante. Un incontro avvenuto all’interno del negozio, dal quale l’indagato usciva per poi essere bloccato dai Carabinieri. Scattava subito la perquisizione personale, che portava a rinvenire 2.200 euro, che era l’esatta cifra della rata mensile che l’uomo si era recato a riscuotere. Denaro prontamente restituito al commerciante.

La difesa, sostenuta dall’avvocato Antonio Iacono, è intenzionata a inoltrare ricorso al Tribunale del Riesame contro la custodia cautelare in carcere

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Oltre a tale somma, i militari rinvennero anche vari appunti contenenti date e somme di denaro, praticamente una contabilità dell’attività d’usura. La perquisizione effettuata dai Carabinieri fu estesa all’abitazione di proprietà dell’uomo, a Napoli. Oltre a porre sotto sequestro un’ulteriore somma di denaro pari a 2.500 euro, da questo controllo spuntavano diversi assegni con cifre e dati, relativi verosimilmente all’attività d’usura: tra questi anche due assegni bancari a firma del commerciante di Lacco Ameno, privi tanto di data di scadenza quanto di intestatario uno con un importo di settemila euro e l’altro di trentamila. I Carabinieri avevano poi appurato che l’indagato alloggiava temporaneamente con la moglie in un hotel di Misano Adriatico. Grazie alla collaborazione del locale Nucleo operativo, nella camera d’albergo occupata dalla coppia sono stati trovati altri 21mila euro in contanti. La difesa ha comunque fatto sapere di voler inoltrare ricorso al Tribunale del Riesame contro la custodia cautelare in carcere disposta dal Gip.

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