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«Vedere i miei figli estratti dalle macerie è stato come rinascere»

È pieno di riconoscenza, Alessandro, una settimana dopo essere scampato miracolosamente al terremoto che ha distrutto la sua casa, rischiando di portargli via la sua vera ricchezza: i tre figli e la moglie, anche loro usciti vivi da una notte che ha tenuto l’Italia col fiato sospeso. «Attraverso Il Golfo voglio ringraziare il mondo intero per l’enorme solidarietà che ci è stata dimostrata e che continua a raggiungerci», dice Alessandro, con la voce che tradisce ancora l’emozione per il caleidoscopio di sensazioni vissute negli ultimi giorni. «Sto iniziando a raccogliere i pezzi della mia vita, per ricominciare insieme alla mia famiglia e ai miei figli. Voglio che essi stiano bene e mi sento immensamente grato per aver potuto riabbracciarli».

Alessandro, i tuoi ricordi di quegli attimi terribili.

«Ero al pianterreno, fuori al portone di casa, stavo parlando al telefono mentre i bambini giocavano. Stavamo rientrando nell’abitazione. Poi, senza alcun preavviso, c’è stato un enorme boato, che mi è parso interminabile,e contemporaneamente mi sono sentito sollevato dal suolo, la sensazione era di essere stato sbalzato in aria per almeno due metri di altezza. All’improvviso è diventato tutto buio, e io ero bloccato tra il solaio venuto giù e l’automobile».

Cosa hai pensato appena ti sei reso conto del disastro?

«L’unica cosa a cui pensavo mentre mi sono trovato imprigionato lì sotto, erano i miei bambini. Urlavo: “I miei figli! I miei figli!”. Ma non ricevevo alcuna risposta, non sentivo altre voci. Ho chiamato per nome ciascuno di loro, urlando nel buio: «Mattias! Ciro!». Chiamavo mia moglie, ma il risultato era sempre lo stesso: un silenzio angosciante. Allora ho cominciato a pregare,  a parlare continuamente col Signore, implorando la salvezza per i miei bambini. Ripetevo incessantemente: “Prendi me e lascia vivere i miei figli”».

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Poi l’arrivo dei soccorsi.

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«Sono stati semplicemente fantastici: dopo pochissimo tempo, forse dopo un quarto d’ora da quando ero rimasto bloccato lì sotto, sono arrivati i Vigili del Fuoco, prima quelli di Ischia, e poi quelli di Roma. Non potrò mai ringraziarli abbastanza».

Le tue preghiere sono state poi esaudite, perché i tuoi tre bambini sono stati tratti in salvo.

«Sì! Il Signore mi ha ascoltato, e non ha soltanto salvato i miei figli, ma ha donato anche a me una nuova vita. È stata un’autentica rinascita, credetemi. Possiamo tirare in ballo qualunque spiegazione o motivazione, ma la verità è che è stato Dio a salvarci».

Cosa è successo dopo?

«Mi hanno condotto in ospedale, ma hanno dovuto letteralmente legarmi, perché io non volevo allontanarmi dai miei bambini, volevo aiutarli a uscire fuori da quelle macerie. Infatti, dopo essere arrivati in ospedale non hanno potuto fare altro che lasciarmi andare, e mi sono letteralmente precipitato a fianco dei soccorritori ad attendere la salvezza di Ciro e Mattias. Sono state ore e ore d’angoscia, una notte infinita, che non augurerei a nessuno».

Finalmente, con le luci del giorno, il momento tanto atteso e ardentemente sperato da tutti.

«Credimi, è stato stupendo, liberatorio, veder uscire da quell’inferno i miei bimbi. Per tre giorni io e mia moglie non abbiamo chiuso occhio, l’adrenalina di quella notte drammatica e del miracolo successivo ci era rimasta addosso impedendoci di dormire. Soltanto adesso stiamo lentamente cercando di tornare alla normalità, e ogni volta che guardiamo i nostri figli nei loro letti, ci viene letteralmente da piangere: un insieme inestricabile di emozioni che ci inonda il cuore».

Come hai vissuto questa settimana?

«La cosa più bella che stiamo vivendo è la solidarietà. Fortissima, da ogni parte del mondo. Non me l’aspettavo: anche se io sono sempre stato un ragazzo pronto ad aiutare il prossimo, avevo sempre ben presente quel detto secondo cui devi dimenticare il bene che fai. Ma posso dire senza timore di smentita che dopo questo dramma ho ricevuto il triplo di quanto abbia mai dato in tutta la mia vita. Tantissimi bambini mi riconoscono e mi fermano piangendo: i genitori mi hanno detto che i loro figli hanno seguito la nostra vicenda davanti al televisore, pregando per noi e attendendo la salvezza dei miei bambini, senza nemmeno cenare.  Sono gesti magnifici, segno di una solidarietà straordinaria, che non potrò mai dimenticare».

Adesso si tratta di ricominciare.

«Questa tragedia ha colpito tantissime persone. A tutti coloro che mi chiamano offrendo aiuto, io raccomando di pensare anche agli altri isolani colpiti dal sisma, perché non siamo certo gli unici.  Io non ho perso nulla, credimi. Io ho tutto: i miei figli, mia moglie. Ho sempre saputo di essere ricco, ricco di ciò che davvero conta, avendo una famiglia in piena salute, ma adesso ne sono ancora più consapevole: volendo continuare la metafora, direi che oggi mi sento come un miliardario! Io non ho bisogno di nulla: spero che la comunità pensi anche agli altri, perché il trauma lo hanno subìto centinaia di persone, non soltanto i miei figli».

Francesco Ferrandino

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