Verso il sacerdozio, Ischia in festa per Marco e Antonio

Di ANTONIO LUBRANO
Foto di Giovan Giuseppe Lubrano
Venerdì sera 1° aprile in Cattedrale due seminaristi ischitani Antonio Mazzella e Marco Trani sono stati ammessi all’Ordine Sacro che precede quelli dell’ordinazione diaconale e presbiterale. In pratica per diventare sacerdoti a tutti gli effetti, dovranno passare prima per altri nomine quali quelle del diaconato e dell’accolitato. Quindi,un primo significativo gradino sul percorso che porta al sacerdozio. La cerimonia dell’”Ammissione” è stata presieduta dal Vescovo della Diocesi di Ischia Mons. Pietro Lagnese con una celebrazione liturgica solenne, nello spirito giubilare dell’accoglienza, sia pur per altre finalità e traguardi, verso una Chiesa quella di Ischia, che nonostante il calo di vocazioni, vede una luce sempre più chiara all’orizzonte. E’ la luce del nuovo che riapre il discorso alle vocazioni e ne accresce il numero di seminaristi isolani che aspirano all’abito talare ed alla missione sacerdotale. La “chiamata” per i seminaristi Antonio e Marco è un felice momento della loro giovane esistenza, che da questo momento li tiene in filo diretto costante con Dio e con il Vangelo che li accompagnerà lungo la strada in cui si sono incamminati. Sul sito della Diocesi i due “ammessi” Antonio e Marco, un giorno prima di vivere l’emozione dell’”accoglienza” al dialogo con Dio e con il Vangelo loro guida nella vocazione, hanno rilasciato la propria “confessione” al collega Lorenzo Russo direttore del settimanale diocesano Kaire, pronunciando parole convinte e responsabili, tipiche di chi capisce appieno il nuovo ruolo che da oggi ricoprono, che li vedrà impegnati senza riserve. “L’Ammissione tra i candidati all’Ordine Sacro, ha detto Marco, è la tappa più significativa che precede l’Ordinazione diaconale e poi quella presbiterale, a qualcuno che mi chiedeva cosa fosse, scherzavo dicendo: ‘è un fidanzamento in casa’. Nel discernimento non siamo mai solo noi a decidere, ma è sempre necessario il confronto con Dio e con la Chiesa, proprio perché il sacerdozio ministeriale non è un diritto, ma una chiamata a farsi servo che va riconosciuta ed accolta”. “Non bisogna vergognarsi, ha detto invece Antonio, ma farsi aiutare da un padre spirituale, dal parroco che possa accompagnarti in questi primi passi, in modo che il padre spirituale lo possa comunicare al vescovo che è il primo responsabile delle vocazioni sacerdotali. Da qui, quindi inizia un percorso propedeutico, un primo discernimento, una prima prova dove, con l’aiuto dei formatori ci si mette alla prova per capire bene se è davvero la volontà di Dio”. “Personalmente sto cercando di ritagliarmi più spazio per la preghiera personale in modo da vivere bene questo momento che è un piccolo momento in vista poi della fine (fra tre anni) di questo cammino. Sono molto tranquillo e sereno e c’è anche tanta gioia perché la vocazione inizia ad essere riconosciuta pubblicamente”.
Antoniolubrano1941@gmail.com