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Maronti, la baia violata

di Luigi Balestriere

BARANO. Non si placano le polemiche dopo il caso dell’ascensore nel costone di tufo di Cavascura. L’indignazione corre veloce sul web, facebook è preso d’assalto tra velenosi commenti e riflessioni amare. Maronti non è più un’oasi, la smisurata antropizzazione sta creando profondi squilibri in quel suggestivo scenario ecologico.

E’ duro l’affondo di Mario Goffredo affidato a facebook. Un urlo amaro di fronte all’ultimo caso di natura brutalizzata. «E’ assurdo quello che stanno facendo alla spiaggia dei Maronti (ma vale per l’isola intera) – attacca l’avvocato baranese – Ristoranti ed alberghi che si ampliano di anno in anno. Ognuno si sente autorizzato allo scempio. Seconde, terze e quarte case. Muri su muri, passeggiate orrende, ascensori e mostruosità di ogni sorta nei canaloni dove resistono a stento sprazzi di una bellezza selvaggia, esotica. Ma che cazzo non lo capite che state ammazzando la vostra stessa economia?! E non mi parlate di necessità, di economia, di modernità, perché è solo maledettissimo abbrutimento, imbruttimento di anime vuote che stanno privando la nostra terra di ogni bellezza. E’ avidità senza senso, megalomania fallimentare che edifica il vuoto e l’inutile. Da anni denunziamo, ma vorremmo denunziare anche coloro ai quali denunziamo e non sappiamo a chi in un circolo schifoso che avvilisce. Viene voglia di piangere, di scappare. Ma perché? Chi siete voi per farci andar via? Via da un’isola che amiamo. Vi combatteremo – conclude l’attivista Goffredo – con la massima determinazione anche se i fendenti sibilano nel vuoto dell’indifferenza, della rassegnazione, della assuefazione al brutto. Vi combatteremo fino alla fine perchè la vita è una e non possiamo consentire che la vostra brutalità ce la rovini!».

E pensare che qui, proprio sulla lingua di sabbia, negli Anni ’90 l’Amministrazione Comunale dell’epoca fece costruire una passeggiata in cemento armato che scatenò un inferno giudiziario. Ci pensò negli ultimi giorni del ’99 una violenta mareggiata che la spazzò via con una sentenza inoppugnabile e rimise ordine nella scala naturale, cancellando quell’obbrobrio di ferro e cemento. Il mare, d’un colpo, inghiottì ogni calcolo e ogni laurea che affannosamente voleva seppellire le leggi della natura.

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