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Vigna del Lume: il messaggio in una bottiglia

di Malinda Sassu
«Io lo dico sempre che qui siamo in Paradiso e non lo sappiamo». Suggestiona e fa riflettereNicola quando parla della “sua” Isola, del ritorno alla terra e alle sue tradizioni.
«Fino ai 27 anni aiutavo in azienda solo nel periodo estivo. Fare vino era fuori dai miei progetti», anni di gare e successi di pesca sportiva in apnea, una vita come quella di tanti giovani. Per arrivare, un giorno, alla considerazionee alla consapevolezza di essere alla guida, con sua sorella Vera, di uno straordinario progetto che rappresentasse il territorio,come questo meritava. Dalla passione per il mare a quella per la terra,perché Ischia e la sua storia vitivinicola meritano rispetto, lo merita la sua natura generosa e i suoi prodotti più tipici. La vigna, prima di tutto. E lo sanno bene, Nicola e Vera Mazzella, la giovane generazione, la terza, di una famiglia di “artigiani” della vite; tali erano il nonno e il padre Antonio, un passato di passione e lavoro che ritorna nel percorso di questi due fratelli cresciuti a “pane e Biancolella”,incuranti della fatica di vendemmie manuali su terreni impervi e scoscesi, su vigne graffiate dalvento e dalla salsedine.
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Fieri di un passato da conferitori e piccole produzioni di famiglia, Nicola e Vera hanno saputo trasformare quelle bottiglie in nuovi messaggi sulla loro vita e sul prezioso equilibrio tra la saggezza dei padri e l’innovazione dei figli. Messaggi che trasformano in emozione i raccontidi fatiche in vigna e l’emozione in poesia, quella di un vino: il Vigna del Lume che si lascia trasportare dallo scorrere delle onde fino in cantina a Campagnano, frutto di un lavoro che nasce nel pieno rispetto dei ritmi naturali e nella valorizzazione delle varietà locali.

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Dal mare alla vigna in soli 30 metri, tanta è la distanza tra i primi filari e le onde che si infrangono sugli scogli di bianco e friabile lapillo di Punta del Lume, dove si scende e si sale su sentieri accessibili solo a piedi. ‘O Lummo, così era chiamato questo posto, per la presenza di un costone roccioso a forma di lume. Una volta. Prima che un’azienda romana, costruttrice di mattoni, lo cancellasse definitivamente nel dopoguerra, facendolo esplodere. Buttato giù solo perché dava fastidio. Uno dei tanti scempi perpetrati su quest’isola meravigliosa. Ma è da qui che nasce la storia di Vigna del Lume, il Biancolella in purezza dalle note iodate regalate dal mare, dal corpo rotondo e vagamente boisè, donato da uve raccolte ai primi di ottobre, surmaturate quel tocco che basta.Uve tagliate alla vecchia maniera, pigiate alla vecchia maniera e messe a decantare di notte, al fresco delle grotte scavate nel lapillo. Ci penserà il mare, l’indomani, a trasportarlo in cantina, su piccole botti. E da lì la fermentazione in acciaio, a temperature controllate, sotto l’occhio vigile e attento di Nicola, «mi piace avere la polpa del vino, cercare di dare quanta più espressione del vitigno, tecnica imparata quando lavoravo in Friuli anche se, in realtà, devo tutte le mie conoscenze ad un bravissimo enologo campano, Alessandro Mancini».

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Nasce così, dopo oltre 50 giorni, il Vigna del Lume, il messaggio in bottiglia di Nicola e Vera, il vino “dal sapore antico”, con i suoi sentori mediterranei di salvia e finocchietto, di ginestra e di frutta matura di albicocca e pesca. A ricordo del territorio e della ricca vegetazione circostante sono le sfumature minerali, lunghe e persistenti, che si abbracciano ai cenni mandorlati tipici del vitigno, a note agrumate e tropicali. Una grande struttura, un sapore pieno e corposo, dal giusto equilibrio in acidità che lascia in bocca gradevolissimi ricordi salmastri: ‘o lummo e le sue rocce sul mare, in questo vino, non sono mai scomparsi. Nicola e Vera hanno saputo dimostrare quanto siano importanti la vigna e la cantina nel risultato finale di Vigna del Lume e, soprattutto, quanto sia difficile mantenere la propria specificità, non farsi tentare dal gusto e dalla moda predominante. Un complesso variegato di potenzialità aromatiche per un vitigno, il Biancolella che ha, in realtà, un estratto molto basso e quale sia il segreto del successo di questo vino è presto detto: «Non c’è un segreto, piuttosto un’ideologia lavorativa, quella di portare avanti una tradizione ed il rispetto verso il prodotto, così come la natura ce l’ha dato, qui dove siamo nati. È il senso della famiglia che ci ha portato a fare questo, ognuno con il proprio incarico. Alla base dì tutto quando ci sono legami forti, si lavora in armonia e con uno scopo comune. È questo che ci ha portato all’amore per il nostro lavoro. Abbiamo creduto in quello che stavamo facendo».

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