«Violenza bestiale e troppa omerta’»
Nell’imminenza della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, parla Carmen Criscuolo che commenta innanzitutto l’ultimo incredibile episodio raccontato da Il Golfo: «Dinamica e motivazioni da brividi, distorto un rapporto nel quale uno pretende la “proprietà” del corpo e della mente dell’altro». Poi non ha dubbi:
La vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne viene macchiata da un nuovo gravissimo caso di cronaca, raccontato ieri dal nostro giornale. Lui che prende a calci lei perché dopo il parto non è tornata immediatamente in forma. Come si commenta un episodio del genere?
«Purtroppo, proprio alla vigilia del 25 novembre, si è verificato l’ennesimo episodio di violenza sul nostro territorio. La dinamica e le motivazioni fanno rabbrividire. Mi chiedo quanto siamo lontani da una visiona sana dei rapporti di coppia. Quanto sia distorto un rapporto dove una delle due parti pretenda di essere “proprietario” del corpo e della mente della persona che ha vicino. C’è una totale mancanza di rispetto e di considerazione dell’essere umano in un comportamento violento come quello del quale abbiamo letto. Tutto questo ci fa capire che c’è ancora tantissimo su cui lavorare e che non dobbiamo mai abbassare la guardia».
Tutto questo succede proprio mentre si avvicina la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Anche l’episodio che abbiamo raccontato nell’edizione di ieri del nostro giornale dimostra che siamo davanti a un tema sempre più sentito sulla nostra isola, ma nei cui confronti se non altro sembra essere cresciuta una certa consapevolezza. O a suo avviso il sommerso è ancora decisamente tanto?
«Mi duole dire che credo ci sia ancora tanto, forse troppo sommerso. Purtroppo gli episodi di violenza che hanno caratterizzato negli ultimi tempi la nostra isola fanno comprendere appieno quanto lo stesso sia presente e fortemente radicato anche sul tessuto locale. Insomma, non siamo così distanti da quello che succede altrove e comunque il fenomeno si sta estendendo un po’ ovunque a macchia d’olio visto che le cronache quasi quotidianamente ci danno notizie in tal senso. Per cui sono dell’idea che c’è ancora tantissimo lavoro da fare sotto ogni punto di vista, sia a livello di sensibilizzazione della cittadinanza, sia a livello normativo che di misure restrittive e punitive che devono essere sicuramente più dure per chi si macchia di questo tipo di reato».
A Ischia è presente un efficace centro antiviolenza. Quali sono i risultati fin qui ottenuti da questa struttura e soprattutto quali risultati ha prodotto (perché ci auguriamo che li abbia prodotti) negli ultimi anni in materia di pungolo e sensibilizzazione nei confronti della cittadinanza. E soprattutto, quali sono gli ulteriori step che vorrebbe vedere attuati?
«I risultati per fortuna non sono mancati, anche se in questa materia purtroppo di “positivo” capirai che c’è ben poco, anzi nulla. Un fatto è testimoniato dai numeri, che non mentono mai: presso il Centro sono aumentati gli accessi, significa che molte più donne rispetto ad un passato anche recente vi si recano, prendono un appuntamento oppure si presentano nelle giornate e fasce orarie in cui è aperto al pubblico per andare a rappresentare una determinata situazione. Attenzione, anche quando il contesto potrebbe apparire in una fase embrionale, perché è proprio partendo da lì che poi si può sfociare in una violenza vera. Vengono per chiedere un consulto, per domandare eventualmente che strada intraprendere dopo aver esposto il proprio caso o vicenda personale. Spesso infatti si può lavorare nell’ambito della prevenzione, ragionando su come muoversi per evitare che brutti episodi abbiano a verificarsi, in altre occasioni invece la decisione riguarda le modalità con cui agire quando una situazione è diventata critica se non addirittura insostenibile. Però…».
Però?
«Ritengo che comunque l’azione di divulgazione sul territorio abbia prodotto buoni frutti, anche se mi rendo conto che ci sono ancora tantissime persone che brancolano nel buio, non sanno nemmeno come accedere al Centro se pure lo volessero. Ma tutto sommato noto grande interesse e partecipazione e possiamo contare sullo straordinario apporto fornito dalle forze dell’ordine presenti sul territorio che si muovono con impegno, professionalità ed abnegazione cercando laddove possibile di fare anche un’azione preventiva che rappresenta un qualcosa di fondamentale importanza. Il messaggio che si sta cercando di trasmettere alla popolazione è che laddove ci sono delle prime avvisaglie di quello che potrebbe sfociare in qualcosa di più grave, loro sono a disposizione del cittadino per ascoltare eventuali problematiche ed essere pronti a intervenire».
Questo non posso fare a meno di chiederglielo: quanta omertà c’è ancora? Quanta gente, anche terze persone magari non coinvolte direttamente in vicende come quelle legate alla violenza di genere, girano la faccia dall’altra parte fingendo di non vedere?
«Hai toccato il tasto giusto, perché è proprio questa la nota dolente. Spesso, troppo spesso, si è portati a pensare che gli “affari domestici” siano di proprietà e di esclusiva competenza e pertinenza di chi li vive. Si tende per consuetudine a non mettere il naso in quelle che possono essere situazioni o dinamiche che riguardano gli aspetti strettamente familiari. Quest’abitudine si manifesta in maniera ancor più marcata quando le problematiche interessano in maniera diretta le coppie. Parliamo ad esempio di una coppia che magari sta vivendo la fine di un rapporto per cui chi è intorno parte dal presupposto che si tratti di cose che devono gestire loro. Naturalmente è così, o meglio dovrebbe essere così: perché c’è una sfera privata che deve rimanere tale, poi però gli scenari mutano quando toccando con mano ci si accorge che determinati atteggiamenti in realtà sono molto pericolosi. Negli ultimi anni, per fortuna, abbiamo lavorato a fondo anche con le scuole e gli studenti, le nuove generazioni, e di questo devo ringraziare i dirigenti scolastici per l’attenzione e la sensibilità che hanno sempre dimostrato. Ci siamo interfacciati anche con i docenti, perché spesso dietro alcuni comportamenti dei ragazzi si possono nascondere anche situazioni familiari caratterizzate da conflitti particolarmente “accesi”».
Cosa aspettarsi dalle celebrazioni del 25 novembre? E soprattutto cosa fare perché questa giornata non si limiti ad una serie di eventi e appuntamenti ma lasci una “luce” accesa nella coscienza di ciascuno di noi?
«Parliamo di una data importante per fortuna particolarmente sentita proprio dai giovani, dagli studenti e dagli istituti scolastici e non a caso in molte iniziative loro saranno coinvolti in prima persona. Questo perché restiamo convinti che sia necessario cercare di comunicare con le nuove generazioni e spesso anche utilizzando il loro linguaggio. Aiutarli ad esprimersi e laddove è necessario anche a cercare di far venir fuori le eventuali difficoltà che vivono quotidianamente. Ma vorrei che ogni giorno fosse il 25 novembre, sarebbe il modo migliore per far sì che le celebrazioni non fossero fini a se stesse».