CRONACAPRIMO PIANO

«VIOLENZA DI GENERE, A ISCHIA REGNA L’OMERTA’»

L’amara riflessione arriva da Anna Paparone, responsabile den Centro antiviolenza di Ischia, che racconta come certi fenomeni siano fortemente diffusi anche sull’isola ma spesso tenuti nascosti dalle vittime e non solo. Le testimonianze più toccanti e il lavoro nelle scuole per educare ai sentimenti

I recenti fatti di Caivano, Palermo, e non solo, hanno riportato alla ribalta un tema che per la verità non ha mai visto spegnersi i riflettori: quello della violenza di genere. Dal suo osservatorio privilegiato posso chiederle qual è lo stato dell’arte a Ischia, isola in cui si è avuta una certa recrudescenza di questi fenomeni? Siamo nella media, o magari non siamo più un’isola felice?

«Sono la responsabile del Centro Anti-violenza a Ischia, ma sono anche componente della Consulta della parità di genere per la Regione Campania, e questo mi dà l’opportunità di entrare ancor di più su delle situazioni che ci mettono a confronto con quelle nazionali. Operando da circa due anni sull’isola d’Ischia, purtroppo devo notare che c’è molta omertà. Potrei risponderle subito dicendo che siamo fin troppo nella media e che molte cose a Ischia non escono fuori perché, torno a sottolinearlo, si vive nell’omertà, e le donne solo poche volte riescono subito a denunciare i fatti. Fra l’altro noi sull’isola procediamo ad aiutare la donna, che difficilmente denuncia, tramite un percorso di accompagnamento affinché ella possa rendersi conto di cosa sta succedendo, quali sono le cause, quali potrebbero essere le conseguenze, e cosa noi le possiamo offrire per la tutela, e a quel punto alcune – solo alcune – decidono di proseguire e di denunciare. Questo è un primo nodo che stiamo comunque cercando di risolvere sull’isola. Forse proprio perché siamo su un’isola, la mentalità dell’isolano è un po’ diversa da quella che si ha sulla terraferma: ci si conosce tutti, e quindi il nome che viene reso pubblico può in qualche modo ledere il compagno, il marito della persona che potrebbe denunciare. Su questo aspetto noi stiamo agendo specificamente, per far sì che le donne riescano a parlare delle violenze subite. Non parliamo soltanto di femminicidio, ma di una diffusa cultura del padre-padrone, dell’uomo che “comanda” nei confronti della donna subalterna. In sinergia con gli istituti scolastici e con tutte le amministrazioni di Ischia e Procida, abbiamo istituito dei corsi diretti ai docenti degli istituti per aiutare gli scolari a capire l’educazione ai sentimenti: far comprendere cioè che bisogna condividere il percorso dell’affetto e del rispetto della reciproca autonomia e indipendenza, fino a riuscire a mantenere il corretto connubio tra uomo e donna».  

«Forse proprio perché siamo su un’isola, qui c’è molta omertà.Ci si conosce tutti, e quindi far uscire il nome di chi commette violenza è difficilissimo, in quanto a volte si tratta di personaggi molto noti e considerati come colonne portanti della comunità locale»

Quali sono i racconti – sicuramente ne avrà dovuto ascoltare tanti – che l’hanno particolarmente impressionata, e perché

«Innanzitutto l’aggressione di un figlio nei confronti della madre: un comportamento impressionante, proprio verso colei che lo ha messo al mondo. Un altro episodio particolare è l’aggressione di un uomo contro la cognata, con quest’ultima che per molto tempo ha dovuto tenere nascosto al proprio marito ciò che era accaduto. Non dimentichiamo gli aspetti di diritto penale delle vicende, che portanonon soloall’allontanamento della persona che ha compiuto la violenza, ma anche a tutelare chi è attorno. In tal caso, far uscire una notizia del genere avrebbe complicato ulteriormente la situazione».

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«Aiutiamo la donna tramite un percorso di accompagnamento affinché ella possa rendersi conto di cosa sta succedendo, quali sono le cause, quali potrebbero essere le conseguenze, e cosa noi le possiamo offrire per la tutela, e a quel punto alcune – solo alcune – decidono di proseguire e di denunciare»

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Ha parlato di troppa omertà. Posso chiedere come la si combatte – se si può combattere – in un contesto come il nostro?

«L’omertà non è altro che una solidarietà tra le parti, che proprio per la stretta conoscenza reciproca vieta alla persona di essere libera di parlare. Noi la combattiamo con la formazione, trasferendo la conoscenza di come si possono combattere determinate situazioni e soprattutto le soluzioni, senza ledere la persona. La maggior parte delle denunce che riusciamo a far sporgere restano nell’anonimato per molto tempo. Ovviamente, nel caso in cui ci sia un processo o comunque la necessità di intervento delle istituzioni e delle forze dell’ordine, la notizia deve “uscire”. Noi tuttavia cerchiamo di far sì che i fatti vengano fuori parlandone, facendo promozione diretta sul territorio e facendo capire che il silenzio non porta a nulla: ci sono molte situazioni che alla fine finiscono per ledere non solo la vittima della violenza ma anche quelle a lei vicine, familiari, parenti e amici. Questo è l’unico modo per cercare di rompere l’omertà. In contesti molto “concentrati” come le isole, far uscire il nome di chi commette violenza è difficilissimo, in quanto a volte si tratta di personaggi molto noti e considerati come colonne portanti della comunità locale».

«In sinergia con gli istituti scolastici e con tutte le amministrazioni di Ischia e Procida, abbiamo istituito dei corsi diretti ai docenti per aiutare gli scolari a capire l’educazione ai sentimenti: far comprendere cioè che bisogna condividere il percorso dell’affetto e del rispetto reciproco, fino a riuscire a mantenere il corretto connubio tra uomo e donna»

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