Viva Lucianna, tutta d’oro per Pieraccioni

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Di Gianluca Castagna | IschiaLa sua allegria è preziosa, la sua vivacità inestimabile, la sua simpatia senza prezzo. E’ davvero una ragazza d’oro, Lucianna De Falco. Autentico terremoto di idee, vitalità, forza. Un terremoto, generoso e benefico, per chi la incontra nella vita e sulla scena.
Vietato fare i conti, ma sono tanti gli anni di cinema, teatro, tv con le antenne sempre dritte. Per captare nell’aria l’incontro con la fortuna. Ma soprattutto per aggiornarsi, sempre. Vedere tutto quel che c’è da vedere, leggere quel che c’è da leggere, rischiare quel che c’è da rischiare. Un attore, si sa, deve avere sensibilità anche per gli altri. Mai abbattersi, mai mollare. Inossidabile ai rifiuti, perché in fin dei conti, per fare questo mestiere, occorre avere un cuore di gomma e una faccia di bronzo.
Proietti, Ferreri, Martone, Ozpetek, Sorrentino. La popolarità televisiva di un “ Un posto al sole” e i ritmi indiavolati del musical ne “La febbre del sabato sera”. Scritture anche fisiche della performance che includono (e inglobano) tutto, nel segno di una caratterizzazione magnetica e sempre acuta. Come quella per Leonardo Pieraccioni, ex enfant prodige della commedia italiana che l’ha voluta nel suo ultimo film.

Da stasera sugli schermi italiani con “Il professor Cenerentolo”, nuova commedia di Leonardo Pieraccioni. In che vesti ti vedremo?
«In una veste dorata…e non è una battuta! Pieraccioni ha fortemente voluto un abito molto caratterizzato, una sorta di involto tipo Ferrero Rocher. Il risultato è il personaggio della signora Mammolotti, donna annoiata dalla vita coniugale che nel film intravede una speranza, una possibilità di riscatto. Rafforzata da un equivoco: il messaggio destinato a Morgana, il ruolo interpretato da Laura Chiatti, viene intercettato per caso proprio da lei. È una donna che fa tenerezza, regala fiducia e speranza, anche se nella scrittura è una caratterizzazione. La sua comicità scaturisce direttamente dalla commedia degli equivoci».
Com’è stato lavorare con Pieraccioni? Vi conoscevate già?
«L’ho conosciuto a Firenze quando lavoravo con Pupi e Fresedde teatro di Toscana. Una cena all’aperto a S. Frediano a Firenze, dove Cecchi Gori, all’epoca, trasformava quell’intero quartiere in un ristorante a cielo aperto. Io ero lì con la mia amica Barbara Enrichi, un periodo in cui lavoravo spesso con i toscani (Canino, Panariello), con lui mai. Alla conferenza stampa ha detto che sono un’ attrice che vorrebbe in ogni suo film, dunque aspettiamo».
Il film è girato a Ventotene, isola a portata di sguardo dalla tua, forse diversa da Ischia.
«Ho sempre amato le isole” più isola di casa mia”. Ventotene è bellissima, accogliente e a dimensione di set; la gente ha ancora quel senso di ospitalità di un tempo, quando anche noi avevamo un turismo più internazionale che si rafforzava proprio grazie  all’orgoglio e all’identità degli abitanti dell’isola».
Hai spesso frequentato la commedia. Ponzi, Vanzina, Benvenuti, Genovese. Quasi 30 anni di carriera, ma quante risate ti sei fatta?
«Hahahaha!!! Bella domanda, divertente! Caspita, se diciamo 30 anni, però, quasi quasi sveliamo la mia età … Hahahaha!!!».
Ti chiedono mai dei consigli? Se li dovessi dare a una giovane attrice, cosa le diresti?
«Succede che spesso incontro ragazzi e ragazze che mi dicono di voler fare questo mestiere, ma non hanno le idee troppo chiare. Vorrebbero partecipare a “Uomini e donne”, oppure girare un film oppure andare al Festival di Sanremo, tutto questo senza soluzione di continuità, un po’ a caso. Insomma, se me lo chiedono, li aiuto a chiarirsi le idee! Se invece incontro qualcuno realmente motivato, allora cerco di comprendere quali sono le sue inclinazioni, suggerisco di studiare sempre o di provare a realizzare piccoli progetti per mettersi in gioco, autonomamente o in gruppo. Proprio oggi, quando il talento e lo sforzo di coltivare le proprie competenze non viene premiato, bisogna combattere! Poi, ognuno ha il suo destino, magari  incontri sulla spiaggia Francis Ford Coppola che ti vuole scritturare e allora…»
Cosa diresti di non fare mai a un giovane attore?
«La dote necessaria per fare questo mestiere resta l’equilibrio interiore. E la costanza. Quindi non mollare mai. Insistere, perseverare, resistere!»
La gente dello spettacolo è più canaglia o più spiritosa?
«Più canaglia che spiritosa, of course!»
Poco più che 20enne sei finita tra le grinfie di Marco Ferreri. Giurano che con gli attori fosse cattivissimo.
«Marco Ferreri è stato un grande maestro per me, mi ha insegnato il rispetto e il valore che ognuno deve guadagnarsi sul set. Senza presunzione, con umiltà, ma con le idee ben chiare. Ognuno ha il suo ruolo nel meccanismo di fabbricazione di un film, ma un attore, nel suo piccolo, ha il diritto e il dovere di proteggere il suo lavoro. Amava e voleva attori che si confrontassero con lui, credo detestasse essere collocato su di un trono, si scontrava con quelli che subivano la sua direzione artistica senza avere opinioni personali. Quelli che cedevano, che non avevano personalità artistica, ne venivano sopraffatti».
Hai terminato da poco le riprese di un corto per la regia di Daniele Cipri. Com’è andata?
«Non posso svelare nulla sulla trama. E’ una storia grottesca e divertente, Ciprì un bell’artista, simpatico. Sul set molto competente, concentrato, serio. Ho provveduto io, qualche volta, a strapazzarlo un po’».
In questi giorni sei sul set di un progetto sulle Quattro giornate di Napoli.
«Stiamo ancora girando, il film si chiamerà “Bruciate Napoli!” racconta la resistenza napoletana durante la seconda guerra mondiale. Un film d’epoca, mi è successo raramente nella mia carriera, nonostante la mia faccia “antica”. Poi c’è un bellissimo cast: Mariano Rigillo, Patrizio Rispo, Nunzia Schiano e tanti altri, per la regia di Arnaldo delle Aie e la fotografia di Ettore Zito, che lavorava con Coppola, appunto»
Allora è proprio destino.
«Intanto resto nel filone storico della seconda guerra mondiale. Presto comincerò a girare “Terra bruciata”, film documentario sulle stragi naziste in terra di lavoro. Un progetto di ricerca che vuole riportare alla luce fatti inediti avvenuti nel Meridione d’Italia nell’autunno del 1943. Un pezzo di storia cancellato dalla memoria collettiva e individuale del nostro Paese».
Stai portando in giro lo spettacolo “Viva Maria”, da Ischia a Benevento, poi a Caserta. Cosa apprezzano nella figura di una donna così foriana, eppure affatto provinciale?
«Devo ringraziare il cortometraggio che precede lo spettacolo, frutto del lavoro di recupero delle testimonianze filmate per il racconto dello spettacolo “Lucì,Voci e volti dal faro”, perché introduce e contestualizza bene il personaggio di Maria Senese per tutti quelli che non la conoscono. Laura Jacobbi, autrice e regista, ha reso Maria, oltre che comica, tenera e commovente. Mi dispiace solo abbiano rifiutato lo spettacolo nel cartellone natalizio del comune di Forio».
Come mai?
«Secondo gli organizzatori, Maria Senese è un personaggio foriano “poco inerente al Natale”. Ma io la penso diversamente».
Farai presto qualcosa a Ischia?
«Prima di Natale, un appuntamento importante con le scuole. L’anno scorso più di mille ragazzi hanno visto “Cent’anni dalla Grande Guerra”, scritto e diretto da Salvatore Ronga appositamente per loro: è un grande orgoglio per me portare a teatro gli studenti isolani, una missione a cui tengo moltissimo grazie al Teatro Polifunzionale di Ischia che ce ne offre la possibilità. Quest’anno tornerò anche con “Viva Maria!”, già presentato nelle scuole in Campania, dunque riuscire a metterlo in scena anche per gli studenti di Ischia è un riconoscimento e un orgoglio maggiore».
Quanto conta il successo per chi fa questo lavoro?
«Tanto, però bisogna dimenticarsene un attimo dopo. Il successo ti regala solidità, ma ogni attore ne riconosce la natura effimera. Meglio dimenticare e guardare avanti ad un nuovo obiettivo da raggiungere».
Sei felice di aver fatto l’attrice?
«Ahahaha! Quest’intervista è assai impegnativa…sì, sono felice, avrei potuto fare altro, forse, ma oggi considero la mia scelta una “felice scelta”, motore e carburante della mia vita».
Per anni il paragone, non solo fisico, con la Magnani è stato un leitmotiv della tua carriera. Ufficializzato, forse esorcizzato, con “La grande Menzogna”, uno dei tuoi lavori più belli e premiati. Ma c’è un’altra attrice, anche lontana da te, che hai sempre ammirato e a cui avresti voluto assomigliare?
«Ad ufficializzarlo c’è stato pure Paolo Sorrentino. Lo dico perché se n’è parlato poco, ma il corto è su youtube ed il titolo è “The Dream”’. Io ho amato molto Giulietta Masina, mi piace tantissimo Meryl Streep e molte giovani professioniste, sopratutto attrici inglesi e americane, che hanno la fortuna di lavorare in paesi dove questo mestiere si fa in un altro modo. Credo che un attore debba continuare a studiare in maniera assidua; in America gli attori hanno i loro coach, con i quali si allenano sempre. Ho conosciuto Ivana Chubbuck, quest’anno. E’ la coach di Leonardo Di Caprio e Halle Berry, tra i tanti. Ecco, non vedo l’ora di continuare a studiare con lei!».

 

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