«Vogliono eliminare la sezione di tribunale»
L’atto d’accusa dell’avvocato Gianpaolo Buono che non ha dubbi sulle motivazioni che hanno portato a far “traslocare” temporaneamente le udienze penali: «Decisioni insensate, non ho dubbi che tutto rientri in un preciso disegno». Poi l’appello ai cittadini: «Ischia merita rispetto e tutele adeguate»

Avvocato, la sezione distaccata del Tribunale di Ischia continua a essere terra di paradossi: da un lato si attende la tanto agognata stabilizzazione, dall’altro arriva un improvviso svuotamento delle udienze penali trasferite d’imperio in terraferma… in attesa di tempi migliori. Come va interpretata questa situazione?
«C’è poco da interpretare e ancora meno su cui interrogarsi. Purtroppo la situazione è drammatica e, con il passare del tempo, non fa che peggiorare, davvero quella della giustizia locale sembra una lenta ma inesorabile agonia. Oltretutto riscontro una totale insensatezza nelle decisioni dei vertici giudiziari e, senza temere smentite, ritengo che tutto rientri in un preciso disegno: quello di eliminare definitivamente questa sezione. Ne sono convinto, nessuno me lo toglierà mai dalla testa questo pensiero. Per questo rivolgo un appello alle istituzioni locali, agli enti e all’intera cittadinanza: dobbiamo restare vigili e reattivi. Se non interveniamo con la giusta determinazione, il rischio concreto è quello di perdere il Tribunale di Ischia, dopo decenni di lotta. Sarebbe un danno irreversibile per l’intera comunità isolana, un danno che forse in tanti fanno fatica a percepire nella sua completezza».
Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati si è espresso con fermezza, attraverso il proprio Presidente, invitando al ripristino dello status quo. Questo sostegno le infonde maggiore ottimismo o, almeno, le fa temere il peggio in una misura meno marcata?
«L’Avvocatura, sia a livello distrettuale che nazionale, ha sempre sostenuto le istanze dei suoi rappresentanti ischitani, comprendendo appieno le necessità di un’intera collettività. Si tratta di esigenze comuni a tanti territori disagiati: penso alle isole, alle comunità montane e a tutte quelle realtà che soffrono di oggettive difficoltà logistiche. L’attenzione dell’Avvocatura su questi temi è fondamentale per portare avanti la battaglia per la stabilizzazione. Tuttavia…».
Tuttavia?
«Il problema principale è che i vertici della magistratura vedono la presenza di una sezione periferica come un peso, un intralcio alla loro organizzazione, praticamente un fastidio. Ma chi governa dovrebbe assumersi la responsabilità di adottare provvedimenti che tutelino le popolazioni disagiate, come quella ischitana e tutte le comunità che si trovano in condizioni simili, che certo non sono poche. Non dimentichiamo che, anche grazie all’impegno dell’ex sindaco di Forio Francesco Del Deo e degli altri primi cittadini dell’isola, siamo riusciti a ottenere un riconoscimento formale di questa necessità che ha rappresentato comunque una significativa conquista. Il vero paradosso è che, sebbene la Costituzione oggi riconosca l’insularità come un valore da preservare, i provvedimenti adottati vanno in direzione opposta. È inaccettabile. Dobbiamo agire con determinazione, perché queste decisioni svuotano di significato la battaglia che abbiamo combattuto e, soprattutto, creano enormi disagi per gli utenti della giustizia che pagheranno conseguenze davvero pesanti, pesantissime. Faccio un esempio su tutti: allo stato attuale, con l’ultimo provvedimento adottato dalla presidenza del Tribunale di Napoli, ci troviamo nella situazione assurda per cui, ogni giovedì mattina, i dipendenti delle sei amministrazioni comunali, le forze dell’ordine, i testimoni e gli avvocati devono imbarcarsi per raggiungere Napoli e trattare le cause. Questo comporta e comporterà problemi economici, con costi che ricadono sia sui cittadini sia sulle amministrazioni, e non potrà che creare una serie di inefficienze a catena nei servizi. Lo abbiamo ribadito in ogni sede, anche a Roma: lo spostamento dall’isola è complesso, oneroso e ha conseguenze pesanti. Ecco perché abbiamo chiesto la stabilizzazione e perché, come Avvocatura, abbiamo contribuito al riconoscimento dell’insularità come valore da tutelare. Ma questa tutela non deve limitarsi al settore della giustizia».
Si riferisce ad altre criticità che affliggono il territorio?
«Esattamente. Il problema non riguarda solo la giustizia, ma investe altri settori parimenti fondamentali come la sanità, la pubblica istruzione e i trasporti. Finché non otterremo un riconoscimento concreto delle nostre peculiarità territoriali, saremo sempre trattati con superficialità. La condizione della sanità sull’isola è sotto gli occhi di tutti, così come le carenze nel sistema scolastico, in particolare nelle scuole superiori. Per non parlare poi dei trasporti che rappresentano forse l’anello debole per eccellenza di questa catena: i collegamenti sono insufficienti, e l’assenza di servizi essenziali, come la possibilità di rientrare la sera tardi da Napoli, ci condanna a una continua condizione di isolamento. Questa situazione non incide solo sulla nostra libertà di movimento, ma anche sulla qualità della nostra vita, sulle opportunità di lavoro e sulla nostra crescita culturale. Per questo ribadisco che la battaglia non riguarda solo una categoria professionale, ma l’intero territorio. Serve l’impegno di tutte le componenti della società civile, così come è avvenuto in passato. Non possiamo accettare di essere relegati in una condizione di marginalità. Ischia merita rispetto e tutele adeguate».