CRONACAPRIMO PIANO

Firme false per i decreti ingiuntivi all’Evi, nei guai un avvocato

Una vicenda inquietante, che va a incastonarsi all’interno di un contesto più ampio e che vanta anche un significativo precedente. Verrebbe voglia di dire che se errare umano, beh perseverare è diabolico e purtroppo la perseveranza sembra essere il leit motiv del comportamento di un professionista che fino a qualche tempo fa ha avuto un rapporto di collaborazione con l’EVI che si è poi bruscamente interrotto. E visti i fatti che abbiamo già raccontato e quelli che stiamo per esporvi, non ci vorrà granché a capire il perché. Il pubblico ministero ha comunicato a un avvocato ischitano la conclusione delle indagini a suo carico formulando nel contempo la richiesta di rinvio a giudizio per l’uomo.

E le motivazioni, evidentemente, sono tutt’altro che “leggerine”. Nel dispositivo infatti si legge che l’indagato deve rispondere di falsità materiale e falso in atto pubblico perché “con più azioni di un unico disegno criminoso, in qualità di avvocato convenzionato con la EVI Energia Verde Idrica spa, società che si occupa dei servizi pubblici locale (acquedotto e fognature) il cui capitale sociale è detenuto per l’80 per cento dal Consorzio Intercomunale Servizi di Ischia ed il rimanente 20 per cento dal Comune di Procida, sottoscriveva in calce falsamente, riproducendo simile firma del liquidatore della predetta società Ghirelli Pierluca (che ne disconosceva la paternità in denuncia) mandati di rappresentanza e assistenza che successivamente autenticava e depositava al Tribunale di Napoli con il relativo ricorso per decreto ingiuntivo di pagamento, alcuni dei quali a revoca della convenzione avvenuta”. Insomma, un’accusa decisamente pesante ma non è certamente l’unica che viene rivolta al professionista del foro isolano.

Sempre nell’atto in questione, infatti, si legge che all’avvocato si contesta altresì il reato di falso in atto pubblico perché, “con più azioni di un medesimo disegno criminoso, in qualità di avvocato convenzionato con la EVI Energia Verde Idrica spa con sede legale in via Leonardo Mazzella n. 36, e pertanto nell’espletamento dell’esercizio della professione forense, falsamente attestava l’autenticità della firma del liquidatore della predetta società Ghirelli Pierluca, in calce a 17 mandati di rappresentanza ed assistenza che successivamente autenticava e depositava al Tribunale di Napoli con il relativo ricorso per decreto ingiuntivo di pagamento nei confronti di utenti morosi verso la predetta società, alcuni dei quali a revoca della convenzione avvenuta al reato previsto e punito dagli artt, 48 e 479 del codice penale (falsità ideologica commessa in atti pubblici, ndr) perché, traendo in inganno con le condotte descritte nei capi che precedono i giudici di pace di Napoli, sezione distaccata di Ischia, li induceva ad emettere provvedimenti di decreto ingiuntivo falsi nella parte in cui ritenuti fondati su mandato difensivo e di seguito specificati, ottenendo altresì illecito profitto derivante dagli onorari riscossi o da riscuotere”. E nell’articolato riepilogo del pubblico ministero vengono citati anche tutti coloro che sono finiti nella rete della “trappola” tesa dall’avvocati ischitano. Per la cronaca, omettiamo gli importi che erano in ogni caso esclusi dagli interessi legali e delle spese per l’avvocato, figurano Giuseppe Baldino, Maria Francesca Ferrandino, Lunafa SAS. Purtroppo va rimarcato come il professionista finito nel mirino della magistratura non sia alla prima esperienza, e purtroppo sempre con l’Evi come protagonista (o meglio vittima). Lo stesso, infatti, risulta anche indagato in un procedimento connesso dove il reato che gli viene contestato è quello di appropriazione indebita e nel caso di specie ci troviamo dinanzi ad un fatto che il nostro giornale raccontò in esclusiva nel dicembre del 2017.

I sindaci dei Comuni isolani, all’epoca, cercarono anche di non far scoppiare il bubbone ma era inevitabile che la bomba scoppiasse. Nella circostanza scomparve una somma di denaro pari a circa tredicimila euro che era stata introitata dall’Evi dopo che alcuni cittadini morosi col pagamento della fornitura idrica avevano dovuto mettere mano alla tasca perché raggiunti da un decreto ingiuntivo. Inizialmente si parlò di due casi e nel mirino finì immediatamente il legale in questione che era stato nominato dall’ente: il cittadino che infatti viene raggiunto dall’ingiunzione di pagamento tratta con l’avvocato dell’azienda e una volta chiuso l’accordo effettua allo stesso il pagamento. E uno in particolare (quello che fece scattare l’allarme rosso), di ottomila euro, non finì nelle casse dell’ente. La “trastola” venne scoperta presumibilmente nel più semplice dei modi: non essendo giunta notizia all’Evi del pagamento effettuato dal cliente “X”, gli sarà stata interrotta la fornitura idrica. A questo punto il cittadino si sarà recato presso gli uffici di via Leonardo Mazzella a lamentarsi del trattamento ricevuto dopo aver messo mano alla tasca. Quando avrà appreso che non risultava alcun pagamento, si è innescata la miccia. All’epoca Pierluica Ghirelli, ovviamente, oltre ad informare dell’accaduto i sindaci dei Comuni isolani – soci in quota parte dell’Evi – e fece passare al setaccio tutte le pratiche evase dall’avvocato, proprio per scongiurare guai peggiori. Ma l’apertura di un’indagine fu inevitabile. Oggi, a distanza di tempo, si scopre che non era l’unica.

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Pasquale

A volte vengono fatti i nomi delle persone coinvolte, a volte invece no..

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