POLITICAPRIMO PIANO

Adesso De Luca vuol fare come i sindaci isolani

Il governatore annuncia la chiusura dei confini campani se Lombardia e Veneto torneranno alla normalità mettendo da parte il lockdown. I nostri primi cittadini già il 23 febbraio avevano intuito il peggio emettendo l’ormai nota ordinanza bocciata dal Prefetto. E oggi si prendono la purtroppo platonica rivincita

In principio volevano farlo i sindaci dell’isola d’Ischia e ci fu qualcuno – una sparutissima minoranza, per quanto decisamente rappresentativa (tra europarlamentari, senatori, consiglieri regionali e presidenti di associazioni di categoria, giusto per intenderci) che fece una levata di scudi fragorosa, salvo poi scomparire sulla questione da quel momento in poi. Adesso che la stessa iniziativa vuole metterla in campo il presidente della giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca, tutti d’accordo. Applausi, applausi e ancora applausi. Ci riferiamo all’iniziativa di vietare l’ingresso sul territorio regionale campano agli abitanti di Lombardia e Veneto che – sebbene la prima conti addirittura il cinquanta per cento dei decessi su scala nazionale a causa del coronavirus – vogliono riaprire tutto e farlo pure in fretta. Insomma, immoliamo di tutto dinanzi alla necessità di rimettere in moto l’economia. Ieri per la cronaca, era venerdì 17 aprile (data funesta e forse meglio non evocarla, coi tempi che corrono), quando le frontiere del nostro ameno scoglio volevano chiuderle i primi cittadini era il 22 febbraio. Riconoscere oggi a posteriori che Ferrandino, Castagna, Gaudioso, Del Deo e Caruso avevano visto giusto e pure vestito i panni di precursori, sarebbe un gesto di umiltà che proprio non è possibile attendersi per tutta una serie di ovvi motivi. Ma una cosa è certa, visto quello che è accaduto ieri almeno i nostri eroi avranno la soddisfazione – per quello che vale – di non vivere di gloria postuma.

Nel suo ormai abituale videomessaggio – spesso condito da affermazioni che lo hanno fatto diventare un personaggio – ieri pomeriggio Vincenzo De Luca ha lanciato un messaggio chiaro e repentino alle regioni settentrionali: “Se dovessimo avere corse in avanti in regioni dove c’è il contagio così forte, la Campania chiuderà i suoi confini. Faremo un’ordinanza per vietare l’ingresso dei cittadini provenienti da quelle regioni”. Avviso ai naviganti e nello specifico al collega Fontana che – evidentemente pressato da una serie di poteri forti (non si spiegherebbe altrimenti una fretta assolutamente non corrispondente allo “stato di salute” lombardo in tema di coronavirus) ha fretta di mettersi alle spalle il lockdown e ripartire senza restrizione alcuna. Sempre lo “sceriffo” ha messo al bando la diplomazia rincarando la dose: “Lombardia, Veneto e Piemonte hanno una situazione che non è ancora tranquilla. Lombardia e Veneto, soprattutto, sono in alto mare e vogliono aprire. Così facendo, però, rischia di mettere in pericolo tutta l’Italia. Per questo saremo costretti a chiudere i confini. La cosa più drammatica sarebbe riaprire tutto e dopo due settimane tornare a chiudere: a quel punto l’Italia non reggerebbe più. Le riaperture dovranno essere sempre accompagnate da un piano di sicurezza sanitaria che è imprescindibile. La ripresa sarà su due piani: economico e sanitario”.

Parole che certo pronunciate oggi suonano quasi profetiche e che non possono che far riflettere anche i sindaci isolani, che qualche tempo addietro finirono in alcuni casi addirittura con l’essere accusati di razzismo, cosa che non stava né in cielo né in terra. E i fatti purtroppo (ripetiamo, purtroppo) lo hanno chiaramente dimostrato. Il sindaco di Casamicciola, Giovan Battista Castagna, solleticato dal cronista dapprima esordisce dicendo che “De Luca dovrebbe andare a spiegarlo a qualcun altro che la decisione di chiudersi a riccio può salvare la Campania, come all’epoca avrebbe salvato Ischia” e poi ribadisce il concetto: “E’ comprensibile che si voglia rimettere in moto il motore e la macchina produttiva del paese, anche perché diversamente l’economia rischierebbe di collassare: ma non si può, per questo, pregiudicare la salute dei cittadini e vanificare gli sforzi fin qui compiuti. Sarebbe un imperdonabile peccato”.

Un leit motiv, quello di aver precorso i tempi, che accompagna inevitabilmente anche la riflessione di Enzo Ferrandino. Il sindaco d’Ischia ricorda infatti “che si era compresa già allora la portata di quello che stava succedendo, anche perché seguivamo i fatti che giorno dopo giorno rimbalzavano dalla Cina e pian piano anche da zone come Lombardia e Veneto. Insomma, in qualche maniera lo scenario lo avevamo ben definito ma purtroppo in quella fase non tutti hanno avuto la stessa visione”. Troppo semplice allora convenire che il governatore non si sia affatto reso artefice di un’uscita infelice, tutt’altro: “Io sono assolutamente convinto che Vincenzo De Luca stia nel giusto quando dice che la seconda fase si può attuare soltanto se l’emergenza sanitaria è superata e quindi quando i contaggi si saranno effettivamente azzerati. E’ assurdo avviarla con un fenomeno di propagazione ancora in essere, sarebbe come andare a ridare vigore alle fiamme di un incendio che è in fase di spegnimento”. Poi la conclusione, che è un campanello d’allarme che ci riguarda molto da vicino: “Occorre un ragionamento molto più serio e articolato su quella che è l’emergenza economica che colpirà la nostra isola, che vivendo di turismo è molto più fragile rispetto ad altri contesti campani e nazionali”. Ma la forma, in ogni caso, non cambia la sostanza: la salute viene prima di tutto.

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