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Il caso Ego Eco e l’area del “Salvatore Calise”

ISCHIA – C’è qualcosa che non quadra, e questo potrebbe apparire anche terribilmente scontato visto che ci troviamo a Forio, non proprio il paese dove la normalità ha deciso di piantare le tende, anzi da cui probabilmente ha sempre ben pensato di tenersi alla larga. C’è qualcosa che non quadra in quello che succede (che manco a farlo apposta ha a che fare col settore dei rifiuti), sulla location in cui succede e soprattutto sul fatto che nessuno si sia ancora stranamente preso la briga di “interrompere lo spettacolo”. Perché, prima ancora di spiegare quello che succede, è il caso di fare una premessa che inevitabilmente ingigantisce il fatto e la storia, e con essa gli attori protagonisti e le immancabili vittime. Non ci sarebbe nessuna autorizzazione, e il condizionale vuole essere una mera precauzione, in tutto quello che accade all’ombra del Torrione, il che finisce col rendere tutto decisamente più paradossale.

Il fatto. L’area in questione è quella alle spalle del campo sportivo, alla quale si accede anche nella famosa strada dove si trova il Palazzetto dello Sport. Proprio dietro la porta lontana dagli spalti da tempo ha piantato le tende la Ego Eco e certamente non lo ha fatto in maniera discreta. Lì vengono posizionati i camion, lì di fatto si provvede a pressare i rifiuti – con un rumore infernale che spesso inizia di buon mattino e si interrompe soltanto dopo pranzo (vabbè, magra consolazione, almeno la chetichella pomeridiana è garantita, ovviamente per chi può permettersela…) – in determinati cassoni si schiaccia anche il vetro, e si racconta che ogni tanto qualche scheggia vola di qua e di là. Così come sembra pure che in quell’area, dove inevitabilmente finiscono anche i liquidi prodotti dall’immondizia, ci sia una falda acquifera e questa robaccia probabilmente è proprio lì dentro che esaurisce la sua corsa. O meglio, la comincia, perché poi va a finire chissà dove. A questo si aggiunga che che l’area è delimitata da un muraglione che non sembra il massimo della solidità e che starebbe perdendo colpi a causa dei rumori e dalle vibrazioni dei camion in moto e dalle operazioni effettuate in loco. Sotto, giusto per la cronaca, ci sono diverse abitazioni ma soprattutto una strada frequentata e percorsa quotidianamente da tantissime persone, ed anche parecchi bambini. Per carità, nulla succede, ma hai visto mai che un giorno dovesse accadere qualcosa (e partiamo tutti simultaneamente con gli scongiuri del caso, badate solo per decoro di non farli se state leggendo in pubblica piazza) è il caso di dire che chi convive con quest’inferno le sue preoccupazioni le aveva esternate. E pure da tempo immemore. Dimenticavamo un dettaglio, che magari in questo marasma potrebbe apparire trascurabile ma che a ben pensarci non lo è: sul campo sportivo Salvatore Calise si allenano ogni giorno anche diversi baby calciatori in forza alle varie scuole locale. E così se agli abitanti della zona toccano i marasmi, loro si beccano i miasmi. Per la serie, ci troviamo a Forio, ma chiamatelo pure terzo mondo.

Il problema di fondo, in realtà, è un altro. Sembra che nessuno abbia autorizzato la Ego Eco a sostare in quella zona, che doveva essere il ricovero di una notte e poi è stata (in)debitamente occupata no stop. E mica finisce qui perché quando ti rechi a visitare personalmente quella zona per capire che cosa succeda quotidianamente – o almeno per provarci, francamente non ce la siamo sentiti di passare una notte all’addiaccio – ti rendi conto che sono anche altre le cose che non vanno, e qui ritorniamo alla premessa. Chiacchierando a destra ed a manca e raccogliendo le proteste e le lamentele dei residenti della zona (le abbiamo catalogate così, ma il termine esatto sarebbe un altro…) spunta anche la leggenda popolare. Che, detto per inciso, racconta della presenza sul posto del sindaco Francesco Del Deo che avrebbe riferito ad un gruppo di cittadini che chiedevano all’epoca lumi su quanto stesse accadendo che lui di fatto aveva suggerito quella location alla Ego Eco ma di fatto non l’avrebbe mai autorizzata. Siccome non abbiamo motivo di dubitare della parola del sindaco ci sorge un dubbio: se un autografo del genere non l’ha apposto lui e se non ne è a conoscenza lui, che fino a prova contraria è il comandante del vapore, allora evidentemente davvero carte non ce ne sono. Ed allora l’interrogativo sorge spontaneo: non sarebbe il caso di dare un’occhiatina…?

 

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