POLITICAPRIMO PIANO

Il caso Maio e quel silenzio che non è degli innocenti

Le demolizioni volontarie disposte da Legnini per 11 fabbricate sono dettate dalla situazione di pericolo per la privata e pubblica incolumità: eppure nel 2018, un’ordinanza sindacale e un certificato di regolare esecuzione avevano sancito il contrario. E allora una perplessità nasce spontanea

Sul silenzio esistono parecchi detti e luoghi comuni. C’è chi come Lao Tzu sosteneva che il silenzio fosse una fonte di grande forza, chi ancora rimarca che il silenzio è d’oro, chi spesso si rifà al film con protagonista Antony Hopkins parafrasandone in vari modi il titolo “Il silenzio degli innocenti”. Ma negli ultimi tempi a Casamicciola c’è un silenzio difficile da spiegare e anche da descrivere (figuriamoci interpretare), perché di fatto – al netto delle tante, troppe coscienze “narcotizzate” – finisce col far rumore più degli acuti di un tenore. Tutto ruota attorno alle cosiddette demolizioni volontarie disposte dal commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini per 11 fabbricati ubicati nella zona del Maio, colpita dal sisma del 2017 e in parte nuovamente sfregiata dall’alluvione del 2022. L’hanno ribattezzata, come alcuni giorni fa è stato precisato in un accurato resoconto pubblicato dal nostro giornale, “Manifestazione di volontà alla demolizione ed alla rimozione delle macerie”. Quei fabbricati, tenuti su fino a questo momento perché puntellati, rappresentano un pericolo e non sono affatto sicuri e non rendono sicura nemmeno l’area in cui insistono, giusto per farla breve e non tediare i nostri lettori. Il tutto, sancito da una relazione firmata dai tecnici De Scisciolo e Baldino nella quale si evidenzia che gli edifici in questione “concorrono a determinare una diffusa situazione di pericolo per la privata e pubblica incolumità oltre che ostacolo all’avvio del processo di ricostruzione al ritorno delle condizioni di normalità nell’area interessata”.

Prima di entrare nei dettagli, un particolare non di poco conto. Il Maio, carte alla mano, non sarebbe sicuro adesso o almeno non lo sarebbero quei fabbricati che però nel lontano 2018 avevano ricevuto attestato diverso e ben più tranquillizzante con l’ordinanza n. 102 firmata dall’allora primo cittadino Giovan Battista Castagna. A dirla tutta c’è anche un certificato di regolare esecuzione dei lavori (datata 2 febbraio 2019) che consente la riapertura delle zone ed il certificato di ultimazione dei lavori di messa in sicurezza. Ora, nello scusarci per la premessa lunga e articolata – ma come capirete a breve anche inevitabile – passiamo a raccontarvi del malumore di molti cittadini, che fanno davvero fatica (giusto o sbagliato che sia, non è questa la sede dove vogliamo affrontare questo conflitto ideologico) ad accettare le disposizioni e le linee guida impartite da Legnini. Ed è qui che ritorniamo a un silenzio che definire inspiegabile, emblematico e forse anche imbarazzante è poco. L’agibilità delle aree in questione all’epoca dei fatti fu siglata dalla precedente amministrazione, oggi seduta tra i banchi della minoranza. Ci sono l’ex sindaco, l’ex vice e un ex assessore ossia proprio Giovan Battista Castagna, Peppe Silvitelli e Stani Senese. E attenzione, c’è anche una paladina dei terremotati tra i banchi della minoranza, ossia Annalisa Iaccarino.

Il silenzio dell’attuale minoranza, per quanto pungolata e sollecitata da diversi cittadini, è inspiegabile, ingiustificabile e rischia anche di apparire “equivoco”. Perché non uscire allo scoperto con note e interrogazioni su una vicenda tanto delicata?

Ebbene, quello che stupisce e lascia assolutamente di stucco è come anche su questa vicenda (sì, anche, perché evidentemente qui deve essere scattata la sindrome del “mutismo selettivo”) dai banchi della minoranza non si è mosso nulla, nonostante le pressioni e le richieste di diversi cittadini. Non una nota ufficiale, non una presa di distanza (una condivisione crediamo sia oggettivamente impossibile), non un’interrogazione indirizzata al sindaco Giosi Ferrandino o anche una lettera spedita al commissario Giovanni Legnini. Niente, zero di zero, eppure di punto in bianco è stato completamente “sbugiardato” quanto fatto in preferenza dalla ex maggioranza che del fatto che determinate abitazioni non fossero state lasciate al loro destino – cioè sbriciolarsi – ne aveva fatto una sorta di cavallo di battaglia. Ma perché da parte di chi fino a ieri l’altro governava il paese c’è questa sorta di timore di uscire allo scoperto? O davvero siamo davanti a una vera e propria indifferenza rispetto ad una serie di dinamiche che si susseguono? Siamo sinceri, facciamo fatica a capirlo e raccogliendo un po’ di umori in giro cominciamo a credere di non essere i soli. Da domani proveremo a fare uscire allo scoperto i nostri “eroi”, chiedendo loro cosa ne pensano di quanto sta succedendo e invocando – vorremmo dire “pretendendo”, ma ci rendiamo conto di non poter accampare pretese del genere – una presa di posizione chiara e netta, qualunque essa sia. Tra molti dubbi una certezza ce l’abbiamo: busseremo alla porta di Annalisa Iaccarino, battagliera esponente del commissario “Risorgeremo nuovamente” e soprattutto persona che ha sempre condiviso apertamente sotto molteplici punti di vista l’operato del commissario Legnini. Lei, ne siamo certi, non si sottrarrà al confronto e ci dirà cosa ne pensa dell’evolversi degli eventi. Fornendo chiarimenti che, lo ripetiamo, sono dovuti e non rappresentano certo un optional. Perché questo tutto è fuorché il silenzio degli innocenti. E non è giusto continuare ad assistervi facendo finta di niente. Ricoprire una carica istituzionale, in fondo, è anche questo, soprattutto questo, forse addirittura soltanto questo. Intelligenti pauca.

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