LE OPINIONI

IL COMMENTO L’auspicio della Festa della Riconciliazione

DI LUIGI DELLA MONICA

Il 25 aprile 2024 si tinge di tricolore italiano, ma si opacizza per strane manifestazioni. Per la prima volta assisto alla diffusione mediatica di un’assurda metafora “il fascismo paragonato al sionismo”! Avviso subito i lettori che non intendo cadere nell’ovvio e nell’apologia di qualcosa o di qualcuno.Chiarisco decisamente che ogni fascismo ed ogni nazismo va spazzato via dalle coscienze, dagli intelletti ed eviscerato dalle pance degli affamati, che tanto si rallegravano quando sentivano nel 1924 le farneticazioni di Adolf Hitler, il quale si accingeva incontrastato ed acclamato a furor di popolo al colpo di Stato, che portò il Mondo intero alla vergogna ed alla rinnegazione del senso di umanità. Una delle maggiori aberrazioni era parlare di antisemitismo, di colpa sionista della povertà tedesca, che in quegli anni era assolutamente devastante e dilagante, per cui le persone in nome di una minestra di cipolle o di fagioli in più, che scarseggiavano da anni, a causa delle condizioni di guerra severissime che la Francia impose nel primo conflitto mondiale alla Germania, gli prestarono fede e consenso. Hitler astutamente per i suoi interessi narcotizzò il popolo tedesco, che fu ben lieto di bersi questo infuso di brutalità, dichiarando che l’essenza immanente del nazionalsocialismo era la soppressione degli ebrei, ideologicamente, culturalmente ed in seguito fisicamente. Pertanto, associare il fascismo collaborazionista e complice soggettivo ed oggettivo con il nazismo ideatore dell’antisemitismo al sionismo, mi sembra oltre che un errore storico, una follia.

Onestamente da quando avevo 18 anni mi chiedevo perché in questa ricorrenza gli italiani si trasformavano in tifosi da stadio inneggiando l’uno al rosso e l’altro al nero, per rievocare fenomeni storici divisivi e macinatori di odio civile e sociale. Giampaolo Pansa, passato a miglior vita, uomo di sinistra e da questa aspramente criticato per un presunto revisionismo, scoprì con dati storici inconfutabili che alcuni partigiani si macchiarono di nefandezze del pari dei fascisti da sconfiggere, abusando del “sangue dei vinti”. Il 25 aprile dovrebbe essere una lieta ricorrenza perché dopo una sanguinaria guerra civile, combattuta casa per casa, campo per campo, anche i vinti che un tempo erano carnefici ed oppressori dei loro stessi cittadini si sono avveduti della nefandezza del fascismo ed hanno abbracciato la bandiera della democrazia e della libertà. Non dimentichiamo che a questo conflitto, da ascrivere certamente alle pagine più buie della storia italiana, non partecipavano circa 650 mila soldati italiani, che, nel frattempo dell’armistizio dell’08 settembre 1943, rimasero prigionieri ben oltre i 5 o 6 anni, facendo ritorno in Patria e non trovando certo le braccia aperte ad accoglierli.

Il 25 aprile è anche la festa della liberazione di questi uomini, fra cui vi era mio nonno, (un anno di prigionia presso i francesi, uno dagli inglesi e cinque in USA), dalla tirannia monarchica e fascista, i quali vennero additati ed ostracizzati come predicatori del fascismo, allorquando avevano semplicemente risposto alla chiamata alle armi del distretto militare ed immotivatamente erano stati “trattenuti” dalle Forze Alleate. Vedete, in questo contesto si è discusso molto della arcana motivazione per cui i soldati italiani vennero rilasciati dopo tanti anni, si è sussurrato della figura del compagno “Ercole Ercoli” che andò a monitorare i prigionieri in Russia – un mio lontano parente il Cap. dott. Giovangiuseppe Conte anni 26 il cui nome è impresso sulla lapide in P.zza San Girolamo ivi morì di stenti – per giudicare se fossero o meno fascisti i prigionieri detenuti e quindi meritassero di non tornare mai più. Proprio il Corriere della Sera qualche settimana fa con Aldo Cazzullo ricordava l’uscita del romanzo “Giovinezza”, scritto dal giornalista Tg3 Giubileo Giubilei. Il tema è quello di giovani virgulti della società italiana, spezzati nelle vite e nelle coscienze da una pagina storica amara ed oscura e non scelta da loro, che rimasti prigionieri per anni, oltre la necessaria coercizione di guerra, fecero ritorno in Italia senza più avere la loro identità. Mio nonno mi raccontava di essere considerato una specie di appestato e reietto della società, mentre i partigiani trovavano lavoro e lui dopo circa sette anni di prigionia non riusciva quasi a mettere il piatto sulla tavola! Pertanto, la guerra di Resistenza che ci ha donato la luce della libertà ed il privilegio della democrazia, nelle buone di intenzioni di estirpare il seme fascista e nazista ha fatto scempio non solo degli autori acclarati della barbarie fascista, ma anche di altre persone innocenti, che erano ingiustificatamente riconducibili a quel sistema.

Ecco spiegato, a mio sommesso avviso, che quell’antagonismo sociale, quella segregazione assoluta dei mondi, la linea di demarcazione fra presente e futuro del bene e passato del male, ha generato la spaccatura nella comunità italiana, che necessiterebbe ora e per sempre di riconciliarsi. La riconciliazione non deve assolutamente essere equivocata per revisionismo storico, come ho detto nel principio del mio articolo “fascisti su Marte, su Plutone”, ma deve prendere atto che i responsabili della barbarie prerepubblicana sono stati giustiziati ed eliminati, come il loro messaggio anticulturale, nello stesso tempo si è voluto nelle intenzioni proprio agli antifascisti andare al di là del principio costituzionale della responsabilità penale personale, estendendo una sorta di punizione ideologica e materiale anche ai loro discendenti, senza contare che alcuni accesi fascisti improvvisamente abiurarono e si convertirono alla sinistra o al biancofiore più colorato. Non mi sto inventando nulla: esiste un vecchio film del 1962 “Gli eroi del doppio gioco” con Mario Carotenuto, Aroldo Tieri e Carlo Croccolo, che descrive le peripezie della famiglia di un podestà di un paesino sulle colline romagnole, che dopo l’8 settembre 1943 brucia la camicia nera, ma ospita la figlia di un gerarca fascista di Bologna, per ingraziarselo. La farsa comica finisce con la salvezza della ragazza, ma con la notizia che il di lei padre era stato imprigionato e condannato, rispetto a cui il podestà della prima ora nulla aveva fatto per impedirlo.

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Per questi motivi, noi italiani siamo colpevoli di aver compiuto o di aver assistito inermi a queste nefandezze, di aver permesso al fascismo di dilagare e di imperare, ma siamo anche colpevoli di non aver armato la mano della Giustizia imparziale ed impersonale, che avrebbe dovuto colpire solo i responsabili individualmente, senza permettere ad alcuni di mimetizzarsi con la rinnovata società democratica, oppure tacciare di fascismo persone innocenti. Questi sono i motivi per cui la festa del 25 aprile continua ad essere motivo di critica e divisione, per cui un autore come lo Scurati discorre di post fascismo e neo fascismo in seno alla Rai per una presunta cancellazione “pilotata” del suo intervento. E’ ora di ricordare, congiuntamente alla barbarie del fascismo da relegare energicamente nella vergogna della storia, che i discendenti, i figli o i nipoti che non sono responsabili delle colpe di loro avi criminali, devono riconciliarsi con i figli o i nipoti dei giusti che hanno combattuto il male e la sopraffazione causata dai fascisti, per cui auspico che la festa della Liberazione possa accompagnarsi a quella della futura Riconciliazione. Chi conosce la realtà tedesca sa che il saggio ed acculturato Popolo d’Oltralpe ha sempre detto al Mondo: “noi abiuriamo il nazismo come male assoluto, ma non siamo colpevoli per i misfatti dei nostri padri o dei nostri nonni”. Noi italiani, siamo unici ed indivisibili sotto la bandiera italiana della Repubblica Democratica. W il 25 aprile!

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