IL COMMENTO L’isola tra ottimismo e perplessità
DI LUIGI DELLA MONICA
Eccomi caricato della responsabilità di affermare frasi e commentare circostanze, che nessun isolano vuole ascoltare o prenderne atto. Ribadisco che i seguenti fatti non sono matematici o inconfutabilmente attendibili, perché gli interlocutori da me interpellati non vogliono assumersi la responsabilità di parlare o confermare la veridicità nelle sedi opportune: si tratta di teoremi e rumors, chiacchiere da bar che potrebbero anche essere smentite, ma meritano ugualmente menzione per la gravità sociale del loro significato. Si parte dalle innumerevoli dichiarazioni del mondo imprenditoriale alberghiero ed anche politico istituzionale locale che il 2024 sarà tutto roseo e positivo. Il messaggio è forza e coraggio, il 2023 è stata una parentesi buia, rispetto all’anno delle meraviglie 2022, l’annata pari ci porterà ogni bene. Pertanto, slogan di amenità ed ottimismo per il futuro. Preciso subito che ne sarò il più contento di tutti, perché da ischitano non proprio di “sangue purissimo”, ho accolto l’isola nella mia anima e nel mio corpo e senza macchiarmi di campanilismo, non rivelerò ai lettori gli angoli che io ritengo più belli dell’isola rispetto agli altri: in questo articolo per me Ischia è meravigliosa in tutti i suoi 44 kmq.
Tuttavia, mi viene da dissentire rispetto a questo ottimismo dilagante con la vicenda giudiziaria della Siena, non tanto perché i romantici ecologisti gridano allo scandalo o perché si rivendica la imperturbabilità del dinosauro Santoroni, quanto per la reazione di indifferenza della comunità ad una vicenda originatasi nel 2008. Va benissimo la levata di scudi dei cittadini attivi, fra cui il mio decano Franco Borgogna circa due anni or sono, ma nessuno, neanche la curia vescovile che campeggia sul parcheggio e che ne sarebbe stata obbligata per l’armonia del creato da sempre professata dalla Chiesa cattolica, ed in questo mi sovviene il pensiero critico del compianto Lello Pilato, purtroppo conosciuto per brevissimo tempo, ha inteso dapprima fare un accesso agli atti della concessione edilizia, come soggetto viciniore, ed animare un dibattito pubblico, culturale e sociale, (Art.7 e 8 Cost) sulla criticità che avrebbe cagionato la installazione di un parcheggio di tre piani nel sottosuolo accanto ad una falda freatica? Cancellando una macchia mediterranea, un orticello del contadino della vigna del Signore? D’altro lato, si udivano e si odono progressisti sfegatati a favore del parcheggio, che a mio sommesso avviso è un pugno nel cuore dei veri ecologisti. Senonchè, la cronaca ci riporta che a Serrara Fontana, qualcuno, purtroppo ancora ignoto, non contento della rottura del collettore fognario che sta provocando danni ambientali e di immagine economica alla comunità, ha riversato vernici bianche in mare!
Ancora progressisti sfegatati si sdegnano per l’idea del parco naturale sull’Epomeo, perché in questo modo si darebbe pieno potere ad una squadriglia di “rompicoglioni”, i quali animati da ideologie astratte andrebbero a guardare in casa degli altri sulle pendici del Monte. Penso, ad esempio, ai Carabinieri del NOE, gli stessi che scoprirono lo scandalo della Terra dei Fuochi, i quali fanno parte di una Forza di Polizia d’elìte. Una piccola parentesi, che non è un teorema o un gossip, l’Arma ha vinto per il secondo anno di seguito il premio come migliore polizia investigativa del Mondo su 138 Stati partecipanti – “World Police Award” – nella cerimonia tenutasi a Dubai – EAU nella prima settimana di marzo 2024. Si comprende che insediare un piccolo dipartimento CC NOE a tutela del Parco Naturale dell’Epomeo mi rendo conto che darebbe fastidio; doveroso è l’elogio alla GdF ed alla Polizia di Stato, ma nello specifico ho citato i Carabinieri soltanto per il loro dipartimento specializzato. In proposito, ho letto ed udito che l’Epomeo non ha bisogno di protezione e di monitoraggio, perché di contro bisogna pensare che il mare di norma è inquinato anche d’estate e non è opportuno alfine scandalizzarsi, perchè la posidonia viene tranciata dalle ancore dei diportisti. Questo quadro a tinte fosche fa comprendere perché l’ottimismo propagandato negli ultimi giorni sulla stagione turistica 2024 è solo aria fritta.
In questo contesto, ragazzi giovani brillanti e meno bravi, nostri figli e nipoti, sognano di scappare dall’isola il più presto possibile. Nell’ottica di questo contesto ci si deve interrogare perché vengano vendute settimane di soggiorno ad Ischia tutto compreso a centociquanta euro (non lo dico io ma il Presidente Bottiglieri in un fondo di qualche settimana fa); perché non si trovi forza lavoro giovane e volenterosa, a prescindere dalla scusa del reddito di cittadinanza; perché tante strutture siano finite all’asta. Ripeto, sto argomentando nell’ambito di un teorema, ma la risposta per questi ignoti interlocutori che non si vogliono esporre è semplice: il sistema lavoro 120 giorni per vivere 240 giorni è saltato. L’abbassamento dei corrispettivi del soggiorno turistico ad un costo risibile si sarebbe mantenuto con stipendi affidati a società di lavoro interinale, con pagamenti ai fornitori posticipati a sei mesi, vale a dire a fine stagione estiva. Ai giovani si chiederebbe questo sacrificio: lavora oggi, ti pago fra sei mesi e poi ci pensa la NASPI, ma nel frattempo sei libero di andare al Nord per le stagioni sciistiche; se guardiamo poi il caso Alto Adige, citato da me qualche settimana fa, questi giovani non tornano più ed eccellono altrove: Firenze, per dirne una, il giovane Manzi! Se però questo meccanismo detonasse, cioè i fornitori chiedessero il pagamento a trenta giorni, allora ecco che si determina l’insolvenza, che nel 2022 era stata ampiamente estinta, ma il 2023 come annus horribilis ha sconfessato tutti i criteri di competenza contabile.
Ancora, l’effetto indiretto sulle piccole attività c.d. microimprenditoriali, che costituiscono l’indotto per l’offerta dei servizi particolari agli ospiti degli alberghi, è la desertificazione dei centri commerciali: se l’ospite spende quattro centesimi per un soggiorno ed un pasto non è portato a diffondere altro denaro nell’ambiente circostante del paese. Questo determina la chiusura delle storiche botteghe e la cinesizzazione potenziale dell’isola. Pertanto, la medicina non è narcotizzare l’opinione pubblica di notizie incoraggianti, ma avere l’onestà intellettuale di affrontare anche le verità scomode ed impopolari. Ho scoperto da ultimo che anche l’Emilia Romagna sta aumentando i costi dei soggiorni, in controtendenza assoluta rispetto al passato e, senza togliere nulla agli amici padani che non certo hanno le nostre bellezze geomorfologiche, ricordo agli ischitani che lì esiste coordinamento ed armonia fra gli operatori, non lotte fratricide ed antisociali. Dopo il terremoto del 2012 e l’alluvione del maggio 2023 si udivano i cori “Romagna mia”, ad Ischia (agosto 2017 e novembre 2022) sembra che la proprietà, il concetto del mio, sia soltanto quella di devastazione e non di goderla nell’armonia del creato e di ricavarne i giusti frutti della vita. Innamoriamoci dell’isola come ambiente e non come contenitore del nostro narcisismo ipertrofico.
* AVVOCATO