LE OPINIONI

IL COMMENTO Lo scudetto della speranza di sconfiggere la malavita

DI LUIGI DELLA MONICA

Giorgio Bocca, il partigiano della guerre di resistenza, editorialista di giornali a tiratura nazionale, scrittore ed opinionista, ebbe a dire: “Napoli, fogna d’Italia, per me i napoletani sono destinati a vivere in una città ormai decomposta da migliaia di anni”. Non pensino i lettori isolani di essere stati avulsi da queste frasi sgradevoli, perché Ischia stenta ancora a levarsi di dosso il fardello del pregiudizio radical chic di fungere da presunto centro di accoglienza turistico delle masse sgraziate e violente, in altri termini i protagonisti della canzone satirica di Tony Tammaro, alias Enzo Sarnelli “a pasquett ce pigliamm o traghett senzz fa o’ bigliett…ce ne jamm a Isssccchia”. Effettivamente i primi due scudetti si inquadravano in un contesto cittadino malsano ed assai discutibile. Negli anni ‘80 la faida della nuova camorra organizzata, approfittando della frustrazione e prostrazione sociale post-terremoto della comunità, mieteva vittime innocenti e non, terrorizzando gli onesti, costretti a vivere come reclusi da un isolato all’altro del quartiere.

Tutti ricorderanno il calcio scommesse che colpì in particolare il portiere più abile nelle respinte istintive ravvicinate, Garella, e le foto di Maradona ospite del boss Luigi Giuliano di Forcella. Ne derivò il fallimento della società, la vendita di tutti i suoi preziosi giocatori dopo pochi mesi dal secondo scudetto. Una piccola luce di cambiamento si ebbe con i soldi del G7 del 1994 fatti arrivare dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi ed a poco, a poco, inesorabile la macchina repressiva dello Stato, in circa 20 anni è riuscita a spedire tutti i capoclan al 41bis. Il progetto di Aurelio De Laurentis era utopistico ed arduo, tenuto conto che interferiva in un mondo calcistico con la tifoseria più esigente, più appassionata, ma anche più traversale che esiste. La malattia calcistica del napoletano colpisce l’artista, l’alto funzionario dello Stato, il piccolo manovale, le casalinghe, vecchi e giovani ambo i sessi. Una società sportiva penalizzata dai tribunali e retrocessa, che oggi vince lo scudetto con un percorso ad ostacoli, avendo vissuto diverse ere, tutte prodromiche al traguardo 2023: l’era Reina, Mazzarri, Sarri, Benitez, Ancelotti, Gattuso fino al romano di Roma, gran Professionista di Mister Spalletti…per non parlare delle stelle che hanno calpestato il campo di Fuorigrotta, come Lavezzi, Cavani, Hamsik, Maggio, Mertens, arrivando al panterone macchina da goal, il supereroe mascherato Victor Osimhen, proveniente dallo Stato di Wakanda (Paese di fantasia personaggi Marvel). 

Con il sacrificio e la fatica si raggiungono risultati stellari e questo può accadere anche a Napoli.

Il significato agonistico sportivo si tinge di maggiore intensità e specificità in un contesto cittadino dove festeggiano, mamme e padri di famiglia, piccoli, grandi ed anziani, per strada, allo stadio, al bar, in ufficio. Non intendo minimizzare il fatto di cronaca nera avvenuto per l’omicidio a Ponticelli che ha approfittato della confusione dei festeggiamenti, ma il messaggio educativo ormai è chiaro: in un contesto socialmente ed economicamente presuntivamente malsano, rimboccandosi le maniche si può risorgere! Al di là dello svantaggio storico che ha angustiato la città per oltre 70 anni, si deve osservare, a mio sommesso avviso, che la squadra del Napoli ha messo in evidenza il grande amore per l’accoglienza e l’integrazione etnica e razziale che tocca le sponde della Campania da circa tremila anni! 18 nazionalità diverse contraddistinguono la rosa dei giocatori partenopei, persino uno che ha abiurato la Federazione Russa rea della guerra in Ucraina.

Ads

Una Regione intera ed in questo Ischia ne è punta di diamante, quanto a capacità di inclusione, riesce ad identificarsi con un ragazzo nigeriano che accolto come uno di noi e di voi regala emozioni commuoventi a tutti i tifosi.

Ads

Lo scudetto del Napoli è il preludio della riscossa mediatica della cultura partenopea nel Mondo!

Diceva Pino Daniele Napule e mille culure e nsciune se ne mport, sta alzando la testa e sta facendo tornare a far sognare e parlare di sé. Il tenore Enrico Caruso fu il primo ambasciatore nel Mondo della canzone napoletana, ora in un pianeta lacerato dalla guerra fratricida, dalle persecuzioni religiose, dalle dittature economiche, la squadra del Napoli urla all’umanità: qui, tremila anni dopo la nascita dell’Impero Romano, vi è ancora un esempio di amore e simbiosi fra le diversità culturali, per un progetto di sacrificio, emancipazione e superamento delle divisioni razziali ed etniche fra i popoli! Commemorare il povero pibe de oro, drammaticamente scomparso ad appena 60 anni, osannare un ragazzo nero, che come Ciro, il figlio della ragazza sedotta ed abbandonata dal soldato americano liberatore dai tedeschi, Victor nel 2023 ci conduce dalla storia nella storia!

Il terzo scudetto del Napoli vuol significare, campioni d’Italia, ma anche campioni nel sacrificio di avere atteso 20 anni, per far prevalere onestà, abnegazione e fair play. Ci manca soltanto un altro piccolo passettino, la Coppa dei Campioni, come amo chiamarla da boomer quale sono, ma sempre lento, lento, noi non abbiamo fretta, siamo seri: apparteniamo al Napoli! In questo contesto, si può e si deve sperare ardentemente che il fenomeno malavitoso camorristico e mafioso in genere possa intravedere a Napoli ed in Campania la speranza della fine, come fenomeno umano, detto dal martire dello Stato dott. Giovanni Falcone.

Ischia al proposito deve stringersi a coorte, perché il dilagare nelle ultime settimane di piccoli fatti di microcriminalità c.d. leggera, senza aggressione alle persone, sinceramente preoccupa.

Questi episodi purtroppo derivano dall’osservare il teismo del farsi gli affari propri, per non essere sindacati dagli altri, secondo il principio vivi e lascia vivere, ma questo non è tollerabile su di un’isola che respira e si alimenta di turismo, che auspichiamo diventi d’elitè. Una meta turistica di alto profilo vede tutti i residenti farsi i fatti degli altri, per proteggere l’ecosistema della piccola comunità, che deve fungere da gioiello volano di benessere economico per tutti e di tutti. I delinquenti che prendono il traghetto alla “tortuga” per commettere reati giornalieri, mordi e fuggi, hanno studiato da tempo immemore il territorio ed hanno capito che gli isolani non hanno occhi se qualcosa accade al vicino, basta che non tocchi lui in prima persona e, per questo, sta permeando il fenomeno della microcriminalità. Quanto ai fenomeni di grosso spessore criminale, non è dato sapere le loro mosse e nemmeno ho titoli per commentare, ma sto assistendo a tentate compravendite di beni con corrispettivi richiesti in termini stellari, che non so fino a che punto non solleticheranno gli appetiti di quanti siano malintenzionati. Lo scudetto del Napoli ha creato un marchio, un patrimonio ideale di speranza di legalità diffusa sul territorio della Regione Campania, Ischia compresa in prima fila, per cui è ora di armonizzare nei fatti il cambiamento epocale. Forza Napoli, forza Città Metropolitana, forza Ischia ed i suoi sei Comuni, leviamoci gli schiaffi da faccia, i napoletani non sono più camorristi, gli ischitani non sono più abusivisti.

* AVVOCATO

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex