LE OPINIONI

IL COMMENTO Demagogia e libertà solidale

Che cosa è la demagogia nella sua essenza? La degenerazione della democrazia, per cui al normale dibattito politico, al pacato, propositivo, costruttivo interscambio dialogico, si sostituisce una urlata, aggressiva, divisiva propaganda, vuota di qualsiasi contenuto che conduca al bene comune, con l’effetto di lusingare le aspirazioni di intere collettività, sempre più schiacciate nell’abisso della paura, della angoscia, della chiusura odiatrice dentro le proprie mura. Si può dire che tale virus infesta gran parte della società contemporanea, con una alta tossicità, incuneatasi sia in coloro i quali governano che nei mezzi e negli organi di informazione, comunicazione, formazione. In tale contesto la prima fila spetta al nostro “Paese”, popolato da una miriade di beceri sovranisti e populisti che stanno conducendo la società italiana verso una perniciosa confusione schizofrenica.

Infatti stiamo assistendo e partecipando al totale oscuramento del motto latino “in medio statvirtus” che invita alla ponderazione, all’equilibrio socio-economico, a riformare con sagacia, mite, solidale, con pari opportunità, con etica della responsabilità democratica, senza inganni, illusioni, aspettative che esaltino la “religione” dell’Io.

Così stiamo per entrare nel tempio della “demagogia” con la sublime musica di Mozart del “Requiem” della Democrazia, i cui resti, eliminati gli elementi razionali e solidali della politica, saranno contesi da un violento sovranismo destrorso e da uno spezzante populismo sinistrorso, e, nel frattempo, l’intera collettività rimarrà chiusa nel buio di una botola, in attesa che l’alito della speranza faccia passare la “nottata”. Il soffio speranzoso di aprire la “botola” è completamente dentro i “sedicenni” che hanno deciso di scendere nell’agorà per costruire, in prima fila, il proprio futuro. Un consiglio, da nonno, diffidate e state lontani dai demagoghi e demagoghe che vi accarezzano, vi lusingano come l’offerta del voto in termine volgare e plebeo “pro domo” loro.In tal senso vi invitiamo a leggere l’Eneide di Virgilio e, principalmente, il brano in cui Enea racconta a Didone ciò che ha significato il dono del cavallo con il suo inganno: la distruzione di Troia, con la frase di elevato senso pedagogico, diventata una delle pietre miliari delle contradditorie relazioni umane: Temo i Greci, soprattutto, quando offrono doni.

Ecco è opportuno riflettere sull’attualità delle parole che la guida di Dante pone sulle labbra di Enea. Certamente, “puellae et pueri” ci affidiamo a voi, ormai negli adulti attuali tutto è compiuto, basta osservare la vacuità urlante della maggior parte dei mezzi di informazione, di comunicazione e delle agenzie pseudo-educative.

Ci affidiamo a MirceaEliade, a Roland Barthes, a Umberto Eco, geniali interpreti della filosofia del linguaggio, la cui essenza si trova nel perché un pensiero possa cambiare il mondo, è necessario che si trasformi prima la vita di coloro i quali lo auspicano, attraverso un esemplare, proficuo e pacifico tono espressivo che faccia uscire dalle catacombe la parola “cultura” insieme ai luoghi dove nasce, cresce, pasce: le aule scolastiche, utilizzando il linguaggio del mare, attraverso le sembianze del “ponente” che carpisce la nostra attenzione dalle finestre della casa natia, incastonata nella bellezza cosmica della “polis micaelica”.

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Postilla finale: un accorato canto cileno ci ha accompagnato dalla giovinezza con la prospettiva che un popolo unito non sarà mai sconfitto, vinto. È tempo di urlare con forza e passione tale inno perché stiamo scivolando verso il popolo contro popolo con fatali conseguenze che ci può riportare nel buio della notte della civiltà.

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* FILOSOFO

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