CULTURA & SOCIETA'

“Molto freddo, molto secco con lime” A Ischia il sole brucia ma le convenzioni sociali non si sciolgono

di Lisa Divina

Ischia, l’incantevole isola nel cuore del Mediterraneo, famosa per le sue acque cristalline, le spiagge e i panorami mozzafiato è un vero e proprio laboratorio sociale. Sotto quella patina di bellezza idilliaca, si nasconde una tragedia di anime in pena in un contesto sociale che è tutto tranne che tranquillo. Qui il sole brucia e le convenzioni, però, non si sciolgono. Le persone si scontrano e interagiscono dentro l’enorme bolla delle convenzioni sociali mentre la corsa ai titoli di studio e al prestigio personale si corre abbattendo personalità e capacità individuali viste più come ostacoli invece che elementi vantaggiosi per andare oltre l’apparenza. L’appartenenza a una famiglia o a un gruppo sociale particolare poi possono fare la differenza, non bisogna sorprendersi più di tanto se la società isolana è bloccata da decenni nella morsa delle propria convenzionale provincialità. L’isola, insomma, è appiattita, omologata su se stessa senza soluzione di continuità. Non è raro imbattersi in imprenditori che non sanno che cosa significhi veramente fare impresa, bloccati nelle loro scelte stantie che eliminano in origine qualunque cambiamento ed hanno l’odore acre e umido delle cantine. Si tratta di una conformazione che si ripercuote a ogni livello e nucleo anche se tutti sarebbero pronti a negarla.

Molte sono le donne, ad esempio, che si entusiasmano nel seguire la strada già percorsa da altre prima di loro, felici di riprodurre nei matrimoni creature e stereotipi da medioevo tecnologico, in un gioco di riflessi e specchi in cui pure il sesso maschile nidifica nella propria insensatezza.  Ruoli e immagini devono presentarsi senza sbavature. La violenza di genere non esiste, il tradimento del partner neppure, i panni non sono sporchi e nemmeno la famiglia. Non c’è nulla capace di uscire fuori dal coro, chi ci prova deve essere abbattuto perché potrebbe minare l’equilibrio stratificato dell’idillio. Il rischio di mettersi in gioco, perciò, di lasciare il marito o la moglie perché ci si accorge di non avere più niente in comune tranne l’anagrafe, può produrre effetti nefasti per chi ci provasse, con la riprovazione nei suoi confronti pronta ad aggredirlo. Altro non sarebbe però che il riflesso dell’incapacità di accettare una realtà non omologata, di camminare in una terra selvaggia dalle possibilità infinite di sviluppo anche personale. Perfino la creatività è obbligata a sottostare alle leggi della mediocrità di questo provincialismo perfetto, più legato alla parrocchia e alle sue feste o alle passeggiate in auto che macinano chilometri e al ruolo sociale che va in crisi di fronte all’imperfezione della libertà individuale. Tutto, in altre parole, deve rimanere sul fondo di questo enorme barile baciato dal sole che non sa più rischiare, in compenso destinato a raschiare se stesso senza avere la percezione che si sta scavando la fossa ma almeno l’immagine è salva.

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