CULTURA & SOCIETA'

MOLTO FREDDO, MOLTO SECCO CON LIME Ischia, abitata da Camaleonti sociali in crisi d’Identità

di Lisa Divina

Sapete, la gente qui è strana! Si, proprio cosi. In questa società che si atteggia a cartolina perfetta, in cui le facce sorridono presuntuose e gli sguardi impiccioni s’insinuano negli anfratti, che fa la gente? I Camaleonti sociali in crisi d’Identità, generano un caleidoscopio di contraddizioni, un circo ambulante di sarcasmo e melodramma. L’ischitano è un appassionato del travestimento, come un Houdini sociale cambia maschera più spesso di quanto cambia le mutande. Un giorno ti odia con la passione di un’opera di Verdi e il giorno dopo ti ama con l’intensità di un romanzo di Garcia Marquez. La verità? Per loro è come il meteo: imprevedibile e mutevole. Un concetto fluido, come l’acqua che scorre nelle loro (famose?) terme. Un giorno sono i tuoi migliori amici, il giorno dopo ti eliminano come un concorrente scomodo in un reality show con quel pizzico d’invidia se si accorgono che qualcosa si può fare, magari senza invidie e gelosie. Non prendiamoci troppo sul serio, dopotutto, siamo solo umani, e ogni residente di Ischia ne è consapevole, (forse). È come una raccolta di battute sciocche in un triste libro di barzellette. L’ischitano “Camaleonte” sa che la vita è una commedia e ognuno è un comico di spicco. Perché affliggersi per i problemi quando si può vivere leggeri come il nulla? La coerenza? Un optional che in molti hanno deciso di non includere nel pacchetto. La serietà? Un vecchio cappotto che non va più di moda. Quelli che non capiscono -specie quando leggono- è perché non sanno godersi il dramma della vita, pane quotidiano ischitano DOP. Il dramma, l’amante segreto, lo bramano come l’ultimo stipendio di agosto, lo coltivano come vino prezioso per ubriacarsi. Lo cercano nei giornali, nell’inciucio, nelle storie che si sussurrano al bar sotto i post di Facebook dove i commenti piovono con frasi di circostanza dopo la corsa al like. La situazione è drammatica, ma a loro piace parlarne.

Dove finiscono poi le loro opinioni quando gli chiedi di interessarsi a qualcosa di costruttivo? Mah! Insomma qui, come altrove, la gente è strana o forse è solo insoddisfatta (citando Mia Martini), frustrata, repressa o chi più ne ha più ne metta. In fin dei conti, si sa, su un isola gira e rigira si torna sempre allo stesso punto. Fondamentalmente in tanti amano il dramma poiché permette loro di provare emozioni forti o semplicemente di provare qualcosa che li illuda ci sia in loro un segno di vita. A volte l’unica possibilità per sentirsi partecipi è poterne parlare come se gli riguardasse o avessero -magari- tutte le risposte. Convinti voi! Eppure il dramma non è questo, osservato a dovere potrebbe aiutare le persone a comprendere meglio la condizione umana, esplorando temi come l’amore, la famiglia, il conflitto, la morte e la vita. Oppure, può fornire un modo per affrontare ed elaborare le proprie emozioni. Questo concetto, noto come catarsi, è stato introdotto per la prima volta da Aristotele, insomma non è proprio una cosa nuova, ma a Ischia forse lo conoscono in pochi. Il dramma può essere coinvolgente e interessante ma non come lo usa la gente risultando spesso solo una pagliacciata che si perde nel personaggio, drammaticamente. Un suggerimento forse superfluo: la prossima volta che vi trovate a ficcare il naso nei drammi degli altri o cercate di inserirvi nel merito per dire la vostra ricordatevi che non frega un cacchio a nessuno. Forse sarebbe il caso che vi creaste una vostra identità “vera”, completa dei drammi che tanto acclamate. Dopotutto se la gente è strana, chi è strano per la gente cosa è?

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