CULTURA & SOCIETA'

MOLTO FREDDO, MOLTO SECCO CON LIME Una Commedia poco Divina e molto Diabolica

DI LISA DIVINA

Lo scenario. Ischia è una commedia diabolica. Poche le realtà imprenditoriali di rilievo mentre un pugno di liberi professionisti lottano contro le sciroccate dei mulini a vento, cercando di far emergere le verità nascoste dietro le apparenze. Ischia cela disparità economiche e sociali. Le strade in assenza di turisti sfoggiano boutique fantasma e c’è chi tra la gente lotta per far quadrare i conti. Lo spettacolo si sviluppa tra i contrasti di chi vive di favoritismi e chi sgomita per sopravvivere. Le facce dei protagonisti celano un’atmosfera di falsità e ipocrisia che costruisce le maschere sociali indossate per creare un mondo fittizio in cui tutto sembra perfetto ma che rivela una realtà più complessa fatta di relazioni complicate, tradimenti, violenze silenti e storie effimere. Come nel miglior medioevo in una buona commedia non possono mancare le famiglie “nobili” che detengono il potere e l’influenza sugli abitanti isolani. Le dinamiche per la gestione del territorio e gli intrighi familiari si aggrovigliano creando una trama avvincente e surreale. La vita sociale ischitana deve rappresentarsi come una commedia, si, ma diabolica per le contraddizioni, per le falsità e le stranezze che sono all’ordine del giorno. Mentre un pugno di Don Chisciotte sognatori combatte, il contesto sociale fonde in se stesso le armi per respingerli, tra realtà e illusione, accendendo i riflettori che mettono in luce l’omertà e l’ignavia intrecciate nel sottobosco ischitano, nonostante la presenza di qualche valida realtà che si associa con sognatori contro le sciroccate ischitane.

Primo atto. Il codice del silenzio sembra essere profondamente radicato. Le persone si rifiutano di parlare, di denunciare le ingiustizie e di rompere le catene dell’oppressione sociale. Quelli che osano sfidare un tale status quo rappresentano i pochi coraggiosi che cercano di frantumare l’incantesimo dell’omertà.

Secondo atto. L’ignavia, l’arte del non fare, sembra la caratteristica naturale nella vita degli ischitani. L’inerzia e la pigrizia regnano sulle gambe degli uomini mentre il mondo cambia e si evolve. Molti abitanti preferiscono rimanere immobili ed evitano di prendere iniziative o affrontare le sfide che si presentano. Questa passività riproduce un paradosso che è destinato a ripetersi nel tempo, in cui le opportunità sfumano e le realtà che potrebbero apportare valore restano poche, isolate e bloccate.

Terzo atto. Ischia è costantemente esposta ai venti forti di scirocco che, metaforicamente, rappresentano le sfide mai affrontate. Come mulini al vento, sembrano insormontabili. I Don Chisciotte locali cavalcano per combatterle. Sono loro le voci che si alzano contro l’indifferenza e l’inerzia intanto che si sviluppano omertà, ignavia e altri mulini al vento in un quadro complesso in cui spesso soccombono storie di coraggio in silenzi colpevoli e riluttanza verso chi vuole cambiare le cose. Tra le vie strette dei centri storici, le piazze vuote, le famiglie “nobili” e i lavoratori sfruttati si fa largo il gioco di maschere nel quale è difficile distinguere il falso dal reale. Ischia è un microcosmo. Silenzio e immobilismo prevalgono e rappresentano il riflesso dei paradossi come delle contraddizioni umane; offrono uno spunto, un’indicazione, su come rompere il ciclo e creare una società più giusta, più dinamica.

Ads

Cala tragicamente il sipario, non sul palco del teatro ma direttamente sulle vite degli attori ischitani, come una ghigliottina che trancia ogni possibilità di sbloccare l’inerzia e l’assordante silenzio che dura da generazioni. Tuttavia lo spettacolo deve continuare.

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex