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Casamicciola e i mille “buchi neri” della zona rossa

Resta tuttora parzialmente irrisolto il problema della sorveglianza notturna nella zona rossa di Casamicciola, quella per intenderci che circonda Piazza Maio. Le forze dell’ordine dislocate sul posto non riescono a garantire la totale vigenza del divieto d’accesso, con tutte le conseguenze immaginabili. Ecco perché in piena piazza i residenti hanno organizzato un vero e proprio presidio, a dispetto di ogni divieto. Una tenda e un gazebo, con alcuni lettini. Un modo per rimanere vicini alle proprie abitazioni, al proprio quartiere, a quella vita drammaticamente e violentemente colpita dal sisma dello scorso 21 agosto.  Susy Capuano,  residente nella zona, da ormai due settimane vive in prima persona le contraddizioni provocate dalle disposizioni vigenti nell’area maggiormente colpita dal sisma.

«Piazza Maio di notte è deserta. Da quello che mi è stato spiegato – è Susy che parla –  gli addetti non possono fare pattugliamenti continui, e quindi necessariamente si producono diversi tempi morti di 90 minuti tra un controllo e l’altro.  Stanotte, tuttavia, posso testimoniare che dalle tre alle sei e mezzo non c’era assolutamente nessuno, a parte i ragazzi del Maio, quindi i “buchi” della sorveglianza sono anche più ampi. Assurdo poi che ai posti di blocco i residenti che transitano con la vespa vengano controllati in ogni documento con una cura certosina, mentre invece nello stesso momento c’è il pericolo concreto e costante di furti nelle nostre case incustodite: quindi di cosa mai stiamo parlando?», si chiede la Capuano, che continua: «Ci viene anche detto che per la sorveglianza dovremmo chiamare le “normali” forze dell’ordine, perché quelli impegnati nell’emergenza non dispongono di personale sufficiente. Che razza di ragionamento è  questo?».

Una pesante criticità, secondo gli abitanti di Piazza Maio, è data dal fatto che il “protocollo” dei controlli comprende soltanto determinate strade, indicate sulla mappa “ufficiale”, mentre in realtà per chi conosce il posto esistono decine di vie d’accesso alla zona, ben conosciute anche dai malintenzionati che compiono impunemente sciacallaggio tra gli edifici danneggiati, un crimine ignobile perpetrato contro coloro che, già pesantemente colpiti da un dramma come il terremoto, non possono difendere i frammenti della propria vita dalle vili incursioni dei ladri. «Bisogna affiancare i vigilanti con persone del posto – continua Susy – che conoscono le tante possibilità di infiltrazione nella zona rossa, e che quindi possono segnalare i possibili punti critici. Altrimenti finisce che il tutto si riduce a una superficiale passeggiata a visionare la facciata delle case sulle strade indicate dalla mappa, mentre i ladri agiscono indisturbati, come è accaduto a casa mia». Anche la Capuano infatti ha dovuto subire il furto di tutti gli oggetti preziosi che erano in casa: gioielli, oggetti in oro, i ricordi di una vita.

«Mi hanno suggerito di fare denuncia, ma l’assurdo è che mi hanno anche detto che dovrei produrre delle foto degli oggetti rubati. Ma chi è che pensa a fotografare oggetti d’oro quando li acquista o li riceve?», si chiede ancora Susy, la cui testimonianza fornisce un indice rivelatore della tranquillità con cui agiscono i ladri: «Mentre io ho subìto il furto di un’unica borsa dove erano custoditi i preziosi, nella casa di mia madre gli sciacalli hanno avuto tutto il tempo e l’agio di aprire ogni cassetto e asportare tutti gli oggetti di valore, nonostante il fatto che l’abitazione di mia madre fosse ancora più danneggiata e pericolante». I residenti, insomma, non si fidano: « Ci dicono che noi non possiamo stare in zona, ma è assurdo: dobbiamo continuare a pattugliare, altrimenti avrebbero già fatto piazza pulita. Il paradosso è questo: ci cacciano, ma poi non controllano la zona in modo efficace». Alcuni abitanti, come deterrente per i malintenzionati, hanno lasciato i cani da guardia nei pressi della casa, ma in generale la situazione è ancora piena di tensione: «Ci hanno negato lo stato di calamità naturale, concedendoci solo lo stato di emergenza, e per giunta continuano a metterci i bastoni tra le ruote. Noi non vogliamo niente, ma ci devono almeno permettere di difendere le nostre case», conclude Susy.

Ci viene raccontato anche un altro episodio paradossale, che ha visto involontari protagonisti due turisti che facevano jogging in piena zona rossa. Fermati e interrogati verso il Fango, i due hanno detto di essere tranquillamente arrivati lì  dalla parte bassa della zona interdetta, senza aver trovato alcun impedimento all’entrata. Una prova delle difficoltà incontrate dalle autorità nel cercare di tenere sotto controllo i tanti possibili ingressi nell’area.

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Francesco Ferrandino

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